Writer Officina
Autore: Nicola Mari
Titolo: L'Universo Non Dimentica
Genere Thriller Scientifico
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L'Universo Non Dimentica
Il deposito di documenti antichi del Convento di San Francesco si trovava al pianterreno del complesso.
Kane e Tom ci giunsero, capitanati dal monaco con cui avevano parlato in ufficio. Lui aveva in mano un mazzo di chiavi per entrare in quell'area, normalmente ad accesso ristretto al pubblico. Nel frattempo, Joseph aveva deciso di attenderli al piano di sopra.
Kane gli aveva spiegato di come erano arrivati ad intuire che Ettore Majorana potesse aver trascorso parte della sua vita lì, e gli disse del manoscritto di Voynich e delle quattro delle quattordici pagine mancanti che erano state ritrovate nel monastero in Italia. Fu solo per tale motivo che il monaco accettò di aiutarli. Da quanto gli disse, in quel convento si tramandava il fatto che Majorana stesso desse l'obbligo di non parlare con nessuna persona dei suoi fatti, a meno che non mostrassero di avere documenti con quello strano alfabeto, che era quello del manoscritto di Voynich.
A quanto pare Majorana voleva davvero farsi trovare, ma solamente dalle persone giuste. Ma perché?
Il monaco confermò la loro ipotesi, dicendogli che Majorana passò alcuni anni lì a Valencia nel Convento di San Francesco, ma che dopo cinque anni ripartì, per una meta imprecisata. Ora si stavano appunto dirigendo nelle sale sotterranee dove erano presenti i documenti storici, dal 1500 fino al 1800, nei quali potevano forse intuire qualcosa sulla prossima mossa di Majorana.
Il monaco giunse davanti ad un grosso portone di legno, prese il mazzo di chiavi e trovò quella giusta per aprirlo. Uno scricchiolio si sentì quando la porta venne aperta, segno che nessuno vi entrava da molto tempo. Infatti, molte ragnatele erano anche presenti.
- Ecco, in uno di questi scaffali dovrebbe esserci una cartella storica dedicata al periodo in cui Majorana visse nel nostro convento - , disse il monaco.
- Bene, cerchiamo allora - , disse Kane.
Tom perlustrò l'interno della stanza, senza però entrarci. - Io lì non ci entro neanche morto. Fate voi. -
- Che c'è che non va, Tom? - , gli chiese Kane dubbioso.
Tom gli indicò le ragnatele. - Sono aracnofobico. Te lo sei scordato? -
Kane faticò a ricordare quando glielo avesse detto, ma poi gli tornò in mente di quando lui e Tom, durante il periodo da militari nell'esercito, in un campo di addestramento dovevano perlustrare una grotta, strisciando, ed infilandosi in stretti cunicoli per fuoriuscirne dalla parte opposta. Tom non riuscì a finire il percorso perché molti ragni erano presenti nei cunicoli. Sembrava curioso che un ex-marine ancora oggi soffrisse di quella fobia.
Al contrario, Kane aveva completato il percorso nella grotta senza alcuna fatica, non ci pensava mai nemmeno alla fatica, ora come allora provava sempre risentimento per non aver fatto abbastanza. Ciò lo induceva a buttarsi nel rischio più assoluto senza pensarci.
Cos'aveva da perdere? Sua madre era tutto per lui, e dopo l'incidente l'unico modo per trovare redenzione in sé stesso era stato quello di buttarsi a capofitto nel pericolo, in quelle missioni, in quel team, per cercare di salvare quante più vite possibili. Ma non serviva a nulla. Non era riuscito a salvare quella più importante. Ogni tanto tornava. Ogni tanto il suo senso di non aver fatto abbastanza si ripresentava dentro di lui. E faceva paura, gli toglieva il respiro.
- Credo di aver trovato lo scaffale dedicato agli anni 1600 - , disse il monaco, rompendo il silenzio.
Kane ritornò al presente e si fece strada all'interno della stanza e lo raggiunse. Oltre che di ragnatele, quel posto era pieno zeppo di polvere. Sia per terra, sia sugli scaffali.
Fortunatamente, le cartelle erano disposte in ordine alfabetico. Sfiorò ognuna con le dita fino alla lettera ‘M', mentre il monaco gli faceva luce con una piccola torcia. Poi la trovò: la cartella con su scritto ‘Ettore Majorana – 1944-1949'.
- È questa! - , esclamò Kane. Tom esultò a sua volta da fuori la stanza, impotente di entrare per via dei ragni.
Il monaco gli indicò un tavolino. - Vieni, posa la cartella qui e vediamo cosa c'è all'interno. -
