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Writer Officina Blog
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Amore al ragù
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Era una domenica mattina come tante... o meglio, lo era per la stragrande maggioranza delle persone, ma non per Elisa. Oggi era una tragedia: la sera prima il suo ragazzo l'aveva lasciata dicendole: «Sei bravissima a scaldare i surgelati, ma io sogno una donna che sappia almeno fare un uovo al tegamino senza chiamare i pompieri». E non era la prima volta che accadeva... Sembrava che tutti i suoi ex volessero la classica donna casa e chiesa, mentre lei amava il suo lavoro, i suoi hobby, divertirsi e andare in giro. E poi non riusciva a capire perché le persone amassero tanto la cucina. In fondo, il cibo serviva a nutrirsi per non morire di fame e nulla più. Anche il web era impestato da anni di blog e profili social che non facevano altro che propinarti ricette su ricette. In fondo, il cibo serviva per sostentarsi, non bisognava mica essere i Canavacciuolo della situazione! Ma la giornata era appena iniziata e il peggio doveva ancora venire. Con fare sonnolento, si alzò per andarsi a preparare la colazione. Brioche rigorosamente confezionata e una valanga di caffè senza zucchero naturalmente. Si mise a scrollare le principali notizie online, un'occhiatina veloce ai suoi profili social, una letta veloce alle e-mail e una miriade di cancellazioni della cartella spam. Si ritenne soddisfatta e si apprestò a prepararsi per uscire. La domenica a pranzo andava sempre dai suoi genitori, e doveva prepararsi moralmente a sopportare le lamentele di sua madre sulla sua situazione amorosa. Quello sì che era la parte più difficile! Indossò i primi capi sportivi che le capitarono a tiro... immaginava che a fine pranzo le sarebbe servita una lunga camminata.
Elisa arrivò da sua madre alle 11.30 in punto per aiutarla a preparare la tavola. «Piccola mia! Finalmente sei arrivata! Non sai quel casinista di tuo padre che disastro ha combinato!» la accolse l'anziana donna urlando e disperandosi. «Ciao mamma.... Che è successo questa volta?». Ada e Giuseppe erano sposati da oltre cinquant'anni, e avevano sempre avuto un rapporto vivace... o per meglio dire erano cane e gatto. Ma si amavano e avevano resisto alle sfide della vita affrontandole insieme. «... Stamattina gli ho chiesto se potesse dare una sistemata al gazebo in giardino, perché volevo che mangiassimo fuori visto che è una bella giornata. Dopo un po' mi affaccio per capire che fine avesse fatto... e non l'ho visto che con la motosega in mano e il gazebo fatto a pezzi?!». «Papà non taglierebbe mai il gazebo, sarà successo qualcosa...» disse Elisa in tono accondiscendente per cercare di calmare sua madre. «Sì, che è un vecchio rimbambito, ecco cosa è successo» le rispose Ada mentre tornava in cucina sventolando uno strofinaccio in aria. Elisa si diresse in giardino da suo padre... e sì, il gazebo non c'era più. «Come mai hai tagliato il gazebo, papà?». Giuseppe si voltò, sorrise a sua figlia per darle il benvenuto. «Beh, ero stanco di doverlo riverniciare tutti gli anni, e poi non mi è mai piaciuto». «Ma la mamma....». «La mamma se ne farà una ragione... d'altronde non è mai contenta» le rispose strizzando un occhio. «Allora!! Il pranzo è pronto, sbrigatevi! E poi cambiati prima di entrare che mi porti la segatura in casa!». «Vedi... che ti avevo detto... non è mai contenta» le disse abbraciandola e avviandosi verso casa.
La sala da pranzo era in stile classico, decisamente di lusso come piaceva dire a sua madre. Ma a lei non faceva impazzire. I mobili erano bianchi, effetto marmo con le rifiniture color oro. Una grande vetrina, un tavolo da pranzo gigantesco e una credenza con sopra un enorme e pacchiano specchio. Le pareti, in contrasto, erano state colorate di un grigio scuro. Insomma, ad Elisa sembrava di entrare in un museo in cui era vietato persino respirare. Si sederono a tavola. Ada, da buona emiliana, aveva preparato le sue famose tagliatelle all'uovo, servite con un sugo di porcini e panna che avrebbe resuscitato anche i morti da quanto era buono. «Vedi... dovresti impegnarti anche tu e provare a cucinare per una volta» la rimproverò sua madre. «Mamma... lo sai come la penso...» Elisa non aveva voglia di cominciare il solito discorso. «Sì che lo so. Ma devi diventare una donna in grado di cavarsela». «Sono in grado di cavarmela... vivo da sola da più di 15 anni!». «Essere indipendente non vuol dire andare al supermercato e comprare i piatti pronti da scaldare. Ti fanno male e, soprattutto, non ti fanno trovare marito!». Eccolo lì il pomo della discordia: Elisa a 40 anni era ancora zitella. Per sua madre, cresciuta in un altro periodo, sposarsi era il culmine della vita di una donna. Per lei, invece, la vita era molto di più. «Senti mamma, non mi va di...». «Ho una sorpresa per te» esordì Ada non lasciando finire la frase a sua figlia. Andò dalla cassettiera ed estrasse un dépliant. «Ti ho iscritta ad un corso di cucina tipica bolognese. Comincerà martedì prossimo. Si tratta di dieci lezioni dove imparerai tutti i segreti della buona tavola» le comunicò con un viso radioso e soddisfatto. Elisa prese il dépliant. Dieci lezioni. Significavano dieci occasioni per dimostrare, ancora una volta, di non essere nata per la vita domestica. «Ovviamente non accetto un rifiuto» la squadrò sua madre da sotto gli occhiali. «Ovviamente».
