Writer Officina
Autore: Claudia Calisti
Titolo: L'ospizio della illusione
Genere Narrativa
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L'ospizio della illusione
Diritto e rovescio

- Chi ragiona col cervello degli altri, il suo se lo frigge in padella - così la maestra ai suoi alunni intendeva dare una spinta verso l'indipendenza mentale.
Più tardi a cena Clelia si trovò nel piatto delle strane nuvolette fritte.
-Mangia la ciccia, che diventi forte! - la madre decisa a nutrire la bambina di proteine e luoghi comuni.
-Che roba è?- Clelia diffidente, ne tasta la consistenza con la forchetta dopo che la madre gliene ha riempito il piatto, con quelle sue dita pizzute.
-Senza che cincischi il cibo nel piatto: sono animelle*.-
-Cioè? -
-Cervello fritto-
-Ma se si dice - cervello di gallina - per dire che ne ha poco: questi sono tanti pezzi! -
-Infatti non è di gallina ma di mucca! -

Era il compleanno di Milvia.
-Allora dimmi, vieni stasera al ristorante per la mia festa di compleanno? -
-Sicuro: dove e quando? -
-Lo stesso posto della festa di laurea di Giacomo. Alle venti-
-Ci vediamo là- con amici di vecchia data non servono molte parole.
Una tavolata allegra con commensali ugualmente voraci sebbene diversamente assortiti, per età professione, genere e provenienza.
La trattoria è casareccia nello stile della location con tovaglie a scacchi rossi e sedie impagliate. Menù regionale, rigorosamente.

Piatto tipico, una versione di lasagna ben precisa, con ragù ottenuto da un mix di carne di differenti animali.
Luciana, la cugina di Milvia ne chiede la ricetta. Il proprietario, che si è avvicinato per salutare gli abituali clienti, è ben contento di esibirsi anche come chef oltre prendere le ordinazioni.
- Strisce rettangolari di pasta all'uovo disposte a strati e farcite con ragù di carne suina, regaglie di pollo, cervello bovino, cosparse di parmigiano e cotte al forno. -
Le facce degli avventori danno segno di impazienza : tutti vogliono gustare proprio quel piatto: Milvia dice che ce li ha portati apposta.
Clelia è ancora assorta nel menù. Tutti gli sguardi sono rivolti a lei in attesa che si decida.
-Per me un risotto ai funghi porcini. -
Il proprietario non fa una piega. Molto professionale.
Il locale ha un grazioso giardinetto. A metà cena, Pino, uno degli amici invitati, medico neurologo, esce per una pausa. Clelia lo segue.
-Pensavo volessi fumare-
-Una salutista come me? -
-Cosa non andava con la lasagna? -
-Ah, si è capito qualcosa? -
-No, è per sapere: non vorrei fartela trovare qualora ti invitassi a casa mia!-
-Non mi piace godermela a spese altrui-
-Reputi così miserabile Milvia? -
-Ma che dici! -
-Non mi piace mangiare la sofferenza degli animali, tutto qua. -
-Scherzavo. Capisco. E non hai tutti i torti, sai? -
-Ah, sei d'accordo? -
-Sono un neurologo. -
-E io una antropologa. -
-Ti stai riferendo ai cannibali? -
-Esatto: non si cibano dei loro simili per fame o per gola, ma nella convinzione di carpire le qualità del defunto, assimilandole mangiandone il cervello. -
-E non sono lontani dal vero: nelle cellule del cervello restano registrate per via chimica le emozioni del soggetto. Questo lo so per certo: anche sotto anestesia il dolore e la paura non percepite sul momento grazie al narcotico, restano comunque fissate nei neuroni dell'individuo condizionandone la vita al risveglio, anche senza che lui se ne renda conto.-
-Esatto: resta da vedere se dopo la morte avviene una cosa simile, se non proprio la stessa: la narcosi non è la morte e il soggetto torna vivente con cellule attive. -
-Corretto: non possiamo sapere quanto restano - vive - dopo la morte le cellule in questione. Insomma la sofferenza inflitta agli animali durante l'allevamento e l'uccisione, può arrivare sulla nostra tavola o no? Ma resta il fatto che chi se ne ciba è consapevole del percorso straziante fatto dall'animale fino alla nostra pancia. -
Claudia Calisti
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Autori di Writer Officina

