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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Simona Bianchera
Titolo: Tu sei Musica
Genere Romanzo Rosa
Lettori 3668 49 70
Tu sei Musica
E poi, tu...
- Vanessa, ma questo gruppo è un portento! - , esclamò Alaska con il suo bellissimo accento toscano mentre ballava per la stanza, trasportata dalla musica rock. Il corpo slanciato si muoveva aggraziato, la carica dei suoi ventidue anni sprigionava energia. Muoveva la testa al ritmo della musica, scuotendo i lunghi capelli neri e fucsia. Ridevano anche i suoi occhi blu mare, che risaltavano in contrasto con il colore dei capelli. - Sì Sky, sono bravissimi! - , rispose Vanessa, la sua grande amica e coinquilina. - Come hai detto che si chiamano? - , chiese a voce alta per farsi sentire in mezzo a quelle note, saltellandole a fianco.
Da piccola Alaska non riusciva a pronunciare il proprio nome per intero e alla domanda “Come ti chiami?” rispondeva orgogliosa “Skai”. La sua mamma, sentendola la prima volta, disse: - È perfetto - , pensando al cielo limpido, blu intenso dell'Alaska che vedeva ogni giorno riflesso negli occhi della figlia; così nacque il soprannome Sky.
- Pensieri Divergenti. Wow! Senti che grinta! Che voce stupenda! - , continuò Alaska, prendendo a braccetto Vanessa e iniziando a girare come matte su loro stesse. Vanessa adorava la sua amica, solare, piena di passioni, sognatrice, amante della natura, dell'arte, della musica, della vita. Finita la canzone, Vanessa si sedette di fronte al pc: - Hai detto che sono di Verona? - , chiese, scrutando i titoli delle canzoni dei Pensieri Divergenti caricate su di un sito di musica per gruppi emergenti. Erano arrivate all'ascolto della loro decima canzone e già si trovavano innamorate del sound, dei testi profondi e della voce graffiante di Xavier, il cantante. - Sì, magari fanno qualche data in giro. Aspetta che guardo se hanno un profilo - , disse Alaska, cercando sul social network a cui era iscritta l'eventuale pagina della band per scoprire date o news. - Eccolo! - , esclamò. Vanessa le si avvicinò e insieme guardarono sul cellulare di Sky la pagina dei ragazzi. - Sono tutti più o meno della nostra età. La loro pagina Facebook è stata creata tre anni fa da Luca, il batterista che ha sostituito quello precedente. Xavier è il cantante, Diego il chitarrista e Marco il bassista. Hanno all'attivo un album: quello che stiamo ascoltando - , riassunse Alaska, dopo aver appreso le notizie dalla presentazione e dai post recenti. Guardarono le foto della band. - Sono tutti fighi! - , notò Vanessa, con uno sguardo birichino che la fece scoppiare a ridere. Aveva una risata contagiosa, sia per la cadenza sonora, sia per l'espressione del viso, le quali, insieme, illuminavano la stanza. Vanessa era deliziosa, non tanto alta, con un viso dai lineamenti dolci e perfetti. Lunghi capelli mori, lisci, con mèches bionde. Un corpo sinuoso. Era facile innamorarsi di lei e del suo carattere allegro, tipico del Sud. Carlo, il suo ragazzo, lo sapeva e si sentiva fortunato ad esser stato scelto da lei. - Mai però fighi come il mio Carlo - , disse subito dopo, persa nel pensiero di lui. Alaska osservò l'amica e il suo sguardo innamorato le fece venire in mente il giorno in cui Vanessa e Carlo si conobbero.
