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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Renée Conte
Titolo: Prometto
Genere Romance
Lettori 3
Prometto
Mentire. Un'arte in cui molti eccellono, un rifugio per codardi, un modo subdolo di alterare la verità a proprio vantaggio. E chi tace, chi si sottrae alla responsabilità della parola, non è altrettanto menzognero?
Certo che lo è, lo penso e lo sottoscrivo, ma nel mio caso non ho mentito né omesso per codardia, e se ho alterato la verità non ne ho tratto alcun vantaggio per me, l'ho fatto solo ed esclusivamente per il bene di Brando. Questo non significa che non provi comunque un costante senso di colpa nei suoi confronti.
A parte qualche piccola e innocente bugia, mentire non è nelle mie corde e per principio non approvo chi lo fa.
Però ci sono circostanze particolari in cui si è costretti a scegliere se mentire, omettere o dire la verità e pochi secondi per agire.
Ecco, a me è capitato proprio così: era il momento a richiederlo e io ho agito d'istinto adeguandomi, senza darmi tempo di considerare le possibili implicazioni che ne sarebbero derivate. A quelle avrei pensato a tempo debito, ciò che contava era non mettergli pressione in un momento molto importante per lui, e l'ho fatto, che di pressione, anche tra noi, c'è n'era più del necessario.
Le cause? Gli impegni lavorativi di entrambi, la partecipazione al concorso notarile per lui, la promozione ad assistente di direzione per me.
In quei giorni la tensione era così alta che il modo migliore per tenerla sotto controllo, senza ingenerare discussioni, era evitarci.
Così, in più di un'occasione ho accampato scuse per non vederci, altre volte è stato lui a chiedermelo. “Devo studiare e la tua presenza mi deconcentra” diceva. La frase presa da sola potrebbe sembrare una carineria, e in certi contesti lo è, ma non era quello il mio caso: non c'erano sottintesi, lo disturbavo e basta.
Anche se capivo il suo stato d'animo ci stavo comunque male. In più, il suo nervosismo era contagioso e l'ultima cosa di cui avevo bisogno era sommare ulteriore ansia a quella che già provavo di mio.
Abbiamo messo così tanta distanza tra noi che non sembriamo quasi più una coppia. Ma voglio essere ottimista e catalogare quest'ultimo periodo come una fase a sé stante, certa che alla fine ci sarà modo di far tornare il nostro rapporto com'era prima.

Il concorso che lo metteva così tanto in agitazione è finalmente agli sgoccioli, oggi deve affrontare l'ultima prova scritta e domani farà rientro a casa. Si aspetta di trascorrere l'intero weekend con me, ma io non ci sarò.
Non prenderà bene il cambio di programma, su questo non ci piove.
Quando lo ha proposto avevamo appena fatto l'amore, gli ho risposto di getto che non vedevo l'ora, pur sapendo che in quei giorni sarei stata oltremanica.
Stavo troppo bene rannicchiata tra le sue braccia e lui era sereno come non lo vedevo da tempo, dirgli la verità in quel momento mi sembrava di fargli un torto bello e buono. Perché rischiare di innescare una discussione sgradevole, che avrebbe incendiato gli animi, quando si poteva evitare con una piccola omissione?
Ne stavo collezionando un po' troppe per i miei gusti, di omissioni, logico che la situazione mi mettesse ansia.
L'idea che da lì a breve gli avrei detto tutto mi portava a perseguire il mio intento; ciò che mi premeva era fare in modo che Brando affrontasse il concorso con la mente libera da qualsiasi cosa non riguardasse i temi delle prove, e se il mio mentire e omettere alla fine sarà servito allo scopo non potrò che esserne felice.
Comunque, quando mi chiamerà questa sera, confesserò quello che ho fatto, soprattutto perché l'ho fatto. Gli dirò di questo viaggio programmato da tempo e perché non potevo evitarlo, gli parlerò anche della promozione e di ciò che comporta. A livello lavorativo non ci sono sostanziali cambiamenti rispetto a prima, per alcune mansioni ero di fatto l'assistente di Alessio, solo che adesso l'incarico è ufficiale.
Il lato positivo è che guadagnerò di più, quello negativo è che avrò meno tempo per me, per noi, ed è questo il problema principale con Brando.
So già che non sarà un confronto piacevole, ma sono pronta a incassare il suo disappunto.
Mi farò perdonare e insieme troveremo un compromesso, in modo da far combaciare i suoi impegni con i miei, e so, o almeno spero, che quando gli dirò anche il resto, il suo malumore non avrà più modo di esistere.
Sospiro sbirciando l'orologio. Mancano poco meno di quindici minuti prima che Alessio venga a prendermi per andare in aeroporto e devo ancora finire di prepararmi.
Prima di chiudere il trolley controllo di averci infilato tutto il necessario, spuntando la lista che ho preparato per non dimenticare nulla.
Le uniche cose che ho lasciato sul letto sono un paio di jeans, una maglia bianca e uno spolverino blu adatto alla stagione, abbigliamento ideale per viaggiare comoda.