Claudia Calisti
Sono nata nel 1951 a Roma. La passione del raccontare devo averla nel DNA e già alle elementari mi distinsi con un tema in un concorso per alunni che premiava con borsa di studio. Questa esperienza fu negativa però, in quanto il Ministero fece questione per un fattore di reddito familiare, pur essendo i miei genitori appartenenti al ceto medio e abitassimo in una casa popolare, per cui non mi fu pagata. Requisito economico non specificato nel bando, per cui vissi la faccenda come una ingiustizia, avevo appena iniziato a credere nel merito, al punto tale che non ho mai più partecipato a concorsi di scrittura. Ma non ho mai smesso di scrivere, per me è ossigeno, fino al giorno in cui ho incontrato l'autopubblicazione e ho visto realizzato il mio sogno di poter far leggere ad altri le mie storie. Ho pubblicato da indi una trentina di libri e sapendo che sono in rete, esistono e mi sopravviveranno, sono abbastanza soddisfatta.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Claudia Calisti: Praticamente da sempre, ho iniziato a leggere e a leggere di tutto quello che trovavo, persino il Decamerone, fin dalle elementari. Salvo poi indirizzare i miei gusti in ben altra direzione.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Claudia Calisti: Alcuni autori più che un singolo libro, studiati alle scuole superiori, Giovanni Verga, Grazia Deledda, Luigi Pirandello, per lo stile e Curzio Malaparte per stile e contenuti, poi in seguito la letteratura statunitense contemporanea in particolare Philip Roth. Ma anche Edgar Lee Masters.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro lo hai proposto ad un editore e con quali risultati?

Claudia Calisti: Ho provato, non col primo libro, con un editore non a pagamento ma per indipendenti, senza avere grande diffusione.

Writer Officina: Ritieni che pubblicare con Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?

Claudia Calisti: Una mezza opportunità: senza sbattimenti, come va di moda dire oggi, non ottieni granché.

Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa si tratta?

Claudia Calisti: Sì, il libro si intitola Pescatore di donne, e come sempre è una storia vera. Non scrivo e non leggo genere di fantasia o fantascienza o falso storico. Si tratta della storia di uno stalker raccontata dal suo punto di vista e non dalla sua parte, che è cosa ben diversa. Una operazione che ho fatto per capire l'eziologia di certi comportamenti devianti, nella speranza di far passare il messaggio di imparare a leggere i segnali che precedono certe azioni spesso tragiche. Una operazione che ho fatto prima su me stessa, nello sperimentare certe situazioni, e poi scritto perché potesse essere utilmente condivisa.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti oppure scrivi d'istinto?

Claudia Calisti: Premesso che scrivo solo di quello che ho sperimentato di persona, non invento mai, tranne che i nomi dei protagonisti, per ovvie ragioni, essendo storie vere, prendo nota degli spunti di contenuto e narrativi: ho numerosi quaderni che conservo come riserva di embrioni. Poi procedo per capitoli, costruendo una struttura narrativa tale che consenta di leggerli anche singolarmente poiché hanno un senso compiuto, pur mantenendo ovviamente continuità con la storia.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro dello stesso genere di quello che hai pubblicato, oppure si tratta di un'idea completamente diversa?

Claudia Calisti: Non ho in progetto un nuovo libro perché voglio seguire meglio quelli già scritti e comunque non mi sono mai scostata dal genere narrativa nel quale includo anche un esperimento di favole realistiche, adatte non solo a bambini, e illustrate anche da me.

Writer Officina: Quali sono le difficoltà che hai incontrato?

Claudia Calisti: Nella vita ho odiato due cose: la Matematica e l'impaginazione dei miei libri. Tanto ho facilità di scrittura, tanto detesto stare ai parametri grafici.

Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no, considerato che si tratta comunque di fiction?

Claudia Calisti: Credo di aver già risposto a questa domanda quando ho detto che scrivo solo di cose vere e vissute e non amo inventare.

Writer Officina: La scrittura ha una forte valenza terapeutica. Confermi?

Claudia Calisti: Senza dubbio. Anche se non vedo questa possibilità nel genere erotico, se non quella di allenare la manualità.
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