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Autore: Stefania Calà e Francesco Caputo
L'inverno nel cuore
Giallo
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L'inverno nel cuore

Le inchieste di Emma De Amicis un anno prima

Si ricomincia.

Lunedì mattina, ore nove, entra puntuale in redazione.
Non sarà più come qualche anno fa, ma l'energia pulsante all'interno di un Giornale è qualcosa che non si può descrivere e che ti entra sotto pelle dandoti una scarica di adrenalina. A Emma piace questo del suo lavoro, è un'attività viva, pulsante, imprevedibile, e regala sempre molto dal lato umano.
Non fa in tempo a sedersi nel suo box, duramente conquistato con tanto lavoro per le strade di Roma e con l'ultima imprevedibile inchiesta, quando il boss (suo e di una quarantina di cronisti o aspiranti tali che, ai suoi ordini, battono ogni giorno le strade della Capitale in nome del sacro valore dell'informazione) attira, chiamandola, la sua attenzione.
Il caporedattore, Umberto, non è un uomo tutto casa e redazione perché si ignora se abbia una vera e propria casa. Le leggende narrano che, un tempo, forse ha anche avuto una famiglia, ma nulla di ufficiale è mai trapelato. Nessuna cornice con foto sulla scrivania, nessuna corrispondenza privata, nessuna telefonata personale durante le ore di lavoro.
«Bentornata, era ora!»
«Grazie capo, gentile come al solito», gli sorride affabile.
Emma ha un'idea tutta sua sul suo capo e sa che la sua rudezza è un'immagine oltre la quale esistono sensibilità e delicatezza sia verso le persone che da lui dipendono e sia, il più delle volte, verso quelle coinvolte nella notizia da divulgare. E queste caratteristiche di Umberto, sommate alla sua proverbiale riservatezza, le hanno sempre fatto immaginare una sua diversa sensibilità anche nelle relazioni interpersonali. Ma proprio quel riserbo, così inespugnabile, ha sempre scoraggiato Emma dal valicare quella barriera. Oltrepassare quel limite non sarebbe corretto e, comunque, in fin dei conti, non le interessa.
«Ti ho chiamata perché c'è una brutta notizia» – va subito al sodo – «Hanno trovato il cadavere di una ragazza straniera dalle parti di Tor di Quinto. È di sicuro un omicidio e vorrei che ci andassi tu. C'è qualcosa che proprio non mi quadra in questa storia, ma è solo una sensazione. Datti da fare.»
“Se Umberto dice che qualcosa non gli quadra, c'è da credergli”, pensa.
Lui ha cominciato a battere palmo a palmo le strade di Roma dalla fine degli anni ‘80 e non c'è fatto di cronaca da lì in poi che non ricordi (pochi) o abbia trattato direttamente (molti).
«Ho capito, trovo un fotografo e vado subito.»
Mentre si prepara per uscire, riflette su ciò che l'attende e capisce anche perché Umberto le assegni sempre storie di quel genere, ossia che, la maggior parte delle volte, riguardano donne maltrattate o, come in questo caso, uccise.
Emma non ha mai fatto mistero con nessuno del suo spiccato senso di indolenza e mal sopportazione, per non dire rabbia pura, per certe situazioni che le scatenano – dentro – un bisogno di rendere giustizia, a tutti i costi.
Troppo spesso, ormai quotidianamente, donne di ogni ceto sociale e di ogni età, belle o meno belle – non fa differenza – vengono barbaramente (sì, è questo il termine corretto) sopraffatte, perlopiù da uomini, spesso da familiari.
E lei non lo tollera, le scatta qualcosa ogni volta – un po' per i suoi vissuti come vittima di bullismo e un po' per il suo essere donna libera – che diventa una forza motrice che la spinge a dare e fare il massimo.
Ecco, Umberto, da bravo giornalista qual è, sfrutta sempre a proprio vantaggio questa caratteristica della sua giovane reporter.
Non può definirsi cinismo puro, forse, piuttosto, ‘ottimizzazione delle risorse' oppure ‘capacità organizzativa'.
Fatto sta che ci azzecca sempre.

