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Come un faro nella notte
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La strada che conduce alla felicità e all'amore passa attraverso scelte coraggiose e spesso avventate
Sinossi Un'antica casa nel centro storico di Gallipoli, nelle cui viuzze si respira il profumo frizzante della salsedine, che si mescola agli intensi aromi della cucina tipica salentina, fa da palcoscenico a diversi personaggi. Una giovane che, giunta alla soglia del suo trentacinquesimo anno di età, decide di dare una svolta a un'esistenza piatta, lasciando un lavoro che non la gratifica e trasferendosi in un'altra città. Un artista di strada claudicante e bellissimo, tanto da sembrare un angelo appena caduto dal cielo, con un passato ingombrante da dimenticare, che, dopo un lungo girovagare per l'Italia, ha fatto di un faro abbandonato il proprio rifugio. Il rampollo di un'importante famiglia di produttori di vini, dotato di grande fascino e idolatrato dalle donne. Un misterioso vecchio, venuto dal Nord, alla ricerca delle proprie radici e di una ragione per vivere. E poi un pasticcere imbranato, una ragazza impacciata in conflitto con la propria immagine, due anziani coniugi, custodi di una dimora storica e del suo lussureggiante giardino pensile e un vetusto rigattiere, depositario di un'arte ormai perduta: la capacità di riparare vecchi oggetti, rimettendoli a nuovo. Cosa può accomunare un gruppo di persone così eterogeneo? I protagonisti del libro si potrebbero definire dei cercatori di felicità. Essi si sono - smarriti - e si mettono in cammino, compiendo un viaggio fisico ed interiore, per ritrovare se stessi. Una storia di rinascita, un romanzo corale, a ritmo di jazz, di pizzica e di brani vintage, in cui le strade di tanti individui si incrociano e si intrecciano tra loro, come fili di un ordito e di una trama misteriosi. Quest'incontro inciderà sulle loro esistenze, cambiandole profondamente
Prologo Nel pomeriggio Annina e Sebastiano si recano nella bottega di mesciu Totu per ritirare il carillon che gli avevano lasciato qualche tempo prima. Per lei entrare nel negozio del vecchio antiquario è sempre un'esperienza magica. Basta varcarne la soglia per immergersi in un passato fatto di oggetti antichi, dal fascino senza tempo. Al suo interno si trova di tutto: dalle bambole di pezza con il volto di ceramica, gli occhi di vetro e i capelli veri o di lana, alle lampade a petrolio di porcellana smaltata e ottone, dai lampadari di ferro battuto e vetro, alle poltrone di legno intagliato, fino ad arrivare a un delizioso servizio di tazze da tè dipinte a mano. - Annina, ecco il carillon rimesso a nuovo! - La voce di Sebastiano la desta come da un sogno. - Ah, bene! Cosa aspettiamo a tirare il cordino? - Sebastiano gira delicatamente la manopola e il prezioso scrigno comincia lentamente a schiudersi, al suono di - Everybody love somebody sometime - di Dean Martin, e le statuine riprendono a muoversi l'una verso l'altra, fino a baciarsi. Annalena le guarda con gli occhi sgranati e con la meraviglia di una bambina stampata sul viso e i due uomini, nel vederla, si inteneriscono. - Finalmente i due fidanzati si ricongiungono - , dice lei, sospirando, e aggiunge: - se solo si potessero aggiustare anche le vite delle persone, con la stessa facilità con cui lei riesce a riparare gli oggetti! -