Arrivò il famoso martedì del corso. Elisa passò tutto il giorno a pensare a chi ci sarebbe stato come docente, e sperò in cuor suo che non ci fosse pieno di perfezionisti. Quando arrivò alla scuola di cucina, il suo primo istinto fu di prendere la porta e scappare. Si trovò davanti una sala enorme con dodici postazioni predisposte per cucinare qualsiasi tipo di piatto. Troppi arnesi, troppe padelle, e soprattutto troppa gente. Dopo circa una decina di minuti entrò il docente e... Elisa perse la cognizione del tempo e del luogo. Era alto, moro, occhi azzurri, una barba leggermente incolta ma che gli donava un'aria sexy da morire. Lo vide che faceva il giro delle postazioni per presentarsi ai suoi allievi. Ognuno doveva raccontare qualcosa di sé stesso agli altri. C'erano Luca e Paolo, una coppia nella vita e nel lavoro... a cui sarebbe piaciuto diventare chef un giorno. C'era Alessandra, casalinga no stop che usava il corso di cucina come tempo libero per lei. E poi, a seguire, Matteo, un affascinante giovane imprenditore che aveva l'aria di uno che vuole imparare a cucinare solo per rimorchiare di più. E, infine, c'era Giada: la perfezione fatta donna. Elisa la notò subito: non sbagliava una parola, una risata, una posizione. Esattamente una perfettina. Giada era una donna sulla trentina, alta, sempre vestita in modo elegante, sorridente, gentile e con delle mani delicate che modellavano i tortellini come se fossero opere d'arte. Ogni suo movimento era elegante, preciso, senza un granello di farina fuori posto. Non a caso era la prima della classe. Persino i suoi capelli erano sempre perfettamente in ordine e lisci, peggio di una ballerina classica. Logicamente non passava inosservata a nessun maschio presente in aula, e forse neanche allo chef, con il quale si notava un feeling particolare... tanto che Giada rideva di gusto alle battute di lui. Chiunque sembrava adorare quella donna. «E...tu sei?». Lorenzo... così c'era scritto sulla giacca da cuoco. «Io... io... mi chiamo Elisa» rispose arrossendo e non riuscendo a guardarlo oltre in viso. Lo sentì allontanarsi e gli sembrò che avesse sorriso divertito.
Quel primo giorno di lezione, neanche a farlo apposta, si sarebbero eseguite le tagliatelle all'uovo. Inutile dire che per Elisa significò il caos più assoluto. La sua postazione, dopo neanche dieci minuti, sembrava un campo di battaglia: farina ovunque, impasto colloso che faceva un tutt'uno con il mattarello, gusci di uova sul pavimento e un grembiule che da blu era diventato bianco per la quantità di farina che aveva addosso. «Elisa, giusto?» le chiese Lorenzo avvicinandosi. «Tu non stai stendendo la sfoglia... la stai uccidendo a bastonate». Qualche allievo rise. Elisa si morse il labbro, mortificata. «Lo so... ma la sfoglia ed io abbiamo un rapporto molto complicato» rispose. Lui piegò la testa, divertito e, posizionandosi dietro di lei, disse: «allora vediamo se riusciamo a migliorarlo». Lorenzo afferrò il mattarello e, con un gesto sicuro, allungò l'impasto con la grazia di un ballerino. Elisa si sentì mancare il fiato e arrossì, anche se non capiva se fosse per l'imbarazzo o per la vicinanza improvvisa. «Vedi? Bisogna avere pazienza e tatto, non forza» disse lui «... come in amore». Lei sbuffò. «Allora sono fregata in entrambi i campi». Lorenzo rise di gusto. E fu in quel preciso istante che Elisa capì due cose: uno, che non sarebbe mai diventata una brava cuoca, due, che aveva appena trovato qualcuno in grado di farla ridere di nuovo. |
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