Mettiamo il caso che
|

Arrivo alla tenuta in perfetto orario. Parcheggio la moto sfilando il casco e, dal bauletto, prendo il sacchetto contenente le brioches per Anita.
Ad accogliermi è l'abbaiare dei tre cani di casa. Per primo si avvicina Orso, un giovane Bovaro Bernese con una stazza di tutto rispetto, lo segue Speedy, un meticcio color miele e infine Apollo, un Border Collie di due anni.
Neanche a dirlo, tutti e tre puntano al sacchetto delle brioches.
- Non sono per voi - li ammonisco avviandomi all'ingresso con loro al seguito.
Amo questo posto, mi sento più a casa qui che a Bressanone. Mia madre e lo zio Giulio, il papà di Paolo e Anita, ci sono nati in questa cascina, lui è rimasto ad abitarci anche dopo aver sposato zia Irene, ed è sempre qui che io e i miei fratelli abbiamo trascorso più di un'estate a giocare con i nostri cugini.
- Buongiorno, Matthias. Caffè? - mi saluta allegra zia Irene.
- Buongiorno anche a te. Grazie, un caffè lo prendo volentieri. Queste sono per Anita - agito il sacchetto che ho in mano. - Io preferisco la torta di mele di nonna Agata. Dimmi che c'è, ti prego - la imploro allo stesso modo di quando ero bambino e lei sorride.
- La torta o la nonna? - mi prende in giro.
- Entrambe. -
- Ci sono - conferma facendomi segno di seguirla in cucina. - C'è anche tuo zio e Anita. -
Saluto nonna con un bacio sulla guancia e zio Giulio con un cenno della mano. Nonno Cesare non c'è, conoscendolo è già alla scuderia tra i suoi adorati cavalli e Paolo sarà ancora a letto dopo una notte brava.
- Ciao, Anita, ecco le tue brioches preferite, come promesso. -
Gliele consegno prendendo posto a tavola mentre zia Irene versa il caffè in una tazza porgendomela su un piattino assieme a una generosa fetta di torta.
- Sei in ritardo - mi fa notare mia cugina mentre si affretta a infilare una mano nel sacchetto per estrarre il suo prezioso bottino.
- Non è vero, sono puntualissimo - replico controllando l'ora.
- Fai in fretta a mangiare, non ho tutta la giornata a disposizione. Sono stanca, ho sonno e ho bisogno di dormire - prosegue con quel tono irritante.
- Anita, un po' di educazione, per favore - la riprende sua madre e lei scuote le spalle con indifferenza.
- Accidenti, come sei acida! - esclamo, poi mi avvicino al suo orecchio per non farmi sentire dagli altri e le bisbiglio: - Dovresti scopare di più, aiuta l'umore, sai? -
- Fottiti, Matthias! - esclama mollandomi una manata sullo sterno per farmi allontanare. E io le rivolgo un ghigno divertito.
- Anita! - la riprendono in coro zio, zia e nonna.
- La colpa è sua, mi ha provocata - si giustifica.
- Non è un buon motivo per rispondere in quel modo - continua imperterrita sua madre. E lei, per tutta risposta, alza gli occhi al cielo e sbuffa.
- Lascia perdere la colazione, andiamo in camera mia. Ti concedo cinque minuti o anche meno e poi ti voglio fuori dalle palle - conclude trascinandomi a forza verso il piano di sopra.
Gli altri non reagiscono neanche più, che senso avrebbe? Anita è un caso perso.
Riuscire a convincere quella testarda di mia cugina a darmi una mano con Martina è veramente estenuante.
Da quando siamo entrati in questa stanza non abbiamo smesso un attimo di discutere, io a chiedere il suo aiuto spiegandole i miei motivi, lei a tentare di dissuadermi.
Un quarto d'ora dopo sono ancora al punto di partenza.
- Stai bussando alla porta sbagliata, Matthias. Non posso e non voglio aiutarti, è la mia migliore amica e tu sei l'uomo più sbagliato e inaffidabile che ci sia per lei. -
Probabilmente ha ragione nel definirmi in quel modo, ma non mi serve il suo consenso se voglio provare ad avere una possibilità con Martina.
- Anita, te lo ripeto lentamente, magari riesci a comprendere il punto. Ho solo bisogno che mi aiuti a incontrarla casualmente per evitare di andare a cercarla a casa sua, perché so che si negherebbe, e preferirei non dovermi appostare come uno stalker davanti alla farmacia dove lavora per aspettarla quando esce. Non mi sembra una cosa tanto complicata da capire - insisto spazientito.
- E con Isolde come la metti? -
- Non c'è storia con lei, lo sai. -
- Però continuate a frequentarvi, giusto? -
- Allo stesso modo in cui lo fa qualcuna di mia conoscenza con il suo amico, giusto? - le faccio il verso. Sa benissimo a chi mi riferisco, infatti sussulta.