Le due amiche erano davanti a un negozio etnico a guardare la vetrina che, con i tanti colori e oggetti fuori dal comune, le aveva attirate. - Guarda che bella la lampada di sale! C'è scritto che purifica l'aria. Potremmo prenderla per la sala, che ne dici, Vane? - - Sì, è stupenda. Però mi piacerebbe quella grossa, chiediamo quanto costa! - Ad un tratto, la voce di un uomo colse la loro attenzione. - Scusate, mi sapete indicare dove si trova via Cavour? - Vanessa e Alaska si girarono, trovandosi di fronte un bel ragazzo, alto, con i capelli neri corti e ordinati, un sorriso splendido su un viso dai lineamenti decisi. Indossava una camicia bianca e pantaloni neri, scarpe lucide. Molto elegante, aveva l'aspetto di un manager. Stringeva la maniglia di un grosso trolley nero, dall'aria di essere nuovo di zecca. Vanessa rimase imbambolata, rapita dalla presenza di quel ragazzo appena comparso. Toccò quindi ad Alaska spiegare dove fosse la via, ma lei detestava dare indicazioni stradali, non riusciva mai a farsi capire e spesso, per non far perdere ancora di più il mal capitato, mentiva spudoratamente dicendo di non essere della zona. - Ok - , si concentrò. - Allora, devi andare dritto per questa strada. Al primo incrocio, anzi no, scusa al secondo, gira a destra, fai cento o duecento metri... non saprei. Comunque, vedrai un negozio di scarpe che fa angolo. Ecco, da lì prendi la stradina a sinistra. È un po' nascosta, ma non puoi sbagliare: è acciottolata, ma aspetta... con il trolley è scomoda - . Si fermò qualche istante a pensare e poi riprese con entusiasmo: - Allora, fai così: prosegui dritto ancora un po', quando vedi un semaforo gira a destra, poi ne incontrerai un altro, gira a sinistra, vai dritto fino a quando non vedi una specie di campanile e... - , Alaska continuò a parlare senza rendersi conto che Carlo aveva un'espressione confusa sul volto. - Ma no, Sky - , la interruppe Vanessa, ridestata dalle assurde indicazioni della sua amica. - Non ci sto capendo nulla nemmeno io, pur conoscendo la strada! - - Ma Vane, tu stai lì muta come un pesce e io, lo sai, detesto indicare le vie, con me si perdono tutti. - - Ci credo, povere persone! Pare che te le inventi le indicazioni. - - Sì, è vero, a volte un po'. - Carlo trasalì a quell'informazione e si trattenne dal ridere. Era divertito nel sentire la conversazione tra le due ragazze. - E poi, un campanile? Ma quando mai c'è stato? - - Ma sì, Vane, quella strana costruzione pare che abbia un campanile in cima, almeno, io lo vedo così. Dai, bisogna usare un po' di fantasia! - Dopo questa ultima notizia, Carlo scoppiò in una fragorosa risata: - Un campanile inesistente - , continuava a ripetere. Vanessa e Alaska si girarono verso di lui e iniziarono anche loro a ridere; Vanessa fece roteare il dito indice vicino alla tempia per indicare la pazzia della sua amica. - Siete fantastiche! - , esclamò. - Piacere, io sono Carlo - , disse allungando la mano per presentarsi. Alaska la strinse vigorosamente: - Io sono Alaska, o Sky, se preferisci, e non è vero che sono matta, forse solo un po' troppo fantasiosa. - Carlo la guardava senza smettere di ridere. Le fu subito simpatica quella bella e bizzarra ragazza. Poi toccò a Vanessa presentarsi, la quale gli prese delicatamente la mano e con voce soffice disse: - Vanessa. Piacere di conoscerti - . Tennero entrambi la mano l'una nell'altra più del dovuto. Alaska si accorse che tra i due c'era un'energia particolare e propose, sorridendo e alzando le sopracciglia con uno sguardo furbetto: - Se ti va, Carlo, ti possiamo accompagnare - . - Sì, grazie, mi fareste davvero un grande favore. - Camminando, iniziarono pian piano a conoscersi, ridendo e scherzando. - Sono contento di aver scelto di posteggiare la macchina in una piazza un po' lontana dall'appartamento. Volevo vedere il quartiere e per magia ho incontrato voi. Un segno di buon auspicio. Il più gran benvenuto in questa città. - Carlo era gentile, molto composto. Sembrerebbe un bravo ragazzo, pensò Alaska, osservando come andavano d'accordo lui e Vanessa. La sua amica era sempre stata attratta da ragazzi definiti “bad boys” e vederla così affine a un tipo come lui la rendeva felice. Si merita il meglio, pensò, ricordando quanto avesse sofferto per amore. - Lavoro per una società pubblicitaria in espansione. Ha aperto una nuova sede qui a Firenze e mi sono appena trasferito. Sono elettrizzato all'idea di una nuova vita e per la possibilità di conoscere luoghi e persone nuovi - , disse guardando il profilo di Vanessa, che serena gli camminava accanto. - Allora noi ti faremo da guida, amo la nostra regione, c'è bellezza ovunque - , rispose entusiasta lei, allargando le braccia e girando