
La confessione. Maria aveva una particolare devozione verso San Francesco e per questo motivo andava spesso a trovare il suo Padre spirituale presso un convento dei cappuccini che si trovava a Rivalta, un paese a pochi chilometri da Savoca. Frate Antonio era un uomo sulla cinquantina, di bella presenza, molto acculturato e, soprattutto, di grande apertura mentale. In gioventù e prima di abbracciare il saio era stato un medico che esercitava in una grande città del nord Italia da dove, del resto, proveniva. Proprio il suo carattere aperto e resiliente dava a questo frate la capacità di attrarre i giovani bisognosi di ascolto e aiuto. Maria era una di questi. La situazione che stava vivendo non era proprio delle più semplici. “Ma come parlarne a Frate Antonio?” È vero che è sem-pre un sacerdote legato al segreto della confessione, ma ciò che avrebbe dovuto confessare era davvero scandaloso e vergognoso per una donna calabrese. Con questi pensieri la donna si avviò verso il Convento di Rivalta e, afferrato il coraggio a due mani, bussò alla porta d'ingresso e si trovò davanti Frate Antonio. «Buongiorno Maria. Che bella sorpresa vederti qui, oggi. Come stai?» Le parole del frate misero subito a suo agio Maria, che rispose: «Frate Antonio, è sempre bello per me rivederti. Saranno passati più di sei mesi dall'ultima volta che ci siamo visti e io oggi, ancora una volta, ho bisogno del tuo aiuto...» Quelle ultime parole furono pronunciate con una certa ango-scia e il suo stato d'animo fu colto immediatamente dal frate che, quasi immediatamente, le rivolse la domanda: «Cosa c'è che ti turba Maria? Leggo nelle tue parole una strana angoscia. Vogliamo parlarne?». La donna non aspettava altro e in maniera repentina rispose: «Sono qui per questo. Ho bisogno di confessarti i miei peccati. Solo tu potrai ca-pire e aiutarmi a trovare la pace». Il frate capì benissimo che la donna si trovava in una qualche situazione che non solo le metteva angoscia, ma al contempo le creava uno strano timore per ciò che le sarebbe potuto accadere. Frate Antonio, che era una persona piuttosto pragma-tica, invitò Maria a seguirlo in una delle stanze del convento. Si trat-tava della biblioteca, dove generalmente il frate riceveva i giovani che volevano confessarsi. Fece sedere la donna su una delle vecchie pol-trone in pelle che si trovavano vicino a una scrivania, dietro la quale sedette lui. Il frate iniziò a farle le domande di rito, ma con una forma molto informale e confidenziale. «Allora Maria, raccontami quali sa-rebbero questi peccati che pesano sul tuo cuore e sulla tua anima». La donna fece un sospiro profondo prima d'iniziare a raccontare la sua storia e dopo essersi schiarita la voce parlò: «Tu sai che io sono spo-sata da diversi anni con Carmine. Ho sempre pensato di amarlo, ma da molto tempo la sua ossessiva gelosia ha “inquinato” il nostro rapporto sino distruggerne le fondamenta. È impossibile per me vivere con lui. Mi controlla, mi spia, spesso minaccia ritorsioni contro di me solo per-ché ho parlato con un uomo e questo è diventato ormai il mio quoti-diano vivere. Non riesco più a vivere così e, soprattutto, non lo amo più». Il frate ascoltò con attenzione le parole di Maria e, prima ancora che proseguisse col racconto, le disse: «Capisco. Ciò che mi stai di-cendo non evidenzia alcun peccato da parte tua. È assolutamente com-prensibile che in una coppia può accadere che le cose non vadano più per il verso giusto. Il fatto che tu ammetta di non amare più que- st'uomo è sintomo di sincerità con te stessa, ma non credi che sarebbe giusto anche parlarne con Carmine? Capisco la difficoltà della cosa, ma è anche giusto che lui sappia e se ne faccia una ragione». Maria a quel punto interruppe il frate: «In realtà non ti ho ancora raccontato il punto dove io credo di aver peccato contro Dio e gli insegnamenti del-la Chiesa. In realtà devo confessarti che non solo non amo più mio marito, ma, anni fa, mi sono innamorata di un altro uomo... questi mi ha incendiato il cuore, ma oggi non è più lui che amo, credo di avere