Kane posò la cartella sul tavolino di legno e iniziò a sfogliare i documenti presenti al suo interno. Non erano molti. La maggior parte dei fogli si riferiva solamente a formali pratiche da compilare durante il suo periodo nel convento.
Ad un certo punto, Kane notò dei piccoli fogli: di taglia circa un quarto di una normale pagina.
- Devono essere del suo taccuino personale - , disse Kane. Poi li prese in mano, erano una manciata.
Ciò che vi trovò scritto lo incuriosì molto. C'erano equazioni di fisica teorica, principalmente, con alcuni piccoli schemi disegnati a mano da Majorana per far intendere il contenuto delle equazioni.
Dalle equazioni e dai parametri utilizzati, Kane aveva capito che si trattava di materia oscura.
- Hey! Che avete trovato? - , urlò Tom da fuori. Kane lo zittì e continuò a fissare le equazioni, mentre calcolava nella sua mente il significato di quella roba e di quei parametri fisici.
- È un moderatore. Ma certo! - , disse a voce alta Kane.
- Che?! - , rispose Tom.
Kane si girò verso di lui, che stava sul fianco della porta. - Nel 1934 Majorana, lavorando con Enrico Fermi e i ragazzi di Via Panisperna, contribuì a scoprire i neutroni lenti. -
- Scusa, potresti spiegarmelo in breve? Ora non capisco di cosa parli - , disse Tom.
Kane gli spiegò. - L'esperimento che fecero funzionava così. Immagina di avere una sorgente di neutroni, cioè un qualcosa che genera neutroni. Poi immagina di far collidere questi neutroni con un bersaglio che, al momento della collisione, si trasmuta in nuclide radioattivo – praticamente genera radioattività. -
Tom si immaginò lo schema in testa.
Kane continuò. - Ora. Immagina di mettere un materiale idrogenato, che può essere ad esempio un secchio pieno d'acqua, tra il neutrone e il bersaglio. Bene: Majorana, assieme ai ragazzi di Via Panisperna, scoprì che in questo modo il neutrone veniva rallentato così tanto che quando colpiva il bersaglio questo aumentava la radioattività prodotta. Di migliaia di volte! - Poi aggiunse altro. - Questi materiali che rallentano i neutroni, come appunto l'acqua naturale, sono detti moderatori. -
Tom capì il processo, aveva senso. - Interessante. Ma cosa ha a che vedere con la materia oscura? Perché è presente nelle equazioni che stai osservando? -
Kane si schiarì la voce. - Ricordi cosa Lydia ci ha detto al telefono mentre eravamo in hotel? Che se si osserva il decadimento doppio beta senza neutrini il neutrino può diventare una ‘particella di Majorana'? -
Tom annuì. Forse sapeva dove voleva arrivare, ma ciò sembrava assurdo. Al di fuori del possibile.
Kane intuì che aveva già capito. - Esattamente. Dai suoi calcoli, quando due neutroni sono rallentati tramite un moderatore hanno l'abilità di decadere simultaneamente provocando il decadimento doppio beta senza neutrini. In questo modo il neutrino diventa una ‘particella di Majorana', ovvero una particella che è al tempo stesso la sua antiparticella. E i neutrini diventano quindi una particella in grado di acquisire massa. - Lui stesso provò i brividi a dire certe cose.
Ma, dopotutto, era quanto aveva appena visto nelle equazioni scritte in quelle pagine del taccuino di Majorana.
Al suo tempo, Majorana non avrebbe mai potuto provare ciò che sosteneva visto che le attrezzature sperimentali non erano quelle moderne. Ma tutto ciò era sempre stato presente nelle sue formule matematiche. Era incredibile.
Tom era incredulo, ma il ragionamento funzionava alla perfezione. - Quindi, ecco cosa c'entra la materia oscura. I neutrini. La materia oscura, secondo la tesi di Majorana, è formata da neutrini. -
Kane lo guardò a sua volta sconcertato e aggiunse. - Esatto, e se in questo modo, tramite un moderatore, i neutrini possono acquisire massa ...allora la materia oscura può acquisire massa. -
Ci furono lunghi attimi di silenzio, in cui sia Kane che Tom ragionavano su quanto le equazioni di Majorana rivelassero sulla fisica insegnata a scuola. Era capace di sballare tutto quanto.
Nel frattempo, il monaco stava in silenzio e li fissava entrambi, non capendoci nulla di quanto dicessero.
Kane si mise in tasca i fogli. - Questa conclusione va completamente oltre il Modello Standard, che descrive la realtà fisica. Si basa su una sorta di ‘nuova fisica' completamente sconosciuta. -
All'improvviso gli tornò in mente la frase criptica di Majorana. "La fisica è su una strada sbagliata, siamo tutti su una strada sbagliata".
Che avesse sempre avuto ragione?

