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Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Barbara Ann Parker
Titolo: Trame nell'ombra. Un'inchiesta di Adele Mendes
Genere Thriller
Lettori 6 2 4
Trame nell'ombra. Un'inchiesta di Adele Mendes
Sabato 9 settembre.

Quella mattina Lei era furiosa.
Si era fidata degli ordini che aveva dato e, invece...
Farsi arrestare era una cosa non prevista e inaccettabile.
Specialmente, se gli arrestati, erano più d'uno.
Oltre a far cadere alcune teste, far sparire chi non serviva più, doveva solo decidere quale fosse la soluzione migliore per tutelarsi.
Era vero che nulla poteva portare a lei, ma era anche vero che, non fidarsi di nessuno, l'aveva tenuta al sicuro, protetta e in vita fino a quel momento.
Così doveva continuare.


Carcere di Rikers Island.

Le luci al neon illuminavano i corridoi dalle pareti di cemento grezzo, proiettando ombre dure e spigolosi angoli di luce bluastra.
Regnava ovunque l'odore pungente di disinfettante, mescolato a qualcosa di indefinibile e sgradevole.
Nelle sezioni femminile e maschile nonostante fosse notte erano in corso strani movimenti.
Passi ovattati echeggiavano sui pavimenti di linoleum, accompagnati dal tintinnio metallico di chiavi e dal clangore secco di porte che si aprivano e richiudevano.
Scattata l'ora, tutti i detenuti erano stati fatti rientrare nelle loro celle dove le luci erano state spente, solo i corridoi erano illuminati, un cupo silenzio innaturale, carico di presagi, gravava su ogni cosa.
Come se anche le mura sapessero che qualcosa sarebbe successo.
Tutti aspettavano.

Sezione femminile.

Alex Donner poco più che vent'enne era distesa immobile sulla sua branda.
Il materasso sottile emanava un odore stantio, la coperta ruvida le graffiava la pelle. Da quando era stata arrestata viveva in un incubo, nulla l'aveva preparata a quelle giornate senza fine.
Quella sera, le sue compagne di cella erano misteriosamente sparite ed era rimasta sola.
Sapeva che essere stata arrestata avrebbe irritato, Lei, Milady, come la chiamavano tutti e, della sua irritazione, aveva paura.
Si sapeva che incorrere nella sua ira era pericoloso.
Improvvisamente, la porta della sua cella si spalancò e Alex si immobilizzò nel letto.
Prima che avesse potuto dire o fare qualcosa, una donna entrò e, quasi con un unico movimento, la afferrò per i capelli mettendola a sedere sul letto, piazzandole la punta di un coltello sulla gola.
L'acciaio freddo le morse la pelle, Alex sentì l'odore acre del sudore della donna misto a tabacco stantio.
«Questo è solo un avvertimento. Stai al tuo posto. Non parlare con nessuno e, non dimenticarlo mai. Se dovessi sgarrare...sai ciò che ti aspetta»
La donna, con la stessa rapidità con cui era entrata, uscì e la porta si chiuse dietro di lei
La ragazza, rimanendo come pietrificata, restò seduta sul letto, mentre il respiro diventava corto, le mani le tremavano incontrollabilmente.
Gli occhi si spalancarono, come se vedessero per la prima volta il baratro in cui era precipitata.
Tornò a stendersi, con i muscoli contratti, come se avesse paura che anche il minimo movimento potesse richiamare di nuovo alla gola quella gelida lama.
Sentiva ancora sulla pelle il punto esatto dove l'acciaio l'aveva sfiorata.

Sezione maschile terzo braccio

Mark Tausend, arrestato per aggressione, viveva la stessa paura della ragazza.
Come lei aveva solo 20 anni ed era al suo primo arresto, l'atmosfera che predominava a Rikers lo terrorizzava. Aveva paura anche di incontrare lo sguardo di qualche altro detenuto e scatenare una loro eventuale reazione.
Durante la notte, improvvisamente, la porta della sua cella si aprì con un tonfo sordo.
Mark sussultò, il cuore iniziò a martellargli nel petto e vide entrare due uomini.
I compagni di cella, di Mark si alzarono dalla loro branda e, in silenzio, ne uscirono, rimanendone appena fuori, in silenzio perfetto.
Non un sussurro, non uno sguardo.
Non volevano sapere cosa sarebbe successo né esserne coinvolti.
Uno dei due uomini si mise al lato della porta della cella e, l'altro, rapidamente afferrò il ragazzo, puntandogli un coltello alla gola.
Le parole pronunciate furono esattamente quelle dette alla ragazza.
«Questo è solo un avvertimento. Stai al tuo posto. Non parlare con nessuno e non dimenticarlo mai. Se dovessi sgarrare...sai ciò che ti aspetta»
Poi uscì dalla cella e rientrò chi ne era uscito.
La porta si chiuse come se nulla fosse successo.
Solo il respiro affannoso di Mark rompeva il silenzio.