Non è difficile trovare il luogo: il mega parcheggio abbandonato dove una volta sorgeva il Gran Teatro è tutto un pullulare di lampeggianti e tute bianche della scientifica che ricordano tanti omini Michelin.
Tutte le volte ha l'impressione di ritrovarsi dentro una scena di CSI, sebbene non ami molto le serie TV, comprendendo chiaramente che la realtà è tutta un'altra cosa.
Intravede diversi cronisti, sempre gli stessi, con cui si ritrova tutte le volte a condividere le scene del crimine. Ce n'è uno, in particolare, che non manca mai all'appello, come se non aspettasse altro. Emma ha fantasticato spesso su questa cosa, se lo immagina seduto accanto al telefono, agognando che arrivi la notizia di un delitto per potersi fiondare, come in quel film in cui il reporter si sintonizzava sulle frequenze radio della polizia per essere il primo a giungere sul posto, arrivando anche a provocare incendi o incidenti pur di accaparrarsi la notizia. “Ha pure un volto inquietante”, pensa tra sé e sé, mentre gli rivolge un sorriso affettato.
Già a distanza riconosce subito il commissario capo Emanuele Santi, con il quale, tempo addietro, ha avuto un proficuo rapporto di collaborazione nel corso di un'indagine molto delicata, che ha dato anche vita a una piacevole – sebbene non proprio disinteressata – amicizia.
Sa di non poterlo avvicinare così direttamente davanti agli altri colleghi, quindi gli fa un rapido e impercettibile cenno d'intesa.
Si sentiranno dopo con calma, ora si accontenta dei dati che lui fornirà a tutta la Stampa.
Il commissario attira l'attenzione degli astanti che pendono dalle sue labbra. Poi, con fare professionale, fornisce le informazioni in suo possesso, quantomeno quelle che possono essere divulgate.
«Si tratta di una ragazza, che è stata rinvenuta nella notte da alcuni clienti del chiosco che rimane aperto tutta la notte al parcheggio di fronte. Non volevano fare inversione e hanno parcheggiato da questa parte. Della ragazza non sappiamo molto, era priva di documenti ma i connotati lasciano pensare che provenga dall'Europa dell'Est. Due colpi di pistola l'hanno ridotta in fin di vita e poi è stata abbandonata qui.»
Tace un attimo, si capisce che non ci si può abituare a simili orrori.
«Ho bisogno del vostro aiuto, dobbiamo identificarla più in fretta possibile e la diffusione della foto potrebbe aiutare molto, fortunatamente il volto è riconoscibile e vi sarei grato se ci deste tutti una mano.»
Ha parlato con la sicurezza che lo contraddistingue, ma Emma ha percepito una lievissima incrinazione nella sua voce. È turbato anche lui. E, agli occhi della ragazza, questo suo lato umano lo rende ancora più attraente. Perché è questo che pensa lei tutte le volte che incontra il bel funzionario, e cioè che è, senza alcun dubbio, un uomo decisamente affascinante.
Nel frattempo, gli uomini in divisa distribuiscono a tutti le foto di una ragazza che, anche nello stupore della morte, si capisce essere stata molto bella e molto giovane, sicuramente non superava i venticinque anni. Probabilmente ha ragione lui, è straniera, e questo apre uno scenario di ipotesi praticamente infinito in cui muoversi.
Il silenzio, in questo momento, si è impadronito di tutti. Non si può rimanere indifferenti di fronte a una vita così giovane che è stata brutalizzata in maniera tanto vile. Neanche i più duri e i più anziani tra i cronisti, gente che ne ha viste di ogni, ci riescono.

Quando rivede il commissario è pomeriggio inoltrato e sono negli uffici della mobile.
«Come va?», prova a chiedergli, pur conoscendo perfettamente la risposta.
«Come vuoi che vada... Ogni volta è una coltellata. Pensare che qualcuno possa arrogarsi il diritto di togliere la vita a un altro essere umano è qualcosa di aberrante. Non mi ci abituo mai. E con le donne è ancora peggio, quasi sempre c'è dietro una storia di abusi e violenze.»
«Quindi pensate che sia stato un uomo?», chiede la cronista che è in lei.
«Non corriamo. Siamo nel campo delle ipotesi e non possiamo escludere nulla. Ora come ora abbiamo estremo bisogno di darle un nome e poi potremo fare qualche ipotesi meno campata in aria», risponde il poliziotto che è in lui.
Santi le è sempre sembrato la calma fatta persona, un uomo tutto d'un pezzo. Non il classico belloccio ma certamente intrigante, lui stesso sa di esserlo e ha sempre un approccio sicuro con il prossimo. Ed è anche un gran playboy, tant'è che Emma, all'inizio della loro conoscenza, aveva avuto la sensazione che volesse in qualche modo provarci anche con lei. Ora sono semplici amici, uniti da una vicenda di omicidi e sparizioni nel mondo dell'arte. Altra storia.
«Come vi state muovendo, quindi?»
«Al solito. Stiamo passando al vaglio le denunce di scomparsa. Con le impronte stiamo verificando se era schedata, sperando che lo fosse, poi vediamo se esce qualcosa dalle telecamere di sorveglianza. Non l'hanno uccisa lì, c'era pochissimo sangue, l'hanno solo scaricata», e lo dice con sofferenza.
Emma sa che metterà tutto se stesso in quell'indagine, come farà lei del resto: in questo sono simili e lavorano dallo stesso lato della barricata, anche se su diversi aspetti, perché il loro senso di giustizia è fortissimo.
«Ovviamente, dottoressa De Amicis, di quanto ci siamo detti lei non può scrivere nulla perché è confidenziale» – chiarisce lui, come se ce ne fosse bisogno – «Se ti ho detto tutto questo è perché spero, ancora una volta, che con il tuo lavoro e il tuo intuito tu possa darmi una mano.»
«Lo so, commissario Santi» – replica lei – «Vogliamo entrambi un colpevole e un nome per questa donna.»

Non può certo dirsi che il suo primo giorno di lavoro sia stato facile. È esausta. Non ha voglia né di cucinare né di andare di nuovo da Filippo... e non avrebbe neanche voglia di accettare l'invito a cena dai suoi a Casal Palocco, ma deve andarci, per forza, deve riprendere Misia e, soprattutto, muore dalla voglia di abbracciare sua madre.
Armata di buona volontà, fa una doccia veloce e si riveste, scegliendo un outfit comodo ed essenziale: “Un jeans e una camicia andranno benissimo stasera”, si giustifica guardandosi allo specchio della grande (immensa) cabina armadio. Si osserva.
Sceglie una camicia over per non dare a suo padre la soddisfazione di fare altre battute sui chili di troppo; la fantasia a fiori verdi e turchesi, poi, confonderà ancora di più le idee. Spera.
Soddisfatta, afferra chiavi e borsa ed esce di casa.
Poi torna indietro perché si rende conto di aver dimenticato i pensierini per la madre e per Gianna.
Ha la testa per aria, pensa ancora alla ragazza...

Stefania Calà e Francesco Caputo

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