Mentre indosso la maglia, lo sguardo scivola sulla foto incorniciata in bella mostra sul comodino. La prendo e provo una piccola stretta allo stomaco osservandola, ma non è dolorosa.
È stata scattata nell'estate di quattro anni fa all'Arena, poco prima di un concerto. Brando mi circondava le spalle con un braccio e i nostri volti sorridenti erano vicini. Del rossetto sulle mie labbra era rimasto ben poco dopo i mille baci che ci eravamo scambiati e i suoi capelli scompigliati dicevano molto su quanto mi fosse piaciuto infilarci le dita. Quanto amore traspariva dai nostri sguardi, eravamo davvero una bella coppia.
Ma che caspita vado a pensare! Siamo, al presente, siamo una bella coppia! Dobbiamo solo sistemare alcune cose e lasciarci alle spalle quest'ultimo periodo burrascoso.
Rimetto la foto al suo posto e con lo sguardo vago per la stanza, più per distrarmi che per cercare qualcosa in particolare.
Mi piace come l'ho sistemata, mi rispecchia. Mi piace tutto l'appartamento a dire il vero e mi ci trovo bene. L'ho preso in affitto subito dopo aver ottenuto il lavoro all'hotel.
Lo condivido con Marina, o meglio, è lei a condividerlo con me, dato che è suo.
Mi sono trasferita a Verona per seguire mamma, quando era la compagna di Giordano Dalla Costa, stimato avvocato discendente da una nobile famiglia veronese.
In un primo tempo ho abitato con loro, un bellissimo appartamento in un palazzo storico situato in centro, ma avevo bisogno della mia indipendenza e di lasciare che vivessero la loro storia senza avermi tra i piedi.
Però, prima avrei dovuto rendermi economicamente indipendente, per non pesare ancora sulle tasche di mamma e papà. Avevano già fatto tanto per l'università e per i successivi master, chiedere ancora il loro supporto economico per pagare un affitto e le relative spese di un appartamento mi sembrava di approfittarne. Ero certa che entrambi mi avrebbero aiutata più che volentieri, soprattutto papà. Lui mi adora, sua moglie e la mia sorellastra non proprio, in special modo la seconda; sono certa che sarebbe venuta personalmente a cavarmi gli occhi con un cucchiaino se papà avesse dovuto sborsare ulteriore denaro a mio favore.
Anche se Giordano dichiarava che la mia presenza non era un peso ma un piacere, io non mi sentivo completamente a mio agio in quella situazione e lui l'aveva capito. Mi ha dato una grossa mano con il lavoro presentandomi un suo cliente, il commendatore Giacobbi, papà di Alessio e proprietario dell'hotel Giovannelli, dove lavoro tuttora. Ho iniziato come receptionist e con impegno e dedizione sono arrivata fin qui.
Sono una raccomandata? Sì, e non provo sensi di colpa. La vita è fatta di occasioni da prendere al volo quando capitano, lasciarsele sfuggire per rispettare un principio, che non rispetta nessuno o quasi, è da stolti.
Comunque, l'aiuto di Giordano è stato solo il primo passo, il resto del cammino l'ho fatto tutto da sola, con le mie capacità, dimostrando di essere meritevole di fiducia per i compiti che di volta in volta mi venivano assegnati, anche se tra i colleghi c'è stato chi ha avuto da ridire. Francesca, ad esempio, che non mi ha mai visto di buon occhio e ora mi odia, convinta che il mio posto le spettasse di diritto. Beh, mi dispiace per lei ma dovrà farsene una ragione.
L'appartamento dove abito, invece, l'ho trovato rispondendo a un annuncio, e mi ritengo fortunata ad avere come inquilina Marina. Ha tre anni più di me e al momento è single. Ora è in assoluto la mia migliore amica.
Da circa un mese mamma e Giordano non si frequentano più e ne sono immensamente dispiaciuta. Si amavano tantissimo ed erano davvero una bella coppia. Si sono lasciati per un puntiglio: stavano insieme da quasi sei anni e dopo tutto questo tempo lei si aspettava una proposta di matrimonio, ma non era quello che voleva lui.
Così hanno litigato, mamma ha fatto i bagagli ed è tornata a Bolzano e lui, per principio, non l'ha più cercata.
Ah, l'orgoglio, che brutta bestia!
In questi anni Giordano è stato una figura importante per me, avevamo legato molto, mi ha sempre fatta sentire parte di una famiglia, non un terzo incomodo. Spero ci sia una possibilità che la loro relazione si possa rinsaldare, che uno dei due decida di cambiare atteggiamento nei confronti dell'altro. È un vero peccato sia andata a finire in quel modo.
Basterebbe che mamma non fosse così testarda e tutto si risolverebbe, non è certo la firma su un documento a rendere speciale l'unione tra due persone che si vogliono bene. Avevano un ottimo rapporto e già convivevano, potevano continuare così, no? Ho tentato più volte di parlarne con lei, ma non vuole sentire ragioni e di sicuro non posso imporle di fare qualcosa che vada contro il suo volere.
