"Lo scorpione dorato" di Marika Campeti è molto più di un romanzo: è lo scorcio di un'epoca, con la sua autentica drammaticità che rappresenta l'intero universo femminile. Donne occidentali, donne orientali. Madri divise da culture differenti, ma accomunate dall'amore irrefrenabile verso le proprie creature, e verso la vita. Madri che sono antieroine per eccellenza, che soffrono, falliscono, sperano, soprattutto che non smettono mai di amare. La trama struggente si tinge di uno stile narrativo impeccabile, capace di suscitare forti emozioni. Un cenno va fatto alla postfazione, scritta da Arianna Martini, colei che ha messo su il progetto di "Support and Sustain Children", un'associazione che "opera con dedizione e costanza da sei anni per alleviare e, in molti casi, letteralmente salvare la vita, a bambini principalmente, ma a tutti coloro che soffrono, senza distinzione di religione o appartenenza. Ogni due mesi ci rechiamo nei campi profughi spontanei che sosteniamo portando cibo, acqua, cure mediche, abiti e sollievo a migliaia di famiglie. Ci occupiamo di orfani con interventi mirati e abbiamo costruito una piccola tenda scuola in un campo in Turchia. Perché questi bambini sono senza istruzione e senza futuro e non vogliamo siano i disperati di oggi e di domani." Un progetto editoriale, quindi, quello dello Scorpione Dorato, ma soprattutto un progetto di cambiamento sociale.
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