Writer Officina
Autore: Sonia Alcione
Titolo: Letterina a Babbo Natale
Genere Giallo
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Letterina a Babbo Natale
8 dicembre 2021 – Abetone – Pistoia.

La piazza era ormai gremita da famiglie alla vana ricerca di tenere sotto controllo i loro piccoli.
Sui rami del grande albero al centro della piazza, illuminato da grosse luci intermittenti, si attaccavano i debolissimi fiocchi di neve che da pochi minuti avevano iniziato a cadere, rendendo quella giornata ancora più emozionante.
Il sottofondo musicale natalizio faceva il resto, creando un'atmosfera unica e molto suggestiva.
Aleandro aprì la cassetta postale natalizia da lui creata per l'occasione e fece scivolare tutte le letterine in un grande contenitore, poi iniziò a chiamare i bambini uno alla volta.
A un certo punto gli capitò fra le mani una busta anonima, chiusa ermeticamente mentre lui suggeriva di inserire l'aletta posteriore all'interno per non sciuparla durante l'apertura.
Pensò si trattasse di un nuovo cliente che non aveva capito il meccanismo e si augurò che avesse scritto il nome nel corpo della lettera.
Ma quando l'aprì rimase sconcertato nel leggere il testo: caro Babbo Natale, come regalo ti chiedo di uccidere la mia famiglia. Se non lo farai tu, lo farò io. I caratteri erano tutti stati ritagliati da quotidiani e assemblati e, ovviamente, era anonima.
Aleandro rimase in silenzio per qualche secondo, sotto lo sguardo attento dei partecipanti, poi la mise da una parte.
“Un errore da parte di qualcuno” si limitò a commentare, ma quelle poche parole gli avevano messo l'agitazione addosso.
Estrasse la busta successiva e pronunciò a voce alta il nome di chi l'aveva scritta. Mentre il piccolo si avvicinava, lui la vide.
Angela!
Ebbe un tuffo al cuore.
L'arrivo del bambino lo distrasse, e quando tornò a posare lo sguardo nello stesso punto lei era sparita.
Che si fosse sbagliato? Era passato molto tempo dall'ultima volta che l'aveva vista, dieci, undici anni forse?
Fece mente locale, sì, erano quasi undici anni, suo figlio Gioele era nato pochi mesi dopo la fine della loro relazione.
Che poi, non si era trattato di una relazione vera e propria. Angela era apparsa in un momento un po' complicato fra lui e sua moglie Franca, scaturito da un insieme di fattori dopo aver tentato a lungo di avere un figlio, purtroppo senza esito. Visite invadenti ed esami di ogni tipo avevano rivelato che non ci fosse alcun problema fra di loro, eppure quel bambino non arrivava.
Ad aggravare il loro stato d'animo era intervenuto il destino che, come spesso accade, ci aveva messo lo zampino.
Negli ultimi due anni l'azienda dove Aleandro lavorava aveva subito una grossa perdita in seguito al fallimento di uno dei suoi maggiori clienti. Da lì il passo alla cassa integrazione, alla mobilità e nel giro di poco al licenziamento era stato breve. Pochi mesi dopo l'azienda era fallita.
Nonostante lavorasse lì da molti anni, era comunque uno degli ultimi assunti, per cui era stato fra i primi a essere incluso in quel bel giro infernale. A quel punto lui e Franca avevano dovuto mettere in pausa ogni desiderio di incrementare la famiglia e rivedere il loro tenore di vita.
Il suo licenziamento risaliva al novembre del 2010 e quel periodo era stato il più triste e difficile della sua vita.
Aleandro Muddi aveva iniziato a rispondere ad annunci di ogni tipo, in alcuni casi, mancando dell'esperienza richiesta, non era neppure stato convocato, altri colloqui invece non erano andati a buon fine.
Sapeva che occorreva del tempo, ma lui quel tempo non lo aveva. Aveva lavorato in quell'azienda di giocattoli da sempre e tutta la sua liquidazione era lì, e l'avrebbe recuperata, forse, dopo diversi mesi.