Capitolo 1 Le foglie ingiallite sospinte dal vento girano vorticosamente, formando spirali nell'aria e producendo un fruscio in sottofondo. Quel luogo che l'aveva vista giocare da bambina, ora la ritrova adulta, giovane single, prossima al compimento dei suoi trenta-cinque anni, di bell'aspetto, laureata a pieni voti, con un discreto lavoro, ma con un gran senso di vuoto, come di incompiuto, di qualcosa che è rimasto sospeso. Annalena, detta Lena, è giunta a un'età in cui si cominciano a trarre i primi bilanci e il suo è decisamente negativo. Le altre donne hanno già avuto figli e un marito o compagno, le meno fortunate (ma dipende sempre dai punti di vista!) hanno un divorzio alle spalle e hanno iniziato una nuova storia, un nuovo capitolo! Invece a lei pare di essere finita in un pantano, avviluppata nelle sabbie mobili di una vita piatta, sempre uguale a se stessa, dove i desideri normali che tutti nutrono e che prima o poi realizzano, sembrano irraggiungibili. È il 25 di ottobre. Domani varcherà la soglia dei trentacinque anni e sente che non c'è nulla da festeggiare, eccetto, ovviamente, la fortuna di avere dei genitori e un fratello che le vogliono bene; questo sì, almeno questo. E che diamine! Da quanto tempo non veniva nella Villa Comunale di Lecce! L'ultima volta, quando era bambina, c'era stata con il suo amato nonno, che ormai era venuto a man-care molti anni fa. Annalena solleva lo sguardo da terra e volge gli occhi al cielo. Il sole è pallido nella fresca e umida giornata ottobrina, ma i suoi raggi scaldano e il loro tepore culla i ricordi della ragazza che ripensa alla sua infanzia, quando con le amiche si divertiva a immaginare come sarebbe stata la loro vita tra vent'anni e le piaceva rappresentarsi come una giovane donna in carriera, curata, sportiva, con dei figli e un partner affascinante e innamorato! Già, innamorato! Ma la realtà, si sa, è sempre ben diversa da come la si immagina. La verità è che le sue storie d'amore, poche e indegne di definirsi tali, sono state un vero disastro. I ragazzi che le sono capitati o erano già legati a un'altra, a sua insaputa naturalmente, oppure erano dei single a oltranza, o almeno così volevano farle credere, e così nessuno di loro ha mai pronunciato la frase - Ti amo - , o almeno non con lei. Il sole declina lentamente dietro gli alberi alti. Il pomeriggio volge al termine: è tempo di tornare a casa. Mentre percorre il tragitto che la conduce all'auto, Lena si ripromette di cambiare le cose, o quantomeno di provarci. Se la vita è un viaggio, il suo è davvero noioso! Da domani tutto sarà diverso a cominciare dal luogo in cui vive. Ebbene sì, ha intenzione di trasferirsi in un'altra città, di trovare un lavoro diverso, capace di darle nuovi stimoli. Un'audacia e una determinazione mai avvertiti prima si fanno strada in lei e nel suo cuore si accende una speranza che fino a ora non aveva avuto neppure il coraggio di coltivare: quella di incontrare finalmente l'amore. La vettura corre veloce verso casa. Una volta arrivata, consumerà una cena veloce e andrà subito a letto, per poter stare da sola a pensare e a raccogliere le idee. Di sicuro la notte le porterà consiglio. Capitolo 2 La notte. Già, la notte! Quel momento della giornata che le è più congeniale. Le ore notturne rappresentano da sempre quelle migliori per Lena fin dai tempi della scuola e dell'università. Quante pagine è riuscita a leggere e a imparare in poco tempo durante le sue nottate sui libri. Interi capitoli, roba che di giorno