su se stessa. - Qui non manca niente: paesaggi incantevoli, borghi medioevali, storia, arte, prelibatezze culinarie. - - E la ragazza più bella - , aggiunse Alaska, con un sorriso malizioso, sicura di aver appena letto nella mente di Carlo, che guardava la sua amica sempre più rapito. Vanessa divenne rossa e tirò una gomitata a Sky, che scoppiò a ridere saltellando per la via. - È terribile la tua amica - , disse Carlo sorridendo. - Sì, ma è la migliore al mondo - , rispose lei, ridendo e scuotendo la testa osservandola. - Dove abitavi prima? - , Sky ritornò a fianco alla coppia, con la sua travolgente presenza. - Mia mamma è francese, della Bretagna. Mio padre è di Genova. Abbiamo vissuto tra Liguria e Francia. Gli ultimi tre anni ho lavorato a Ventimiglia. E ora sono qua. - - Wow! Noi amiamo la Francia! - , esclamò Alaska. - Sì, ha ragione. Abbiamo fatto diversi viaggi insieme nella tua terra. E il prossimo viaggio che vorremmo intraprendere è proprio in Bretagna e Normandia. - Vanessa aveva l'aria sognante mentre nella mente scorrevano le immagini della pittoresca Honfleur, le scogliere di granito di Ploumanac'h, Étretat e le sue spettacolari falesie, Mont St. Michel con la sua abbazia e il fascino delle maree, i fari meravigliosi che possenti si stagliano sul mare, immagini viste sempre in tv. - Io potrei farvi da guida, ricambiando la vostra gentilezza nel farmi scoprire la Toscana. Conosco ogni palmo di quelle regioni e tutte le volte che ci torno provo lo stesso stupore per la loro bellezza, come la prima volta in cui vi ho messo piede. - - Sarebbe fantastico! - , esclamò Vanessa, trascinata dall'entusiasmo, divenendo, subito dopo, rossa in viso per l'imbarazzo. Carlo sorrise e lei, in quel sorriso, si sciolse. Alaska esclamò: - Eccoci arrivati! - , indicando il numero civico e il portone d'ingresso del palazzo storico. Carlo osservò il luogo dove avrebbe abitato e volse lo sguardo alle due ragazze: - Grazie Vanessa e Alaska, siete state gentilissime. Non perdiamoci di vista - . - Certo, scambiamoci i numeri - , propose Sky, con il cellulare pronto alla mano. Carlo memorizzò il numero di Alaska come “Mad Sky”, ridendo di sottecchi mentre lo scriveva. Vanessa e Carlo si diedero uno sguardo carico di speranza e passione mentre registravano il numero l'uno dell'altra: “Sweety Vane” e “Merveilleux Français”. Erano passati tre anni da quel giorno e Vanessa e Carlo non avevano mai smesso di guardarsi in quel modo. Il loro amore era forte e intenso. Il tempo non aveva cambiato nemmeno Alaska, che era la solita matta.
***
- Finalmente ritorni! - , tuonò tra le pareti della camera da letto la voce possente di Xavier. Un sorriso solcava il suo viso dai lineamenti forti e affascinanti, occhi blu profondi ridevano insieme alla sua voce. - Chissà come ne saranno felici anche i ragazzi! - . Lunghi capelli neri, ricci, ondulavano ad ogni suo balzo. Il cantante dei Pensieri Divergenti non stava più nella pelle alla notizia che il suo grande amico sarebbe tornato a Verona. Dall'altro capo del telefono, a chilometri di distanza, Daniel rideva insieme a lui: - Sì e non vedo l'ora di abbracciarvi! - . - Iniziavo a odiare Edimburgo perché ti aveva rapito. - Daniel era un grande amico della band, il batterista iniziale di quando avevano formato il gruppo. Insieme avevano creato buona parte dei pezzi storici del primo album, ma poi, per seguire gli studi, aveva lasciato Verona, trasferendosi a Edimburgo. Si era iscritto al prestigioso conservatorio della città, rivolto a compositori e musicisti dall'eccellente potenziale. Aveva passato le dure selezioni e dopo quattro anni full-time si stava laureando. Sarebbe rimasto ancora tre settimane in Scozia e poi, finalmente, sarebbe tornato nella sua terra, dalla sua famiglia e dai suoi amici, con un bagaglio musicale immenso e la valigia piena di sogni da realizzare. - Organizzerò una festa per il tuo ritorno e la tua laurea che rimarrà nella storia! - , promise il suo amico. - Grazie, so che sarà eccezionale. Sei un vulcano di idee! - , rispose Daniel, passando davanti allo specchio della sua stanza, che rifletteva un appariscente ragazzo di venticinque anni. Era alto, con una corporatura da sportivo, lunghi capelli castano/biondo, profondi occhi scuri e un sorriso ammaliante. Aveva un carattere grintoso e un'energia che scorreva a fiumi, estroso e con una spiccata fantasia. Subito dopo essersi salutati, Xavier chiamò Diego e Marco. Parlava guardando le foto che aveva appese al muro della sua camera da letto. Erano loro quattro, insieme, durante i concerti, al mare, in sala prove e in campeggio: amici fin da bambini. Daniel trascorse le ultime settimane visitando la Scozia con la sua famiglia, che