Scaccio questi pensieri, concentrandomi su quello che sto facendo. Finisco di vestirmi e infilo i miei orecchini preferiti, due piccoli cerchi in oro bianco eleganti ma discreti, il primo regalo ricevuto da Brando in occasione del mio ventitreesimo compleanno. Sospiro nel ricordarlo, osservando compiaciuta l'immagine riflessa allo specchio prima di lasciare la mia stanza e raggiungere il soggiorno, in attesa che arrivi Alessio.
Dopo pochi minuti, con un messaggio mi informa di essere partito e chiede di farmi trovare giù in strada davanti al portone, dato che in questa via trovare parcheggio non è sempre facile.
“Agli ordini, capo!” gli rispondo. Chiudo la porta alle mie spalle e faccio come ha chiesto.
Intanto che aspetto apro Whatsapp per vedere se ci sono messaggi da parte di Brando e sono molto delusa di non trovarne. So che non può usare il telefono mentre è in aula, ma poteva benissimo mandarmene uno prima di entrare.
Ingoio l'amarezza e gliene mando io uno breve, anche se non lo vedrà prima di stasera.
L'arrivo di un messaggio mi fa sperare che sia la sua risposta, invece è di Alessio. Dice che ritarderà perché il traffico è rallentato a causa di un tamponamento.
Gli rispondo “no problem” e infilo il telefono nella borsa. C'è ancora tempo prima della partenza del nostro volo e da qui all'aeroporto, traffico permettendo, non ci vuole molto.
Alessio è il mio capo, ed è un buon capo: severo quando serve ma conciliante e disponibile all'occorrenza.
È indubbiamente un bell'uomo, un trentottenne single che fa strage di cuori. Corporatura atletica, sempre elegante anche quando veste casual, capelli castani dal taglio corto e impeccabile, due iridi di un azzurro cielo che rendono il suo sguardo impossibile da ignorare e un sorriso accattivante che lo rende irresistibile agli occhi di molte persone, sia donne che uomini.
Insomma, piace a tutti. Tutti tranne Brando. A lui non va a genio, anzi, non lo sopporta proprio. È geloso da morire, anche se minimizza quando glielo faccio notare.
A me Alessio piace. Come persona, intendo. Lo apprezzo per il suo carattere, per la sua competenza, per la sua gentilezza. Per me, più che un mio superiore è un amico, che sul lavoro mi supporta e sul quale posso sempre fare affidamento se mi trovo in difficoltà.
Abbiamo instaurato un buon rapporto fin da subito io e lui, ed è merito della fiducia che mi ha concesso se ho potuto mettere in pratica buona parte della teoria studiata a scuola, anche se un po' di esperienza l'avevo fatta nell'hotel dei nonni materni, a Bolzano. Però, c'è una bella differenza tra la gestione di un piccolo hotel 3 stelle e un 4 stelle superior come il Giovannelli, con la sua ampia offerta di servizi in grado di soddisfare una clientela molto più esigente.
«Buongiorno, Anna!» mi saluta appena scende dall'auto, rivolgendomi il suo immancabile sorriso, che ricambio, intanto che si avvicina per prendere il mio trolley e caricarlo nel bagagliaio.
«Tutto bene?» chiede osservandomi mentre mi accomodo sul sedile del passeggero.
«Sì, tutto bene» confermo, anche se non è proprio così.
Non commenta subito, fa il giro dell'auto per sedersi al posto di guida e mi osserva.
«Sei una pessima bugiarda» commenta appoggiando una mano sulle mie, un gesto che considero innocente e che gli permetto solo perché c'è un sincero rapporto di amicizia tra noi. Lavoriamo fianco a fianco da anni, è normale che nel frattempo si sia instaurata una certa confidenza.
«Ah sì?» ribatto fingendo incredulità. Con tutte le bugie che ho raccontato in queste settimane mi sembra di essere diventata Pinocchio, altro che una pessima bugiarda.
«Assolutamente» conferma con un cenno del capo.
«Sono solo un po' agitata e sai qual è il motivo» confesso. Fingere non ha senso, ormai sono un libro aperto per lui, e poi è al corrente della mia situazione con Brando.
«Non ha preso bene la notizia?» chiede immettendosi nel traffico. Lo guardo inarcando un sopracciglio, non capisco a cosa si riferisca nello specifico. «Del tuo avanzamento di carriera» chiarisce.
«Non ho ancora avuto modo di informarlo. Sai, per via del concorso... Insomma, non mi sembrava il caso di farlo agitare più del necessario, ecco» mi giustifico a disagio.
«Okay. E per il resto?» insiste.
«Lo farò stasera, gli parlerò della promozione, di questo viaggio, dei cambiamenti che indubbiamente ci saranno... Non so come reagirà, ma non ha più senso aspettare.»
«Se ti ama davvero capirà» dice convinto, usando un tono pacato e confortante.
«Sì, capirà» confermo, augurandomi che abbia ragione.
Renée Conte
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