- Non ci frequentiamo più da tre anni - tiene a precisare, e dal modo serio in cui lo ha detto capisco non le faccia piacere che la loro pseudo relazione sia finita.
- Okay, scusami, non dovevo dirlo. - Sospiro passandomi una mano tra i capelli. - Anita, perché insisti a trovare problemi dove non ci sono? -
- Perché non ho ancora ben chiaro dove vuoi andare a parare con Martina. -
- Te l'ho detto, ho bisogno di parlarle, tutto qui. -
- Non credo sia una buona idea - continua a rimarcare.
- Ma io devo parlarle, ci sono delle cose importanti che deve sapere - rimarco più di lei.
- Senti, Matthias, lo so che in fondo, molto in fondo, sei un bravo ragazzo, non per niente sei mio cugino, ciò non toglie che sai essere anche un gran bastardo quando ti impegni, e con lei ti sei impegnato fin troppo - mi accusa.
- Solo perché ogni tanto la prendevo in giro non vuol dire che mi sono comportato da bastardo - mi difendo.
- Ah no? Era solo una ragazzina infatuata di te e lo sapevi, eppure non facevi che metterla in imbarazzo con i tuoi stupidi scherzi. Lascia perdere, Matthias. Davvero, lasciala in pace. -
- Lei mi piaceva, Anita. Non dico che ne ero innamorato perché mentirei, ma mi piaceva davvero - ribatto alzando il tono.
- Ti piaceva?! Era quello il tuo modo per dimostrarle quanto ti piacesse? Beh, ti confido un segreto: hai sbagliato tattica con lei, genio! - Il suo sarcasmo me lo merito tutto.
- Lo so, ho sbagliato un sacco di cose con lei, e ora voglio rimediare. -
- Di' pure che ora che hai visto la donna che è diventata, vuoi rimediare qualcos'altro, piuttosto - dichiara sicura di aver centrato l'obiettivo.
E in parte lo ha fatto, perché è vero che ho fantasticato su Martina, sei anni fa mentre la baciavo e ancora di più ieri sera quando l'ho vista, ma si illude se pensa sia disposto ad ammetterlo.
- Cazzo, Anita, non sono un maniaco o un pervertito, voglio solo poterle parlare, come te lo devo dire?! - ribadisco esasperato dalla sua reticenza. Continua a fissarmi lasciando intendere che non mi crede. - Okay, come non detto. Troverò da solo il modo di incontrarla, grazie lo stesso - rispondo sgarbato.
È chiaro che non ha alcuna intenzione di cedere, così non mi resta che arrendermi.
Sono già sulla porta, pronto ad andarmene, quando mi chiama.
- Matthias, lo sai perché è tornata? - chiede guardandomi seria.
- Perché ha terminato gli studi? - ipotizzo la cosa più ovvia.
- Si è laureata più di un anno fa, quindi no, il motivo è un altro. -
- E hai intenzione di dirmelo o giochiamo agli indovinelli? - rispondo spazientito.
- Ha avuto un ragazzo in questi anni. -
Mi si mozza il fiato.
Immaginavo che in questo lungo periodo non fosse rimasta sola, però immaginarlo è una cosa, averne la conferma e tutt'altro.
- Okay, e quindi? - la incito a proseguire pur presupponendo il seguito.
- Dopo la laurea è andata a vivere con lui e contemporaneamente ha iniziato a lavorare nella farmacia della sua famiglia. Era felice, molto felice e sembrava veramente che le cose andassero bene tra loro. Finché ha scoperto che il suo ragazzo non era il santo che credeva. -
Una doccia fredda. Ecco l'effetto che mi ha procurato venirne a conoscenza.
- Cazzo... Io... non lo sapevo. -
- Ora lo sai. È ancora molto scossa per quella storia, inoltre mettici il fatto di essere tornata qui, il cambio di lavoro e aver perso i contatti con gli amici che ha avuto in questi anni... Tutto questo non la sta aiutando. -
- Ne sono convinto. -
- Matthias, ho voluto dirtelo perché, se hai intenzione di tormentarla solo per divertirti un po', è meglio che ci ripensi. -
Ci voglio ripensare? Vedo Martina come una ragazza con cui è divertente scherzare e niente di più?
- Non voglio tormentarla - rispondo deciso sostenendo il suo sguardo.
La mia risposta sembra soddisfarla.
- Bene. Oggi pomeriggio, dalle quattro in poi, saremo al camping Tre Pini. Se sei ancora convinto di parlarle è lì che la troverai. Però ti avviso: fai ancora lo stronzo con lei e puoi scordarti che siamo parenti. Sono stata abbastanza chiara? - dice rivolgendomi uno sguardo minaccioso.
- Cristallina! -
Non ho bisogno di ripensarci, sono determinato a incontrarla, anche se non ho ben chiaro cosa voglio realmente da lei.
Ma ho tutta l'intenzione di scoprirlo presto.