. . .

Alla dottoressa Kendall, le parole di Xander risultavano ancora impossibili.
Anti-informazioni provenienti dalla materia oscura?
Xander notò il suo sguardo e rise. - Capisco. Sembra assurdo inizialmente, ma le assicuro che ho i miei buoni motivi per teorizzare un processo simile. -
- E quali sarebbero? - , volle sapere Kendall. Lei era preparata sull'argomento. Pur essendo una neuroscienziata, ai tempi del suo dottorato si frequentava con un ragazzo che studiava astronomia. Lui gli parlava sempre delle frontiere in campo di ricerca astronomica, tra i quali cosmologia quantistica, materia oscura, energia oscura, ecc... . Lei si era fatta una cultura nel frattempo.
Xander la riportò al presente. - Dottoressa, credo che anche lei abbia visto cosa succede in quella stanza dopo che vi si passa qualche minuto di tempo. -
Lei si girò sulla sedia, guardò dentro la stanza dalla parte opposta della vetrata. Ora era vuota, dopo che il bambino aveva subìto quella fine orribile ed ingiusta, sia l'erbetta che le lettere sul muro erano scomparse. È come se facessero parte del ‘sistema bambino' e una volta finito di esistere il soggetto, finiva di esistere tutto il resto.
All'improvviso comprese.
- Aspetti! L'erbetta! Era immateriale. - Si girò verso Xander. - Proprio come lo sarebbe la materia oscura. -
Poi ripensò al bambino, e a tutto ciò che esisteva nella stanza con lui.
- La coscienza! Tutto ciò esisteva solamente quando il bambino era in vita, quando era cosciente. -
- ...quando la sua coscienza era ancora in grado di processare le informazioni e dare forma alla sua realtà, dottoressa - , aggiunse Xander.
La dottoressa rimase a bocca aperta.
Impossibile.
Xander sembrava avere ragione.
- Il fatto è, da dove crede arrivino tutte quelle informazioni diverse rispetto a quelle normali se non dalla materia oscura? - , disse Xander. Le aveva già specificato che in quella stanza avevano rilevato altissime concentrazioni di materia oscura. Non poteva essere una coincidenza.
- Ma perché proprio in quella stanza? Perché c'è un'alta quantità di materia oscura solo lì? - , chiese lei ancora incredula su quanto stavano discutendo.
- Non lo sappiamo ancora. Ci stiamo lavorando - , disse lui.
- Prima lei ha parlato di ‘anti-informazioni': in che senso? - , Kendall era piena di domande in quel momento. E tenere occupato Xander poteva servirgli anche per prendere tempo, chissà se qualcuno, Jess o Brandon, sarebbe venuto a salvarla.
Xander gli rispose con piacere. - Prima ho parlato di informazioni come il contrario di un'incertezza. Bene. Un'anti-informazione è qualcosa che, invece, aumenta l'incertezza. - Poi aggiunse altro. - Pensi all'entropia dell'Universo come il valore che misura il grado di disordine. Ebbene, un'informazione riduce un'incertezza: quindi riduce l'entropia, ovvero il grado di disordine. Con un'anti-informazione avviene il contrario: il grado di disordine aumenta. -
- E cosa le originerebbe? - , fece lei.
- Vede, sa bene che nell'Universo niente si crea e niente si distrugge - , rispose Xander. - Ma tutto si trasforma - , aggiunse.
Poi la guardò negli occhi. - Una manciata di informazioni, processate dalla nostra coscienza, si trasforma in una mela, un'altra manciata si trasforma in un'emozione, un'altra manciata si trasforma in un ricordo. Tutto ciò che lei ha sempre fatto, tutto ciò che ha sempre amato, tutto ciò che ha sempre sognato, tutto ciò che ha sempre vissuto, ad un certo punto, ritorna all'Universo. Sotto forma di informazioni. O meglio, di anti-informazioni, per chiamarle diversamente. -
Poi specificò. - L'Universo è un sistema chiuso. Niente può entrarne, niente può uscirne, ma tutto all'interno può trasformarsi. Ogni informazione, ogni cosa fatta, ogni cosa ricordata, ogni cosa che esiste o che è esistita anche solo nella nostra mente, fa parte dell'Universo e a lui tornerà. -
Xander sospirò e poi concluse. - L'Universo non dimentica, dottoressa. -
Nicola Mari
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Nicola Mari
Non sono assolutamente nato come scrittore, ma come scienziato. Sono di origini calabresi e sono un Dottore di Ricerca in Geologia Planetaria. Sono uno Scrittore Emergente solamente nel tempo libero. Mi piace alla follia esplorare luoghi estremi e, grazie al cielo, ciò si combina anche col mio lavoro da ricercatore in geologia. Ho infatti girato più di trenta nazioni in sei continenti, non solo per puro piacere ma anche per trovare campioni geologici utili per le mie ricerche. Per quanto riguarda la scrittura, scrivo piccole storie dall'età di sei anni, mentre al giorno d'oggi scrivo non solamente romanzi thriller ma anche sceneggiature per piccoli film amatoriali e videogiochi. Mi posso definire infatti Screenwriter, Game Writer e Game Designer per progetti indipendenti. Collaboro spesso con aziende di sviluppo di videogiochi, che mi contattano per offrirmi un contratto di lavoro come Narrative Designer, ovvero sviluppare sia la trama che i dialoghi tra i vari personaggi del gioco. Solo in seguito mi sono avvicinato alla scrittura di veri e propri romanzi thriller, con componenti scientifiche e d'avventura/azione.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la scrittura?