I risparmi accantonati si stavano assottigliando e vivere con lo stipendio di impiegata part-time di sua moglie non era semplice.
Per fortuna aveva due suoceri splendidi i quali, in pensione da poco tempo, davano una mano economicamente alla loro figlia e al genero, che adoravano e che si era sempre comportato bene con loro.
La mente di Aleandro andò all'incontro con Angela.
Era l'8 febbraio del 2011, ora ricordava bene la data. Si era recato a Pistoia per un colloquio ed era uscito con la stessa delusione dopo aver ricevuto l'ennesimo le faremo sapere. Ormai aveva imparato a riconoscere lo sguardo di chi aveva davanti e lo stava liquidando con gentilezza.
Era molto freddo ed era entrato in un bar a prendere una bevanda calda.
L'aveva notata subito, con i suoi morbidi capelli color rame e due occhi verdi come due smeraldi, incastonati in quel viso fresco.
Aveva sentito pulsare qualcosa in lui e si era dato dello sciocco, forse del pedofilo. Lui all'epoca aveva trentacinque anni, lei era davvero molto giovane, a giudicare dall'aspetto doveva averne almeno una ventina di meno.
Si era concentrato sulla sua bevanda ma gli occhi continuavano a posarsi su di lei. Anche quella ragazza lo fissava, fino a quando se n'era andata e lui aveva tirato un sospiro di sollievo.
Aleandro era consapevole di essere un discreto uomo, ma era sposato e fino a pochi mesi prima scalpitava per mettere su famiglia insieme a sua moglie, della quale era molto innamorato.
Eppure non era riuscito a distogliere lo sguardo da quella ragazza.
Aveva lasciato il bar pochi minuti più tardi e si era diretto verso la sua auto.
Un tuffo al cuore. Lei era vicino a un'utilitaria, aveva alzato il cofano e stava guardando quel motore con aria stralunata. Quindi aveva la patente, non era così piccola. A quel punto le si era avvicinato.
“Serve aiuto?”
La giovane si era girata di scatto e gli aveva sorriso con i suoi denti bianchi, perfetti, e quegli occhi avevano emanato una luce ancora più brillante.
“Non parte. Proprio morta. Ho aperto il cofano forse più per farmi coraggio che altro, dato che non capisco niente di motori.”
Lui aveva riso alla battuta, anche se non era particolarmente esilarante.
“Forse la batteria?” Aveva provato a ipotizzare.
Lei aveva alzato le spalle.
“E che ne so? Io l'ho comprata lo scorso anno e ne aveva già tre. Io non l'ho cambiata.”
Un anno fa, perciò aveva almeno diciannove anni. Aleandro aveva scacciato quei pensieri, era comunque giovane e lui era sposato. Ma che gli stava prendendo?
“Allora è sicuramente la batteria” le aveva risposto cercando di essere brillante. “Se vuoi proviamo a farla ripartire con i cavi e poi ti accompagno da un elettrauto, così se dovesse fermarsi di nuovo durante il tragitto non sei sola.”
Un altro sorriso che aveva avuto su di lui l'impatto di un macigno. Dio come gli piaceva quella ragazza!
“Perfetto, grazie mille. Io sono Angela.”
“Aleandro, piacere.”
Dopo aver fatto ripartire la macchina della ragazza, l'aveva seguita fino al più vicino elettrauto, lasciando che la mente vagasse in pensieri lussuriosi su di lei.
La sua immaginazione aveva galoppato, si era chiesto come fosse il suo corpo, che effetto gli avrebbe fatto accarezzarlo, baciarlo.
Aveva sentito l'eccitazione premere e si era chiesto cosa gli stesse accadendo. Non gli era mai successo di fantasticare così su una bella ragazza, oltretutto sua moglie aveva trent'anni ed era molto piacente.
Si era addirittura pentito di averle prestato aiuto, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.