ci avrebbe impiegato ore su ore. E quanti pensieri, quante idee si affollano nella sua testolina col favore della quiete notturna. Una volta ha letto da qualche parte che le persone si dividono in due categorie: le allodole e i gufi. I primi si alzano alle luci dell'alba, freschi e pieni di energia e vanno a letto presto la sera. I secondi, cui lei si sente di appartenere a pieno titolo, si svegliano con fatica, con un occhio chiuso e uno aperto e con un gran cerchio alla testa, carburano lentamente (e molti caffè dopo!) e raggiungono il massimo dell'efficienza la sera, al punto da andare a letto più svegli di quando si sono alzati. Sul far della notte la famiglia di Lena si appresta ad andare a dormire; lentamente si spengono le luci e i rumori e la quiete scende in casa e nelle strade. I negozi son chiusi, il traffico delle automobili è ormai un lontano ricordo della giornata appena trascorsa, le strade sono vuote, il buio avviluppa la città come un manto di velluto blu scuro, il silenzio regna sovrano e la mente di Lena si perde in riflessioni sul presente e sul futuro, elabora nuove idee e progetti ambiziosi, alcuni fattibili, altri che non vedranno mai realizzazione e fissa buoni propositi per l'avvenire, i quali puntualmente svaniranno al mattino, quando il sonno avrà finalmente preso il sopravvento e i sogni faranno da padroni. Ma prima di abbandonarsi fra le braccia di Morfeo, si ripromette che quella notte non passerà invano, che quei programmi, quei proponimenti
non verranno disattesi anche questa volta. La ragazza troverà il coraggio di dare una svolta alla sua vita quant'è vero che si chiama Annalena! E così le torna in mente la vecchia casa di zia Elvira, una parente di suo padre, venuta a mancare qualche anno fa. Una signora sui generis la zia, come del resto la maggior parte dei parenti del ramo paterno. La ricorda a malapena e la memoria si ferma agli anni in cui era bambina e la zia veniva a far loro visita in circostanze eccezionali, quali la Prima Comunione o la Cresima sua o del fratello. Da qualche parte in casa ci saranno anche delle foto che la ritraggono. In famiglia era considerata una donna eccentrica e fuori dagli schemi. Si racconta che, da adolescente, era stata innamorata di un ufficiale dell'Esercito tedesco: Hans Conor Werner, morto poi durante la Seconda guerra mondiale. Pare che avesse avuto da lui un figlio, ma non aveva potuto tenerlo con sé a causa della fiera opposizione dei suoi genitori ed era stata costretta a mandarlo in Germania, dove lo avrebbero cresciuto i nonni paterni. Purtroppo, questi ultimi morirono, il bimbo fu dato in adozione e di lui si persero le tracce. Elvira da quel momento ruppe i rapporti con la sua famiglia e andò a vivere in Germania, dando inizio a un lungo periodo di vane ricerche per ritrovare il bambino. Circa vent'anni dopo, quando ormai la donna si era rifatta una vita e conviveva con un uomo d'affari in Francia, si venne a sapere che suo figlio si era arruolato nei paracadutisti ed era stato dato per disperso dopo un'esercitazione. Qualche mese più tardi, fu trovato il corpo di un militare ormai irriconoscibile e si pensò che si trattasse del giovane. La zia non volle credere a questa storia, tanto più che non aveva modo di verificare la notizia, né riusciva a riconoscerlo dalla foto che fu pubblicata sul giornale. In fondo lo aveva visto appena nato e solo per pochi giorni! Non ebbe mai più figli, ma uomini sì.