trovato finalmente l'uomo della mia vita. Oggi mi sento sotto gli occhi di tutti, giudicata dalla nostra gente che credo sappia e condanni il mio amore». Il frate rimase completamente perplesso e sorpreso. Non aveva compreso tutto prima di quell'ultima grave rivelazione. Era evi-dente che la vita di quella donna era un tumulto di passioni. Il frate non poteva che rimanere sconvolto dal fatto che Maria fosse coinvolta in un'assurda vicenda di conflitto di passioni con ben tre uomini e ciò non era naturale, non poteva essere accettato. «Maria, da sacerdote devo dirti che il matrimonio è sacro. Ciò che mi ha raccontato non può essere da me accettato e questo non solo come sacerdote, ma anche come persona di buon senso. Tu mi stai dicendo che, in sostanza sei contesa da tre uomini e ciò non può essere giustificato. Pertanto è necessario, intanto, chiarire subito le cose con Carmine, questo glielo devi. Però capisco anche l'imprevedibilità del-l'amore e della passione e su questo non posso che dirti di seguire il tuo cuore. Il mio consiglio è quello di chiarire subite le cose con Car-mine, perché ha il dovere di sapere se ha o meno una moglie accanto. Ovviamente dovrai informarlo nella maniera più cauta possibile, ma-gari con la presenza dei tuoi genitori o se, ritieni anche con il mio aiuto». Le parole del frate si scolpirono nella mente di Maria che, colta da una crisi di pianto, lo abbracciò e lo ringraziò promettendogli che avrebbe seguito i suoi consigli seppur la cosa sembrava particolarmen-te difficile. Il frate, nonostante tutto, non poté che assolvere quell'a-nima, rea di avere ceduto all'amore e alla passione. I due si abbraccia-rono e si salutarono. Sulla via del ritorno Maria si era oramai convinta a seguire i con-sigli di frate Antonio, ma pensava “quale potrebbe essere il momento più consigliato?” Con quei pensieri per la testa, si avviava verso casa, cosciente che lì l'avrebbe aspettata nuovamente la vita di sempre e un marito tutt'altro che comprensivo. La scomparsa Era un giorno come tanti e Maria si apprestava a uscire di buon'ora per andare al mercatino del paese a fare la spesa per l'intera settimana. Quella mattina, stranamente e come d'incanto, si sentiva molto serena e in pace con se stessa. Era bastato parlare con frate Antonio per dis-sipare le paure e le angosce che per molto tempo l'avevano attanagliata eppure, ancora, nulla era sostanzialmente cambiato. Era sempre stato un piacere per gli occhi, vedere Maria passeggiare tra le bancarelle del mercato: al suo passaggio i venditori le facevano i complimenti per la sua insolita bellezza. Non vi era un mercante che non accogliesse Maria come una regina. C'era chi le offriva un fiore, chi le riservava i prodotti più freschi a buon prezzo, chi la invogliava a comprare la sua merce con sconti specialissimi, ma lei, pur essendo cordiale con tutti, evitava accuratamente di tenere atteggiamenti che potessero essere equivocati. Insomma, la donna era un evento solare che illuminava il mercatino del paese e lei era consapevole di esserlo. “Essere bella è un dono e una condanna”. Maria sapeva di non poter fare passi falsi. Sarebbe bastato un sorriso un po' più aperto, una mezza chiacchiera con il fruttivendolo, per essere additata e confer-mata come una “poco di buono”. Non avrebbe dato a nessuno la sod-disfazione di poter dire qualcosa che la sporcasse, che la costringesse a spiegare al marito, che la obbligasse a giustificarsi. Eppure sapeva di essere in torto, sapeva di tradire, ma non voleva essere considerata una cosa di cui godere ed essere lasciata in un angolo, nascosta, rele gata nel relitto che sarebbe diventato la sua prigione. Anche quel giorno Maria aveva fatto buoni acquisti a poco prezzo. Era rientrata a casa intorno a mezzogiorno, Carmine era seduto sulla poltrona con un bicchiere di vino in mano. Aveva bevuto un po' troppo, al punto che, non appena la vide, l'aggredì verbalmente, pronunciando frasi offen-sive di ogni genere. Maria era sconcertata.
Giuseppe Mercurio
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