In quegli ultimi dieci anni le cose erano cambiate. Alla metà di febbraio del 2011 Aleandro era stato assunto presso un negozio di giocattoli come responsabile vendite.
Era stato proprio il proprietario a contattarlo, un anziano signore desideroso di andare in pensione.
Il figlio aveva altri interessi e non ne aveva voluto sapere di subentrare al padre. Voleva diventare ingegnere e lo era diventato.
Il negozio si trovava a cento metri dalla piazza principale dell'Abetone e aveva un discreto giro d'affari. Era l'unico in tutta la zona e serviva sia i vacanzieri che ogni anno trascorrevano le vacanze invernali e quelle estive in quel tratto appenninico, sia gli abitanti del Passo e quelli provenienti dai vari paesi limitrofi: San Marcello Pistoiese, Fiumalbo, Pievepelago, Riolunato, Montecreto.
Quella sera, complice la felicità di essere riuscito a risistemarsi dal punto di vista lavorativo, e in seguito a un bicchierino di troppo per festeggiare, lui e Franca si erano ritrovati e avevano trascorso una delle più belle notti d'amore degli ultimi tempi.
A loro piaceva pensare che il concepimento di Gioele, nato il 10 novembre del 2011, fosse avvenuto proprio in quell'occasione. I tempi coincidevano.
Aleandro aveva lavorato come commesso in quel negozio per un paio d'anni, poi l'anziano proprietario era riuscito finalmente a mettere fine alla sua carriera lavorativa e gli aveva ceduto l'attività a un ottimo prezzo.
Benché gli affari andassero bene, Aleandro si era sempre contraddistinto per le tante iniziative a favore dei bambini: la giornata del gelato, la serata della pizza, la merenda nel bosco e tante altre occasioni per attirare la clientela abituale e nuova, che terminavano sempre con qualche acquisto in più.
Ma l'iniziativa che aveva riscosso maggior riscontro era la festa dell'8 dicembre. L'idea gli era venuta quattro anni prima ed era stato fin da subito un gran successo.
Al centro della piazza, davanti a un grande albero addobbato, all'inizio di dicembre Aleandro allestiva una sorta di cassetta per le lettere, decorata in tema natalizio, nella quale i bambini inserivano le loro letterine a Babbo Natale con la richiesta dei doni desiderati, corredata di nome e cognome.
In quel giorno il piazzale veniva lasciato libero da macchine e si riempiva di grandi e piccini.
Aleandro chiamava i bambini per leggere le loro letterine, i quali si avvicinavano insieme ai loro genitori. Anche se la maggior parte erano clienti affezionati, quindi ben a conoscenza del funzionamento di quella letterina, Aleandro, una volta letto il contenuto, chiedeva ai genitori di inserire il loro indirizzo e un recapito telefonico, in modo da facilitare Babbo Natale nella consegna.
Con quell'escamotage Aleandro preparava i vari pacchi, poi contattava le famiglie che successivamente li andavano a ritirare, riuscendo a fare davvero una bella sorpresa ai loro piccoli.
Ovviamente quelle lettere erano spesso corpose, innescando un coinvolgimento economico da parte di nonni, zii e conoscenti vari.
Come sempre la festa era iniziata alle sedici. Un orario consono, considerato che a quell'ora sarebbero intervenute anche molte persone che nelle ore precedenti si erano divertite a far correre i loro sci sulle piste, già perfettamente innevate grazie alle nevicate che quell'anno erano arrivate con qualche giorno d'anticipo.
Dopo lo shock per la lettura di quella macabra richiesta, Aleandro mise via i ricordi e proseguì con la lettura di quelle letterine, continuando a chiamare i tanti bambini che si avvicinavo tremolanti e emozionati all'idea che Babbo Natale ricevesse il loro scritto e desse seguito alle loro richieste.
Una volta terminato, fu dato il via al piccolo rinfresco che prevedeva dolcetti di ogni genere.
Diede un ultimo sguardo fra il pubblico. C'erano davvero tante persone, ma l'avrebbe riconosciuta in mezzo a mille. Di Angela, però, nessuna traccia. Forse si era davvero sbagliato.
La festa andò avanti, i piccoli si divertivano a prendersi a pallate di neve e smangiucchiavano i biscotti a forma di stella o di Babbo Natale. I genitori non finivano di ringraziare Aleandro per l'iniziativa che rendeva felici i loro bambini ed evitava loro trascorrere interi pomeriggi a scegliere i regali.
Piano piano la piazza iniziò a svuotarsi, era freddo e la nevicata aveva preso vigore.
Fu in quel momento che la vide di nuovo e quella volta non ebbe dubbi. Era lei, era Angela.
Pochi secondi, giusto il tempo necessario a far sì che i loro sguardi si incrociassero, che quegli occhi lo fissassero con la stessa intensità di quasi undici anni prima, provocandogli un brivido lungo la schiena.
Poi lei si voltò e sparì in mezzo alla folla.
Sonia Alcione
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Autori di Writer Officina