lo aveva raggiunto in occasione della laurea. Durante i quattro anni di permanenza in Gran Bretagna, non era mai riuscito a visitare quella magica terra, troppo preso dagli studi. Il giorno della laurea, Elsa, sua madre, aveva gli occhi lucidi fin dalla mattina. Emozionata e piena d'orgoglio, stessi sentimenti condivisi da Andrea, il padre, e da Matteo, suo fratello di sedici anni. Per lui Daniel era un esempio da seguire. Nicla, la sorellina di dodici anni, da quando erano arrivati gli stava dietro come un cucciolo, perché le era mancato tanto quel fratellone musicista che la riempiva sempre di attenzioni. Partirono tutti insieme percorrendo chilometri che regalarono loro sorprendenti scorci, castelli, laghi, vallate selvagge ed incantevoli isole. Daniel si sentiva grato per la sua vita, per l'amore che aveva sempre avuto dai suoi genitori e per il sostegno morale e materiale che non era mai mancato per poter realizzare i suoi sogni. Grato per i suoi amici, che lo aspettavano in Italia, senza sapere che lo attendeva anche qualcosa di unico. I giorni passarono in fretta e arrivò il momento della partenza. Seduto in areo dal finestrino con il fratello accanto, diede un saluto immaginario alla terra che l'aveva ospitato e istruito in quegli ultimi anni. Con la mente ripercorse gli splendidi posti ricchi di leggende e storia da poco visitati e sereno s'addormentò. Poco prima dell'atterraggio, sua madre lo svegliò dolcemente: - Siamo quasi arrivati - , gli disse sorridendo. Daniel si stiracchiò e guardò fuori dal finestrino: la sua Italia era piccola, vista dall'alto, piena di strade, luci, monti e laghi: una visione che gli riempì il cuore. Anche se non era la prima volta che vedeva quella porzione di mondo, sentì un'emozione diversa: Forse perché ora sono tornato per restare, pensò, mentre un sorriso illuminava il suo viso. L'areo iniziò la discesa e Nicla e Matteo risero per la sensazione di vuoto che provarono allo stomaco, sensazione che anche Daniel provò e che lo fece scoppiare in una risata.
Le note di Eyes of Tiger dei Survivor accolsero l'uscita di Daniel dall'aeroporto. Xavier cantava, in maniera vistosa, sopra la voce proveniente dallo stereo; Daniel, sorpreso e felice, scoppiò a ridere. Lasciò andare il trolley, facendosi travolgere dagli abbracci degli amici. - Ciao matti! Siete unici - , riuscì a dire prima che Xavier lo soffocasse in un abbraccio da orso. - Ci sei mancato, amico! - , gli disse, guardandolo negli occhi. - Anche voi. - La famiglia di Daniel guardava felice quella scena di profonda amicizia. Si salutarono. - Daniel deve fare il viaggio di ritorno sul nostro pulmino - , disse Diego ai genitori dell'amico. - Dobbiamo organizzare la sua mega festa di laurea - , aggiunse Marco. Non volevano perdersi nemmeno un minuto del suo ritorno. - Ok, andate piano ragazzi - , si raccomandò Elsa, salutando tutti con un bacio materno; li aveva visti crescere e voleva loro bene. - Posso venire con voi? - , chiese speranzoso Matteo. - Ma certo, fratellino, anzi, mi fa proprio piacere - , rispose Daniel, dandogli una leggera pacca sulla spalla e arruffandogli i capelli. Matteo ridendo si rivolse ai genitori: - Posso? - . Con un cenno del capo, Andrea diede il suo consenso. - Fantastico! - , esclamò. Nicla si accontentò di un forte abbraccio e di un bacio di Daniel. - Rimani qualche giorno a casa da noi, vero? - , gli chiese, poi, accarezzandolo in viso. - Sì, piccola. - Dopo essersi salutati, ognuno si avviò al proprio mezzo. - Belli i pezzi che avete creato, ragazzi. Bravi davvero - , disse Daniel, seduto comodamente sul pulmino anni ‘70 che avevano acquistato tempo prima tutti insieme. - Avete concerti in programma? - - A dir la verità, Luca, negli ultimi mesi, è stato poco presente alle prove. Forse perché sapeva che saresti tornato da noi. Anche se non glielo abbiamo mai detto, sentiva di essere un sostituto - , spiegò Xavier, mentre guidava. - Siamo in buoni rapporti, ci mancherebbe, ma giustamente sta lavorando molto con l'altra sua band - , aggiunse Marco. - E poi, diciamoci la verità: l'alchimia del gruppo si raggiunge solo quando siamo tutti insieme - , disse Diego, dando una pacca sulla spalla ad ognuno dei suoi amici. Di tutto rimando, tirarono insieme un urlo d'incitamento, Xavier accese l'autoradio e la chiavetta USB fece partire i loro pezzi. Il pulmino nero con disegni rock procedeva sulla strada con il volume della musica alto e gli occupanti intenti a mimare ognuno il proprio strumento e con il cantante che intonava le canzoni senza sbagliare una nota. Matteo rideva, seduto in mezzo a quegli scalmanati, e si sentiva grande e importante. Gli automobilisti che li affiancavano venivano rapiti da quella