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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Barbara Busiello
Titolo: Luna di sangue
Genere Fntasy Romance
Lettori 53
Luna di sangue
Stella non la smetteva di ridere, come faceva sempre quando veniva a conoscenza di una mia figuraccia. Non le importava che io avessi solo voglia di piangere e di sotterrarmi per la vergogna. Avevo amato il centro benessere ma non ci sarei tornata mai più, probabilmente. Avevo fatto una figura di merda colossale, Marcus mi aveva praticamente vista nuda e aveva sorriso. Si sapevo di non essere bellissima ma non credevo di fare quell'effetto a un uomo. Era pur vero che chissà quante donne aveva visto lui molto più attraenti di me, le ragazze alla SPA avevano pagato il biglietto solo per vederlo un minuto, cosa avrebbero fatto per averlo nel loro letto?
«Ehi, dai volevo solo sdrammatizzare, non ti offendere. Non lo rivedrai mai più quel Marcus, che ti importa? Non vorrai mica rovinarti questa giornata stupenda con la tua migliora amica per questo?» Chiese Stella fermandosi davanti casa mia.
Erano solo le sei di sera ed era già buio pesto.
«Si hai ragione, come sempre. Sicuramente non lo rivedrò mai più, chi se ne frega. E poi se ha riso vedendomi mezza nuda forse è gay...» Constatai per rendere la situazione meno drammatica.
«E chi glielo dice a quelle poverette che erano in piscina con noi?»
Scoppiammo a ridere e poi ci abbracciamo. L'idea di lasciare il tepore dell'abitacolo e soprattutto mia cugina mi trafisse il petto come un pugnale. Non volevo farla preoccupare però, così non le dissi niente. Non le dissi che ormai odiavo quella casa, era pregna di ricordi, era triste, fredda e vuota. Come me. Esattamente come me.
Con tutto il coraggio del mondo salutai Stella senza piangere, avevo una strana sensazione, come se non dovessi più rivederla. Scossi la testa per scacciare quell'assurdità, ero la solita pessimista aveva ragione mia cugina. Non mi avrebbe abbandonato, lei non era come Enea, Elia non era come Enea, non le avrebbe vietato di vedermi. Sapevano che avevo solo lei al mondo.
«Grazie cuginetta, sei la mia stella nella notte lo sai?»
«Non c'è Stella senza Luna» rispose lei di rimando con la frase che ci dicevamo sempre da piccole. Prima di scoppiare a piangere uscii dall'auto e la vidi andare via.

Mentre l'auto di Stella si allontanava, sentii un rumore alle mie spalle, pareva provenire dal bosco. Non so perché invece di entrare in casa mi fermai ad ascoltare.
«Enea sei tu?» Forse era venuto per darmi delle spiegazioni, Cassia gli aveva detto che ero stata lì ed era venuto a cercarmi. Mentre aspettavo una risposta, mi investì una folata di vento e sentii un dolore intenso al collo, come se qualcuno mi avesse fatto una puntura. Barcollai, maledicendomi per non essere entrata subito in casa. Cosa avevo in mente? Enea non mi avrebbe più cercato! Calde lacrime iniziarono a rigarmi il viso gelato, tremavo dalla testa ai piedi e toccandomi il collo notai che perdevo sangue. Cos'era successo? Mi voltai e vidi un corpo che giaceva a terra, davanti casa mia. Cosa cazzo stava succedendo? Chi era quell'uomo? Mi avvicinai per vedere se fosse ancora vivo, se lo conoscessi e un urlo mi morì in gola quando vidi che la sua pelle stava diventando nera e che aveva dei canini enormi sporchi di sangue. Il mio sangue, pensai. In quel momento mi maledissi per aver voluto una casa così vicina al bosco, lontana da tutti. Non avevo neanche un vicino al quale chiedere aiuto. Il panico mi avvolse e iniziai a piangere e imprecare contro me stessa, per essere come ero. Se fossi stata diversa, Enea sarebbe rimasto con me e mi avrebbe aiutato, non avrei ucciso un uomo! Dovevo stare calma, dovevo ragionare. Presi le chiavi dalla mia borsa con le mani che mi tremavano, ed entrai in casa. Accesi tutte luci e corsi in bagno a lavarmi. Mi pulii il sangue dal collo e lavai bene le mani. Quell'uomo non aveva niente di umano, ma com'era possibile? Non sapevo cosa fare, per la prima volta nella mia vita ero nel panico. Presi il telefono per chiamare Stella ma poi ci ripensai. Era troppo pericoloso, io non avevo nessuno potevo anche morire, lei invece stava per sposarsi, aveva una vita meravigliosa davanti a sé. Forse dovevo chiamare la polizia ma cosa gli avrei detto? Sarei finita in carcere per il resto della mia vita? Forse potevo spostare il corpo e far ricadere la colpa su qualche animale del posto. Ero sola, non ce l'avrei mai fatta a spostarlo, quell'uomo sembrava pesante. E se qualcuno fosse venuto a cercarlo? Ero in pericolo dovevo scappare. Afferrai la valigia, quella che avevo comprato per fare tanti viaggi con Enea, e la riempii di vestiti a caso. Piangevo, le lacrime non la smettevano di fare come volevano. Dove sarei andata? Presi tutti i contanti che avevo in casa, mi sentivo una stupida, forse stavo esagerando ma il panico non mi faceva ragionare con lucidità. Sapevo solo che dovevo andare via... Nonostante tutto, quella casa mi aveva protetta per quattro anni e ora dovevo dirle addio, forse. Mentre mi avvicinavo al portone per scappare chissà dove, qualcuno bussò alla porta.