Sezione maschile, quinto braccio

Nella sua cella, George Stokes riposava. Le luci erano state spente e, ormai, dopo la condanna per aggressione, sapeva di dover restare in carcere per i prossimi sette anni.
Durante il processo non aveva mai parlato, era rimasto in silenzio nonostante il suo avvocato d'ufficio avesse insistito. «Se parli, se incastri chi ti ha commissionato i furti e le aggressioni, possiamo cercare un accordo con il Procuratore Distrettuale. Avrai una riduzione di pena. Parla.»
Lui, era rimasto in un silenzio assoluto. Fino a quel momento non era accaduto nulla e si sentiva abbastanza al sicuro. Milady apprezzava il silenzio.
Ma quella notte qualcosa cambiò.
La porta della sua cella si aprì, il suono metallico della serratura gli fece drizzare i peli sulla nuca, i suoi compagni ne uscirono ed entrarono due uomini, mentre il terzo ne restava fuori.
George non era un ragazzino di 20 anni e, la prudenza, era necessaria.
George si alzò dalla branda: «Che succede, non ho mai parlato con nessuno, non l'ho neanche mai nominata.»
La sua voce tremò leggermente nonostante cercasse di controllarla.
«E' solo un avvertimento, continua così e non avrai problemi, parla e...» e con la mano fece il gesto di tagliargli la gola.
Uscirono dalla cella, gli altri rientrarono, la porta si richiuse.
George si stese con il cuore che gli batteva nel petto. Sentiva il sapore metallico della paura in bocca, le lenzuola erano umide di sudore freddo.
Lui non aveva mai parlato, perché ora quell'avvertimento?
Cosa era cambiato?
Milady non si fidava più di lui?
Se fosse stato così cosa gli sarebbe successo?
Il silenzio tornò a regnare, ma questo era un silenzio diverso, non più quello dell'attesa, ma dell'esecuzione di ciò che doveva accadere.
Un silenzio che pesava come piombo, denso di minaccia.
Gli ordini erano stati dati ed eseguiti.
Nessuno si sarebbe mai permesso di disobbedire.
Nessuno, in quell'inferno di cemento, avrebbe mai osato infrangere la volontà di Milady.
---
La vacanza passata a Miami in agosto aveva finalmente dissipato in Adele ogni ricordo di quanto le era successo.
Martedì 9 luglio era stata catturata dal serial killer, che aveva terrorizzato New York.
A suo marito, Luke Hamilton, detective del 77° distretto, era mancato il respiro quando, a giugno, aveva visto il corpo di una donna, che le assomigliava per colori e statura e, che era stata torturata e uccisa.
Il killer, con un bisturi, le aveva inciso dei segni sulla spalla.
Incuriosito da quei segni così particolari, Luke aveva chiesto ai suoi sergenti di appurare se ci fossero casi simili.
La ricerca diede dei risultati positivi, infatti, ne emersero sia a New York che in altri Stati. Con l'approvazione del suo capitano, Mark Anderson, contattò i detective degli altri Stati che si erano occupati di quei casi. Chiese e ottenne da loro la disponibilità a creare una task force per trovare quello che si era capito fosse un serial killer.
Nonostante il loro lavoro investigativo, non erano riusciti a trovare una qualsiasi sua traccia.
Sembrava che agisse indisturbato, come fosse un fantasma.
Con un sottile e mai dichiarato senso di inadeguatezza, avevano chiesto l'intervento di un profiler dell'FBI.
Con loro grande sorpresa, non era arrivato un uomo, ma Charlie Sala, i lunghi capelli biondi, gli occhi color fiordaliso, un corpo minuto ma perfetto. Dopo un attimo di perplessità, si resero conto che da lei emanava una forza indiscutibile e, che, il suo carattere ferreo li aveva aiutati e supportati.
Aveva accettato, prima con stupore poi con piacere la presenza di Adele nella task force.
Contrariamente a ciò che accade in genere, non era stata la profiler a far catturare l'assassino, che si era scoperto essere un collega di Luke, Hayden Decker, che appena nominato detective aveva chiesto di entrare a far parte della task force. Una mano in più apparentemente avrebbe potuto solo aiutare ed era entrato a farvi parte.
Così, furbescamente, il serial killer, anche con l'arrivo della profiler Sala, aveva continuato a colpire senza problemi.
Conosceva perfettamente ogni mossa della squadra e poteva continuare ad agire indisturbato.
Chi lo aveva spaventato, invece, era stata proprio Adele.
Lei, inconsapevolmente, aveva minato la sua sicurezza, le sue certezze.
Lei, si muoveva liberamente per il distretto, osservava tutto e tutti.
Lei, aveva affrontato Tom Delko, collega e amico del marito, chiedendogli spiegazioni del suo comportamento ambiguo, delle sue risposte brusche e del fatto che ci fossero momenti in cui era irreperibile.
Hayden, dopo aver ascoltato di nascosto la conversazione, si era convinto che Adele sospettasse anche di lui e, poiché la sua ultima vittima era riuscita a fuggire e lui non era riuscito ad ucciderla, persa la sua lucidità, in preda ad una follia inarrestabile, aveva rapito Adele.
Lei si era salvata solo perché Luke, dopo una delle sue tante avventure, senza che lei lo sapesse, aveva installato un app di tracciamento sul suo cellulare.
Quando Adele era sparita, grazie proprio a quell'app, Luke aveva potuto tracciare i movimenti della moglie e, accompagnato da Tom Delko e dal sergente Harold Price, colleghi di distretto, e, da Danil Russel, detective di Springfield, era riuscito ad arrivare alla tana dell'assassino.
Attraversarono un portone mezzo divelto ed entrarono in un androne sporco, attraversarono stanze luride illuminate solo dalla luce che filtrava dai vetri rotti e sudici, piene di rifiuti lasciate da senzatetto che vi avevano bivaccato.
Solo l'app aveva consentivo di arrivare davanti a una porta chiusa e stranamente intatta e pulita.
Con le armi in mano, quando con un calcio l'avevano spalancata, avevano visto Adele legata mani e piedi con delle cinghie a un tavolo. Sopra di lei incombeva Hayden con un bisturi appoggiato alla gola della donna.
Appena li vide, l'uomo gridò «Giù le pistole o la uccido!»
Sia Luke che Tom che Russel avevano lentamente abbassato le armi ma Harold Price, invece, alzò la sua pistola, sparò e colpì l'assassino in mezzo agli occhi.
Adele per alcuni mesi era stata tormentata da incubi, ora si erano placati, ma a volte le tornava ancora l'immagine di quel bisturi che brillava sotto la luce della lampada.
Era come se una parte della sua mente volesse ricordarle che il confine tra vita e morte resta sempre sottilissimo.
Solo ora, a settembre, era riuscita a dormire tranquillamente e a entrare nel parcheggio del 77 distretto, dove lavorava Luke e, dove era stata rapita dal killer.