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Mi chiamo Maria Katja Raganato, sono nata e vivo in provincia di Lecce, ho conseguito una laurea in Economia e Commercio con 110 e lode presso la Facoltà di Economia dell'Università di Lecce e mi occupo dell'area contabile e amministrativa di due piccole aziende di famiglia. Sono appassionata d'arte, dalla pittura all'architettura, nonché di cinema, musica, tant'è che da un anno prendo lezioni di chitarra classica, per arrivare alla letteratura. L'interesse che nutro, fin da bambina, per gli autori classici e contemporanei mi ha portata a scrivere il mio primo romanzo, ambientato nella terra che amo, il Salento. Il lavoro che svolgo non lascia molto spazio alla fantasia e così, un giorno, mi sono messa davanti al notebook ed ho cominciato a scrivere una storia. I pensieri hanno iniziato a prendere forma, come se stessi guardando un film e mi bastasse solo tradurlo in parole scritte. Così è iniziata la mia avventura! Nella quiete notturna andavo a letto e la trama si dipanava nella mente, di giorno poi, negli stralci di tempo, descrivevo ciò che avevo sognato ad occhi aperti. Piano piano le pagine aumentavano, la storia che avevo in testa scorreva in modo fluente e le ore spese sul notebook passavano veloci. Un bel giorno il mio romanzo si è concluso. Cosa mi rimaneva da fare? Pubblicarlo, naturalmente! Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Maria Katja Raganato: Credo che questa passione sia nata con me e scorra nel mio sangue attraverso il DNA materno, giacché mia madre adora leggere. Ricordo che i nonni materni usavano regalarmi libri fin da piccola, poi, in occasione di un compleanno, all'età di undici anni, una compagna di scuola mi regalò “La piccola lady Jane”, un romanzo ambientato a New Orleans, e fu una folgorazione! Cominciai a rovistare nella libreria e mi ritrovai tra le mani “Piccole donne”, poi acquistai “Il giro del Mondo in ottanta giorni”, che lessi in due giorni, e da lì non mi sono più fermata. Continuo a “macinare libri, da Pessoa a Pirandello, da D'Annunzio a Kafka, per arrivare a Gamberale, Pennac, Marone, Gramellini e tanti altri.
Writer OfficinaWriter Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Maria Katja Raganato: Potrei citarne almeno tre: “Il fu Mattia Pascal”, “Le luci nelle case degli altri” e “La felicità delle piccole cose”. Si tratta di libri molto diversi tra loro, ma ugualmente capaci di affascinare, i primi due per le emozioni e le riflessioni che suscitano, il terzo per le atmosfere suggestive che avvolgono il lettore.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Maria Katja Raganato: Dopo aver concluso il libro e dopo un certosino lavoro di correzione della bozza, che costituisce, ahimè, la parte più noiosa del bellissimo viaggio che è la scrittura, ho impiegato mesi e mesi, in primis, per reperire informazioni su come tutelare il diritto d'autore, e, in secundis, per fare una ricerca in merito alle case editrici non a pagamento, senza trascurare la possibilità di perseguire la via dell'autopubblicazione. Ho inviato il manoscritto a diverse CE e, in pochi mesi, mi hanno risposto affermativamente circa sei di esse. Infine ho deciso di affidarmi alla Pav, una piccola e molto attiva casa editrice, con cui ho pubblicato il mio romanzo.
Writer Officina: Ti sei documentata sui luoghi, sulle professioni di cui parli, sulle industrie farmaceutiche?
Maria Katja Raganato: Certamente! Il mio romanzo è ambientato a Gallipoli ed è fortemente radicato al territorio, per cui posso senz'altro affermare che il Salento non fa solo da palcoscenico alle vicende narrate, ma ne diventa esso stesso protagonista. Le tradizioni gastronomiche, artigianali e musicali hanno un ruolo preponderante all'interno della narrazione, tant'è che la protagonista darà vita ad un'associazione culturale volta a tramandare e promuovere le antiche arti e mestieri alle nuove generazioni, in modo tale che il patrimonio culturale ed economico che esse rappresentano, e di cui sono spesso unici depositari gli anziani del luogo, non vada perduto nel tempo. Inoltre, pagina dopo pagina, vengono citati luoghi, strade e scorci della “città bella” e del Salento, con riferimenti dettagliati e minuziosi, al punto che molti lettori hanno avuto la percezione di aver compiuto un viaggio nei luoghi citati, di aver raggiunto in barca l'isola di S. Andrea, di aver visitato casa Marchesa e la tenuta vinicola in cui si produce il vino “Calice Messapico”.
Writer Officina: Cosa hai voluto dire con la tua storia?