tempesta rock. - Ciao Daniel, bentornato - , disse Luca, stringendogli forte la mano e dandogli una pacca sul braccio. La sala prove, “il quartier generale”, come lo chiamavano loro, era la taverna di Xavier. C'erano un bagno e due stanze: una munita di ogni confort per trascorrere le serate tra amici, e una adibita alle prove, perfetta da cima a fondo, insonorizzata, con un arredamento studiato per rendere la stanza accogliente, ma senza togliere la giusta acustica. Diego prese le birre dal frigo, Marco aprì un pacco formato famiglia delle sue patatine preferite e Xavier chattò con una delle tante fan che stravedevano per la sua bellezza e il suo carisma. Daniel, intanto, raccontò a Luca degli studi in Scozia e delle nuove tecniche musicali apprese. Luca era felice per quell'incontro serale, voleva dare loro la notizia della sua uscita dal gruppo e godersi la serata in compagnia di quei ragazzi di cui sarebbe sempre rimasto amico. Con loro si era divertito, aveva condiviso soddisfazioni musicali scrivendo belle canzoni, trascorso serate divertenti e dato vita alla pagina su Facebook, ma sentiva che era tempo di cambiamenti. Con il ritorno di Daniel, lui si sarebbe dedicato completamente all'altro gruppo. - Un brindisi - , disse, levando la bottiglia di birra in aria. - A tutti i musicisti. A chi torna e a chi va. Esco dal gruppo, ragazzi. Grazie per questi anni, grazie per la musica, per le risate. - - Grazie a te, è stato un onore averti con noi - , disse Xavier, abbracciandolo. Anche gli altri ragazzi si unirono a quell'abbraccio. Luca suonò per l'ultima volta insieme a loro durante la festa organizzata per Daniel. Fu veramente una festa incredibile, travolgente e rock. Poi, passò il testimone a Daniel: - Al fondatore, unico vero batterista della band - . Si gustò il suono pulito, grintoso della batteria, la magia di quelle bacchette, e fu felice della decisione presa. I Pensieri Divergenti erano tornati alla loro vera essenza. Di nuovo insieme, ripresero a lavorare con slancio. Erano tutti grintosi e pieni di idee. Passò solo qualche mese e incisero nuovi pezzi. - Ragazzi, ho scoperto un concorso per band emergenti. Possiamo iscrivere un nostro brano e vince chi riceve più voti. È a livello nazionale. La sola partecipazione ci farà conoscere e, se mai dovessimo vincere, faremo un concerto qui a Verona, al Rock and All! - , disse esaltato Xavier ai suoi amici. Erano da poco arrivati a casa di Daniel per una spaghettata e un film horror. - Wow! Il nostro locale preferito! - , esclamò Diego, passando una bottiglia di birra a Xavier. - Che notizia bomba! Decidiamo quale brano mandare - , disse Marco, avvicinando la propria bottiglia a quella degli amici per fare un brindisi. - A noi, alla nostra musica e alla scelta migliore - , augurò Daniel, prima di far tintinnare la propria bottiglia con quella degli altri. Ognuno propose i pezzi che credeva migliori e a fine cena, valutandone la lunghezza, i riff, l'originalità e il testo, scelsero Magico. Daniel accese il pc, compilarono la pagina d'iscrizione e caricarono il pezzo. Si guardarono tutti in faccia, convinti ed entusiasti della nuova avventura intrapresa. Il giorno dopo, fecero le foto da caricare sulla loro pagina web per presentare la ricomposta formazione iniziale e per rinnovare quella di Facebook. I ragazzi si divisero le varie responsabilità in modo da dividersi tutti gli impegni che i progetti importanti comportano. Xavier, che stava organizzando al meglio il progetto, pensò che Daniel fosse perfetto per contattare il maggior numero di persone tra amici, anche all'estero, conoscenti, familiari affinché potessero ricevere il massimo dei voti. Era domenica sera e Daniel era a casa quando gli arrivò un messaggio: “Dany, se ti va bene, avrei pensato di delegarti il compito di promuovere il nostro concorso. Contatta amici, parenti e conoscenti per farli votare. Anche la nostra pagina Facebook deve riattivarsi. Magari scrivi ai nostri fan per far sapere dell'iniziativa”. Daniel, entusiasta rispose: “Ok, Xavier!”. Pensò a come scrivere il messaggio per presentarsi e far sapere del concorso. Una volta deciso il testo, lo inviò ai fan iscritti al social. Il destino, si sa, fa giri strani, ma alla fine tutto s'incastra e, nella lista degli amici del gruppo, Daniel trovò una ragazza dal nome molto particolare e, osservando quel bel viso ritratto nella foto del profilo, le mandò il messaggio preimpostato: “Ciao, sono Daniel, il batterista dei Pensieri Divergenti. Siamo tornati più carichi di prima e stiamo partecipando a un concorso musicale. È in gara il nostro ultimo singolo e ci farebbe piacere che tu l'ascoltassi e, se è di tuo gradimento, ricevere il tuo voto. Grazie”.