Domenica 10 settembre

Quella mattina, mentre facevano colazione, Luke, avendo visto Adele diventare più irrequieta giorno dopo giorno le disse: «Tesoro, posso darti un'idea su come iniziare la giornata?»
Adele lo guardò stupita. «Hai un'idea su quello che dovrei fare?»
Sorridendo le rispose: «Adele ti conosco troppo bene, tu con le mani in mano non puoi stare. Credo, che dalla brutta avventura di luglio, tu ti sia perfettamente ripresa. Gli incubi sono finiti e, sei anche riuscita a venire al distretto, parcheggiando la macchina in garage.»
La mano di Adele si posò su quella di Luke: «E' vero, mi sento finalmente libera dall'incubo che abbiamo vissuto. Ma, sono curiosa, che idea hai per me?»
«Riprendi le indagini sulla ragazza che ti aveva aggredito quando eravate scese dall'autobus, so che non ami lasciare le cose a metà. Le prime ricerche le avevi iniziate mentre davamo la caccia al serial killer, prima di scoprire che lo avevamo accanto a noi. Che perfido ingannatore è stato. Secondo me devi riprendere da lì.»
«Luke, tu mi conosci fin troppo bene. Fin dalle prime indagini, avevo avuto la sensazione che, quella ragazza, non operasse da sola. Alcune fonti che avevo contattato mi avevano fatto intendere che ci fosse un gruppo di persone, che aggredivano chi scendeva dagli autobus nelle ore più tarde della sera.
Questa informazione confermava il motivo per il quale, quella sera, sull'autobus ci fosse un tuo collega sotto copertura. Il mio, non era stato un caso isolato, prima di me erano state aggredite donne sole, uomini anziani e ragazzi. I soggetti più fragili. Sai che hai ragione? Mi piacerebbe proprio parlare con la ragazza che mi aggredì quella notte.»






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