Sonia Alcione
Sono nata a Firenze nell'ottobre del 1964, dove ho abitato fino al 2018, per poi trasferirmi sulle splendide colline di Carmignano, nelle immediate vicinanze del capoluogo toscano. Sono diplomata in lingue moderne e ho sempre lavorato a contatto con paesi in tutto il mondo. Nel 2012 il destino mi ha portato a coronare un sogno che avevo nel cassetto: organizzare matrimoni di alto livello. E' stata una bellissima esperienza durata sei anni, che mi ha permesso di entrare a far parte di un mondo dove regnano bellezza e creatività. Amo la montagna, la neve, mi piace sciare e giocare a tennis. Adoro viaggiare e ho avuto la fortuna di poter visitare molti paesi, conoscere il loro modo di vivere, la loro cultura, le loro abitudini. Mi piace creare, mi piacciono i film e i libri di genere thriller, così ho unito il tutto e ho dato vita a una passione che ho sempre avuto: la scrittura. E oggi, con grande soddisfazione, questa passione è diventata realtà.

Writer Officina: La tua passione per la scrittura come e quando nasce?

Sonia Alcione: Mi è sempre piaciuto scrivere, fin da piccola. Poi una decina di anni fa ricevetti in regalo una collana di perle nere e dopo qualche giorno feci un sogno abbastanza inquietante, nel quale c'era proprio questa collana. La mattina al risveglio raccontai quanto sognato e ridendo aggiunsi che ci avrei scritto un libro. Era stato solo un pensiero, che però ogni tanto tornava fuori. Otto anni più tardi, ho provato a buttare giù qualche riga e, quasi senza accorgermene, è uscito il mio primo libro.

Writer OfficinaWriter Officina: Cosa c'è di te nel tuo romanzo?

Sonia Alcione: Beh nel primo libro c'è molto di me, specialmente nella parte iniziale, dove si parla di sentimenti, anche se le cose nella realtà sono andate un po' diversamente rispetto al racconto. Chi mi conosce ha subito riscontrato questa parte della mia vita. Il resto per fortuna, trattandosi di thriller, è pura fantasia.

Writer Officina: Perché hai scelto il thriller piuttosto che un altro genere?

Sonia Alcione: Ho scritto tre libri, tutti thriller. Può sembrare un po' macabro, ma è il genere che adoro, che ti tiene sulla corda fino alla fine. Non mi limito però a riempire pagine di orrori, sicuramente sono storie inquietanti, intriganti e con una buona dose di suspense, ma sono contemplati anche sentimenti, famiglia, amicizia, lavoro, insomma la vita di tutti i giorni.

Writer Officina: Per i personaggi hai fatto riferimento, magari in parte, a persone reali oppure sono solo frutto della fantasia?

Sonia Alcione: E' pura fantasia. Indubbiamente mentre scrivo mi accorgo che qualche personaggio potrebbe rispecchiare qualcuno che conosco, a quel punto ci rido su e, perché no, la scrittura diventa ancora più divertente.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Sonia Alcione: Quando arriva lo spunto butto subito giù una mezza pagina nella quale sono racchiusi l'inizio, la trama e la fine del racconto. Spesso do già un titolo, che può essere confermato o cambiato. Creo subito i protagonisti e inizio a costruire l'intera storia, inserendo nuovi personaggi via via che si rende necessario. I vari dettagli, intrighi e colpi di scena arrivano strada facendo.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Sonia Alcione: Si, sto scrivendo un nuovo libro, il genere è il solito, thriller. I libri che ho pubblicato fino a questo momento sono molto diversi fra loro. Il primo “La collana di perle nere” parla di omicidi seriali, con un bel colpo di scena, il secondo “Al di là della finestra” è più psicologico e riguarda la storia di una ragazza afflitta da continui incubi che non viene creduta da nessuno, il terzo “Stavo per dimenticare”, tratta ricerche e esperimenti medici non ufficiali e una vendetta. Quello a cui sto lavorando parla invece di una serie di strani suicidi che suscitano qualche dubbio...

Writer Officina: Che consigli daresti , basati sulla tua esperienza, a chi come te voglia intraprendere la via della scrittura?

Sonia Alcione: Se è dettata dalla passione, di seguire quella strada.
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