***
Alaska, quando ricevette il messaggio, era a casa con Vanessa e Carlo. Aveva da poco acceso il pc per collegarsi a Facebook ed era in sala a discorrere con loro e a coccolare Lupen, il suo cagnolino nero, incrociato con un volpino. Erano le sette e mezza di sera e stavano aspettando le pizze da poco ordinate. Appena si collegò, sentì il bip che indicava che aveva ricevuto un messaggio. Cliccò incuriosita sulla busta rossa lampeggiante e il contenuto la riempì di felicità. - Finalmente i Pensieri Divergenti sono tornati! - , proclamò alzando il volume delle casse e facendo partire la canzone. Sorrise a Vanessa che, capendola al volo, si alzò dal divano e si mise a ballare insieme a lei. Carlo invece, posato com'era, si godeva da seduto lo spettacolo delle due amiche. Alzò il bicchiere di succo d'arancia per fare un brindisi e urlò, per sovrastare la musica: - A voi due matte e al vostro amore per il rock - . Alaska, continuando a ballare, gli si avvicinò, passandogli una bottiglia di birra. - Il rock è energia, adrenalina! Devi sentirlo scorrere nelle vene. Lascia il tuo succo del piffero, bevi la birra e balla con noi! - Carlo, da astemio convinto, rifiutò con un sorriso, rimanendo seduto e muovendo solo la testa al ritmo della musica. Finita la canzone, Vanessa si ributtò sul divano a baciare il suo tranquillo fidanzato. Alaska si rimise seduta davanti al pc e rispose con slancio a quel messaggio: “Ciao Daniel, piacere di conoscerti. Non sapevo che il gruppo avesse cambiato batterista. Wow! Il nuovo pezzo è coinvolgente e grintoso. Il mio voto è assicurato e vi farò molta pubblicità”. Dopo aver premuto “Invio”, cercò la foto di Daniel e rimase folgorata dalla sua bellezza. Era proprio il suo tipo: alto, occhi scuri, sguardo penetrante e capelli lunghi. Però! Che gran figo, pensò.
***
Daniel stava inviando il messaggio con la traccia del singolo a tutti quelli che aveva in rubrica, ai vari siti di musica, alle pagine web dedicate agli artisti. E in tanti gli risposero, dicendo di aver votato e facendogli i complimenti per la traccia. Lui rispondeva con un semplice “Grazie”. Gli sembrava sgarbato non ringraziare, ma non voleva nemmeno perder tempo. Solo quando ricevette il messaggio di Alaska fermò il suo lavoro. Quel nome originale e la foto di quella ragazza lo attraevano molto. “Il piacere è tutto mio, Alaska. Grazie per i complimenti, stiamo rivoluzionando la band e vogliamo dare nuove sonorità ai Pensieri Divergenti. Onorato del tuo voto e del tuo aiuto. Buona serata, a presto.” Sky lesse il messaggio e rispose: “Da quello che sento, ci state riuscendo”. Nel frattempo, suonò il campanello: erano arrivate le pizze. Lupen iniziò ad abbaiare come un matto, Sky lo prese in braccio per evitare che si scagliasse contro il ragazzo delle consegne. Vanessa andò ad aprire la porta e prese i cartoni fumanti. Carlo, da vero gentiluomo, pagò il conto e lasciò la mancia. Alaska, seduta davanti al pc con Lupen tra le braccia che cercava di svincolarsi, terminò il messaggio velocemente: “Aspetto notizie. A presto”. Tutta contenta, raggiunse gli altri a tavola e augurò buon appetito, ammirando la sua super pizza: una quattro formaggi rossa con speck, pomodori freschi, melanzane, salsiccia e patatine fritte! Vanessa, che aveva preso una semplice vegetariana, la prese in giro, ridendo: - Non ti sembra troppo leggera quella pizza, Alaska? Secondo me non ti sazierà e poi vorrai anche un pezzo della mia - . Carlo, sgranando gli occhi, disse: - Tutta quella roba su una pizza? È assurdo! - . - Ohhh quante storie, non sapete cosa vi perdete, e poi, non la mangio mica da sola - , disse Alaska, dando un pezzettino di crosta a Lupen, aggiungendo: - Vedete? - . Scoppiarono tutti a ridere. Lupen, invece, deluso per sentir così tanti buoni odori e aver in bocca una semplice e piccola crosta, mugugnò. - No, povero Lupen, scherzo. La mamma ti dà la pizza e anche salsiccia e speck saranno tuoi - , gli disse, porgendo al piccolo goloso una generosa porzione. Cenarono con gusto, parlarono tanto e un paio di volte Alaska ripensò alla bellezza del nuovo batterista dei Pensieri Divergenti.