Nicola Mari: Non credo sia stato un momento vero e proprio, ma più che altro ho avuto la passione di voler raccontare avvenimenti in modo emozionante fin da quando ho ricordo. Inizialmente ho cercato di farlo tramite videoclip o piccoli film amatoriali. Tuttavia, la mia carenza di esperienza sul lato tecnico dell'arte del filmmaking mi ha velocemente portato a pensare che fosse assai più logico utilizzare le ‘parole' più che la ‘videocamera' per raccontare una storia.

Writer OfficinaWriter Officina: Di cosa tratta la tua saga di libri thriller? E perché hai scelto il thriller piuttosto che un altro genere?

Nicola Mari: Ho scelto il thriller avventuroso perché è uno di quei generi che ti tiene sempre in suspense, che non vedi l'ora di finire per capire qual è il succo di tutti gli avvenimenti. Odio far annoiare il lettore. Credo che chiunque, spendendoci del tempo, può essere bravo a descrivere nel dettaglio maniacale una scena di un romanzo. Tuttavia, sono del parere che la vera bravura si vede quando riesci a tralasciare tutto ciò che non è utile alla storia ed a lasciarlo all'immaginazione del lettore. Nei miei thriller non c'è un attimo di stanca: tra sequenze d'azione, suspense, colpi di scena e spiegazioni vicine all'impossibile, il lettore, alimentato dalla curiosità, non è mai stanco di voler continuare a leggere. La mia serie di romanzi thriller si chiama “Serie FAPI”, che è l'acronimo di ‘Forensic and Anomalous Physics Investigations'. Kane Huss, il protagonista, è un ricercatore in astrofisica ed un ex-marine. Esso, appunto, fa parte del team FAPI, uno speciale gruppo di ricerca segreto anti-criminalità, situato al California Institute of Technology. Insieme, il team si troverà ad affrontare casi estremi che si intrecciano tra storia e scienza, tra fede e tecnologia, tra reale e apparente sovrannaturale.

Writer Officina: Quanti ne hai scritti al momento?

Nicola Mari: I primi due libri, per ora. Il primo si intitola “L'Universo Non Dimentica”, e si focalizza sull'interazione di tematiche riguardanti la materia oscura e il cervello umano, oltre al noto fisico italiano Ettore Majorana, scomparso in circostanze sconosciute, e al Manoscritto di Voynich, considerato il libro più misterioso del mondo. Il secondo si intitola “Antico Futuro”, dove cerco di conciliare un avvenimento storico avvenuto nell'antico Egitto con le tematiche riguardanti nientemeno che la nascita di Internet: i protagonisti si troveranno poi alle prese con quella che sarà un'avventura fuori dagli schemi e che riguarderà qualcosa di antichissimo accaduto sulla Terra. Entrambi i libri sono disponibili sia in cartaceo sia in formato Kindle, su Amazon.