Maria Katja Raganato: Il mio romanzo si propone di regalare uno squarcio di luce a chi si sente triste, a chi pensa che la propria esistenza non possa essere modificata in senso positivo. Vuole essere proprio “Come un faro nella notte”, offrendo momenti di evasione e di serenità al lettore, sollevandolo dal grigiore della quotidianità, per farlo immergere in una dimensione onirica, quasi da favola, dove ogni cosa, con impegno e tanto entusiasmo, diventa superabile, ogni progetto, seppur ambizioso e con scarsi mezzi, può trasformarsi in realtà. Il libro intende trasmettere emozioni positive, ottimismo, coraggio, offrendo qualche spunto di riflessione su alcuni temi, ma in maniera soft, infatti, pur nella sua leggerezza, tratta alcuni temi che hanno una valenza sociale e che a me stanno particolarmente a cuore, per esempio, la mancanza di lavoro per i giovani laureati, specie al Sud, che si vedono obbligati a ripartire da zero e ad "inventarsi" un'attività. Accenna anche a altri argomenti: il bullismo, la solitudine degli anziani e il loro reinserimento nella società e la disabilità. Si tratta di un romanzo corale con diversi personaggi, nelle cui condizioni ognuno di noi potrebbe ritrovarsi e le cui vicende descrivono situazioni reali, in cui è facile immedesimarsi. Sono persone che si sono “impantanate” per ragioni diverse e che, anziché ripiegarsi su se stesse, cercano di darsi una seconda opportunità, provano a rimettersi in gioco. Mi piace definirli dei cercatori di felicità, che si sono “smarriti” e si mettono in cammino, compiendo un viaggio fisico ed interiore, per ritrovare se stessi, con un obiettivo tanto ambizioso quanto bellissimo da raggiungere, per l'appunto la felicità!
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Maria Katja Raganato: Non credo nelle tecniche quando si scrive qualcosa, tantomeno nella preparazione di uno schema narrativo, credo invece nell'ispirazione, che, come una mano invisibile, guida la penna dell'autore, consentendogli di manifestare le proprie emozioni, “buttando fuori” quelle negative ed esprimendo all'ennesima potenza quelle positive. Quanto agli appunti, indubbiamente mi capita, durante la giornata, di formulare un pensiero che non voglio perdere e di avvertire il pressante bisogno di fissarlo per iscritto su un foglio, per poi inserirlo nel romanzo e continuare su quella falsa riga. Quando si scrive con il cuore, non si possono seguire schemi, anzi, spesso, ci si allontana dall'idea che si aveva in testa, in quanto i personaggi e le storie narrate iniziano ad “animarsi” e a vivere di vita propria. A quel punto, non è più l'autore a guidare i personaggi, ma diventano essi stessi a condurre chi scrive, un po' come nei “Sei personaggi in cerca d'autore” di L. Pirandello.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Maria Katja Raganato : Subito dopo aver concluso il mio romanzo, ho avuto l'ispirazione di scriverne uno nuovo e già da tempo ho buttato giù il primo capitolo, anzi, ad essere sincera, non vedo l'ora di continuarlo, anche perché, proprio come mi è capitato con il libro precedente, la trama è già tutta nella mia testa e si arricchirà, man mano che procederò nella narrazione. Posso solo anticiparvi che si svolge ancora una volta in Salento e che ci sarà anche in questo caso un mistero da svelare. Purtroppo il lavoro di correzione della bozza del primo libro, necessaria prima e dopo averlo presentato alla CE, e il successivo impegno nella promozione dopo la pubblicazione finora hanno assorbito il mio tempo, non consentendomi di procedere nella scrittura del successivo. Per me scrivere vuol dire immergersi pienamente nelle atmosfere e nelle vicende narrate, perciò ho bisogno, nel tempo libero, di occuparmi solo di quello, senza avere altre distrazioni. Conto di tuffarmi nella stesura del nuovo romanzo quanto prima, perché, parafrasando Umberto Eco, chi legge, ma anche chi scrive, vive non una ma tante vite!
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