***
Anche Daniel aveva ordinato una pizza d'asporto. Stava organizzando delle serate per promuovere il nuovo singolo nei locali che frequentava. I gestori erano tutti suoi amici. Aveva ragione Xavier: Daniel era il più indicato per quel lavoro, estroverso com'era e con tutta la gente che conosceva, avrebbero preso tantissimi voti. Durante la serata, impegnato nell'organizzazione degli eventi, la sua concentrazione virò un paio di volte sul ricordo del viso di Alaska. Domani le manderò un altro messaggio, così da farle sapere della mia iniziativa, pensò mentre dava un morso alla pizza. Una patatina gli cadde sui pantaloni insieme a del formaggio, sporcandoli. - Accidenti! - , disse a voce alta. - Li avevo messi puliti stamattina e sono i miei preferiti. Se li voglio indossare domani, mi tocca rilavarli. - Posò il pezzo di pizza nel cartone e andò in bagno per lavarsi le mani; provò con uno straccio bagnato a togliere la grossa macchia, ma non c‘era niente da fare. Ora capisco la rabbia di mia mamma quando mi vedeva sporcare i vestiti appena messi, pensò, guardando la macchia d'unto che troneggiava sulla stoffa. Da quando era andato a vivere da solo, si rendeva conto di molte cose a cui non aveva mai dato peso quando abitava con i genitori. Sbuffando, si tolse i jeans, vi strofinò sopra un antimacchia e li mise in lavatrice, facendo partire il lavaggio. Si infilò i pantaloni di una tuta e andò a terminare la sua pizza in cucina. Appoggiando il cartone sul tavolo, anziché sulla scrivania accanto al pc, sperava di rimanere al riparo da eventuali altre macchie. Accese la radio impostata sul suo canale rock preferito e una stupenda ballata, Nothing else Matters dei Metallica, riempì di note la stanza. Il pensiero volò a chilometri di distanza e andò a fermarsi a Firenze, la città dove risiedeva la misteriosa ragazza con il nome fuori dal comune, così aveva letto sul suo profilo. Era rimasto proprio colpito dal sorriso ritratto nelle fotografie caricate sulla sua pagina social. Finita la pizza, si preparò il caffè. Quando la moka emise il suo classico borbottio e l'aroma avvolse la stanza, spense il fuoco e versò il caffè nella tazzina. Si mise la giacca tirandosi il cappuccio sulla testa e, gustandosi l'aroma del nero caffè, uscì in terrazzo per fumarsi una sigaretta. Volgendo gli occhi in alto, si emozionò di fronte ad un cielo limpido, puntellato di stelle. Amava le costellazioni. Era affascinato dallo studio dell'astronomia collegato alla mitologia e dunque vedeva poesia, segreti e mondi misteriosi dentro quelle figure. Orione brillava in tutta la sua bellezza, con le stelle Rigel di colore azzurro e Betelgeuse di color arancione alle estremità. Grazie a queste costellazioni, tutti i popoli della terra hanno un punto di riferimento, pensò. Anche Sirio si stagliava luminosa nel firmamento. Ricordava di aver letto che gli egiziani basavano il calendario sul suo sorgere eliaco e che la associavano alla dea Iside. Nella costruzione della Grande Piramide di Giza, era stata allineata alla Camera della Regina e altri misteri giravano attorno a questa stella. Per le antiche civiltà, aveva una grande importanza nell'astronomia, nella mitologia e nell'occultismo e addirittura la tribù dei Dogon tramandava che c'era stato un contatto con esseri provenienti dalla stella stessa. Daniel fu pervaso da un brivido d'emozione. Continuò a cercare le costellazioni anche dopo aver finito la sigaretta e solo quando il freddo lo fece tremare rientrò in casa. Era il 21 dicembre. Il solstizio d'inverno, la notte più lunga dell'anno. Daniel riusciva sempre a stupirsi dell'incredibile spettacolo che la natura offriva ogni giorno. La serata passò in fretta con il lavoro che aveva preso in carico e, quando andò a letto, era già notte inoltrata. Il mattino dopo si svegliò di buon umore, elettrizzato da quella nuova avventura musicale che si stavano accingendo a vivere. Non sapeva perché, ma il suo primo pensiero fu quello di mandare un messaggio ad Alaska per augurarle il buongiorno e raccontarle dell'idea che aveva avuto per promuovere il concorso. Alaska gli rispose subito. Ebbe così inizio