Writer Officina: Hai fatto dei corsi?

Nicola Mari: No, mai seguito dei corsi di scrittura creativa. Tuttavia, ho letto un paio di libri di Narrative Design e Game Writing che mi sono stati davvero utili sul perfezionare le mie tecniche di storytelling.

Writer Officina: Ti sei documentato, p.e. sui luoghi, sui temi di cui parli nei tuoi romanzi?

Nicola Mari: Come ogni buon tecno-thriller, ogni mio romanzo è pieno di spiegazioni sia scientifiche sia storiche. Per forza di cose, ogni volta (nella fase di pre-produzione dell'opera) mi documento sempre tantissimo sui temi che intendo trattare nel racconto. Soprattutto per quanto riguarda gli argomenti scientifici, mi baso sempre su pubblicazioni ufficiali su riviste scientifiche a revisione paritaria per tutto ciò a cui faccio riferimento nella narrazione. Addirittura, a fine romanzo spiego sempre in una sezione apposita tutte le informazioni che sono vere e da dove le ho prese, includendone i riferimento bibliografici. Molte volte ho l'aiuto anche di esperti del settore in varie tematiche che mi aiutano come consulenza sui temi che voglio trattare nel libro.

Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no visto che si tratta comunque di fiction?

Nicola Mari: La verosimiglianza ritengo sia molto importante, soprattutto per mantenere la credibilità della storia. Tuttavia, ritengo che ad un certo punto della trama, quando i temi trattati sono ormai ben ‘digeriti' dal lettore, si può fare anche un passo in più e sfociare nella fiction vera e propria. Ed è qui che esplode tutta la mia creatività, e allo stesso tempo queste sono le parti più amate dai miei lettori. Quello che mi piace è partire da un'idea scientifica apparentemente impossibile per poi portare i miei personaggi ad investigarla sempre più in dettaglio fino a comprendere come in realtà essa sia possibile. Così facendo arrivo ad ingrandire questa idea fino a creare dei veri e propri "metamondi" che hanno caratteristiche sicuramente irreali, ma che per il lettore sembreranno del tutto credibili visto che risultano in linea con quanto descritto durante il racconto.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Nicola Mari: Prima di iniziare un nuovo romanzo, una marea di idee bellissime ma sconnesse viaggiano nella mia testa. La cosa più difficile è proprio qui: non tanto nello scrivere il romanzo, ma nell'ordinare ed unire tutte queste idee in modo coerente e logico (e non è per nulla scontato). Per fare ciò passano diversi mesi; anche un anno intero. Durante tutto questo tempo, il lavoro di documentazione sulle tematiche trattate viaggia in parallelo con la caratterizzazione dei personaggi e la struttura della trama vera e propria. Ecco: la caratterizzazione dei personaggi è assai difficile. Ogni personaggio deve mostrare un certo spessore e al contempo risultare interessante al lettore. Ad esempio, il protagonista non deve solamente essere "quello che salva il mondo", ma è altrettanto importante far capire "perché" esso vuole salvarlo, qual è la sua motivazione al livello personale. Più queste due cose sono originali ed intrecciate tra loro, più il romanzo sarà spettacolare. Oltre al protagonista, anche la figura del cattivo è importantissima da sviluppare in un thriller: perché è lui che "getta benzina sulle fiamme" facendo avanzare gli eventi della trama. Senza un buon cattivo non c'è conflitto, e senza conflitto non c'è storia. Solamente alla fine di tutto ciò inizio davvero a scrivere.

Writer Officina: Stai lavorando al nuovo romanzo della tua saga? Ce ne vuoi parlare?

Nicola Mari: Si, attualmente sto lavorando al terzo libro della Serie FAPI. Si intitolerà "Gli Abitanti dell'Inferno". Al momento, però, non voglio rivelare ancora nessun dettaglio sulla trama...

Writer Officina: Che consigli daresti, basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?


Nicola Mari: Fatelo! Impuntatevi a scrivere, ogni giorno, anche poco ma in maniera costante. Col tempo diventerete sempre più bravi. Perché alla fine è estremamente gratificante vedere le proprie idee stampate su carta e apprezzate dal pubblico.
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