Rimasi immobile, il sudore m'imperlava la fronte, il cuore stava per scoppiare, ne ero certa. Quella era la mia fine.
«So che ci sei, apri subito» la voce di un uomo mi raggiunse, ero certa di non conoscerlo. Forse era della polizia. Cazzo, era troppo tardi, se avessero visto la valigia avrebbero capito che stavo per scappare. Mi ero rovinata con le mie stesse mani.
Forse per i miei cinquanta anni sarei uscita di galera. E allora cosa avrei fatto?
L'uomo continuava a bussare alla porta ma le mie gambe non volevano saperne di muoversi, ero paralizzata dalla paura.
All'improvviso vidi letteralmente il portone della mia casa cadere a terra producendo un rumore violento che fece tremare i vetri. Sollevai lo sguardo e mi trovai di fronte Marcus. Com'era possibile? Era tutto un sogno, dovevo svegliarmi, forse mi ero addormentata in macchina con Stella, tornando dalla SPA.
«Ehi umana, stai bene?» Chiese un ragazzo con gli occhiali. Io li osservavo smarrita, incapace di parlare.
«Il mio portone» dissi esterrefatta.
«Non mi piace aspettare e comunque non ti serve più. Vedo che la valigia è pronta, presto vieni con noi», ordinò Marcus riscuotendomi.
«Prego?» Chiesi, iniziando a infervorirmi.
«Tesoro, tranquilla lascia stare questi due zoticoni, fidati di me, dobbiamo andare via di qui, potrebbero venire altri vampiri a cercarti per aver messo k.o. uno di loro. Non sono tipi a cui piace perdere, fidati.»
La ragazza più bella che avessi mai visto mi stava parlando dolcemente, come se fossi una bambina dell'asilo Aveva lunghissimi capelli neri e lisci come la seta, occhi ossidiana truccati e labbra rosso fuoco.
«E tu chi sei?» Le chiesi quasi infastidita. Perché quella gente era in casa mia e dettava legge?
«Mi dispiace ma non abbiamo tempo per i convenevoli, dobbiamo andare.»
«La strega ha ragione, prendo la tua valigia, seguimi.»
La strega? Cosa avevano messo nelle tisane della SPA per farmi avere quelle allucinazioni? Perché solo quello potevano essere: semplici allucinazioni.
Non sapendo comunque cosa fare decisi di seguire Marcus e i suoi amici.
Tutti e quattro entrammo in macchina e la ragazza iniziò a guidare velocemente verso il bosco. Uscendo di casa mi meravigliai che il cadavere non ci fosse più ma non feci domande. Ero stravolta, non distinguevo più la realtà dalla finzione.
Il viaggio durò pochi minuti e quando scendemmo dalla macchina intorno a me, vidi solo alberi e ruscelli. Per quanto potessi vedere al buio.
«Volete abbandonarmi in un bosco?» Domandai preoccupata. In fondo, anche se sembravano simpatici, soprattutto la ragazza, non li conoscevo affatto.
«Dai strega, fai quello che devi.» Ordinò Marcus guardandosi intorno infastidito.
«Lo faccio solo per lei, mostro» rispose la ragazza che si avvicinò a me.
«Tranquilla tesoro, non ti farò del male. Voglio solo che tu veda.»
«Veda cosa?» Chiesi sempre più impaurita. Ormai la mia voce era un sussurro. Ero stanca, se dovevano uccidermi che lo facessero subito.
La ragazza si avvicinò ancora di più e mi poggiò le mani sugli occhi.
«Rivelatis Umbra» disse, poi tolse le mani dal mio viso e sbattei le palpebre più volte per capire se ciò che vedevo fosse reale. Di fronte a me, in mezzo al bosco, c'era una villa enorme, la più bella che avessi mai visto, non che ne avessi viste molte, comunque.
La villa era in stile gotico ed era tutta nera. La struttura era imponente con alte torri che si stagliavano nel cielo notturno. Le finestre erano strette e lunghe, con vetrate colorate. L'ingresso era fiancheggiato da colonne scolpite e un enorme porta di legno massiccio, con dettagli in ferro battuto, si apriva su un corridoio.
«Ma com'è possibile?» Chiesi sempre più convinta di trovarmi in un sogno.
«Come ho detto, tutto a debito tempo, ora entriamo.» La ragazza mi sorride e li seguii dentro la villa.
Barbara Busiello
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