la loro intensa conoscenza. Le cose migliori capitano quando meno ce lo aspettiamo, quasi per caso. Ma le loro anime erano legate da chissà quanto tempo: semplicemente, si erano rincontrate. Iniziarono a sentirsi ogni giorno per salutarsi, raccontarsi di sé e aggiornarsi sulla classifica del concorso. Si confrontavano su argomenti più o meno seri e pian piano imparavano a conoscersi. Tutto ciò che circondava Daniel parlava di musica: i poster appesi, la miriade di dischi in vinile, i cd, gli strumenti tenuti in perfetto stato; tutto questo occupava una buona parte della sua casa e, dei tanti libri che teneva in camera, almeno la metà aveva come argomento la sua amata musica. Con le dita affusolate, tipiche dei pianisti, piene di anelli in stile rocker, digitò le lettere sulla tastiera, con la stessa ipnotica fluidità di quando suonava il pianoforte: “Mi sono laureato da poco. Insegno in una scuola di musica, ma comunque per arrotondare in questo momento uccido... no, scherzo. Collaboro con un mio amico tecnico del suono”.
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Alaska, seduta comodamente sulla sedia reclinabile di fronte al pc della sala, scoppiò a ridere e rispose: “Bello 29 “uccido”! Ho pensato a Dexter! Immagino che insegni batteria... oppure mi stupirai con altri strumenti?”. Era divertita dai messaggi che si scambiavano e anche molto incuriosita da quel ragazzo pieno di vitalità.
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Daniel sorrise all'idea di poterla stupire e, mentre il sole faceva capolino dalla finestra semiaperta di fronte a lui e andava a crogiolarsi sul suo viso, rispose: “Adoro stupirti e oltre alla batteria insegno pianoforte. Sai, la musica mi scorre nelle vene...”. Dopo aver premuto ”Invio”, allungò il braccio fino alla mensola e prese gli occhiali da sole: voleva godersi quei raggi che lo abbracciavano, senza però rimanerne infastidito. L'aria era fredda e la contrapposizione col calore del sole donava una sensazione bellissima. Dagli alberi del parco su cui si affacciava il suo appartamento, arrivavano i cinguettii vivaci dei pettirossi e le urla dei bambini che, incuranti delle temperature basse, con nasi e gote arrossate, giocavano a rincorrersi. Tutto ciò gli portava una sensazione di felicità, che si aggiungeva al fatto di scriversi con quella bella ragazza. Daniel scorreva la pagina del social che rifletteva l'animo di Alaska e, colpito da una frase postata qualche giorno prima, le chiese: “Ma tu dipingi? Ho letto un tuo post dove parlavi di un tuo nuovo quadro...”.
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Sky, onorata dal fatto che Daniel fosse andato a leggere i suoi post, arrossendo in viso, rispose: “È una mia passione. 30 Dipingere mi trasporta in un altro mondo, mi estraneo da tutto. Prendo una tela, i pennelli, attacco la musica e attorno a me ci sono solo i miei sogni e una miriade di colori. Così come adoro leggere, scrivere, fotografare, viaggiare”.
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Daniel, sorpreso da quella descrizione e incuriosito da ciò che la mente di Alaska poteva creare, scrisse: “È tutto molto intrigante, hai molte passioni. Mandami alcune foto delle tue creazioni”. *** Gli occhi di Alaska iniziarono a vagare sulle pareti della sala, che erano piene dei suoi quadri colorati e, speranzosa che potessero piacere anche a lui, rispose: “Va bene. Tieni presente, però, che sono autodidatta, ci sono parecchie imperfezioni, non ho tecnica e dipingo d'istinto... vabbè, bando alle paranoie, spero ti piacciano...”, e caricò le foto dei suoi lavori migliori.
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L'arte, in generale, è un tramite per esprimere emozioni, la visione del proprio modo di vivere e di assaporare ciò che si ha attorno. Così, Daniel colse nei quadri di Alaska la sua essenza e ne rimase ammaliato. Dopo essersi gustato i particolari di quelle opere e l'infinità di colori che sprigionavano, scrisse: “Alaska, sono incantevoli! I soggetti, i colori, esprimono la tua gioia di vivere...”.
Simona Bianchera
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