"Diario di una cassiera" di Monica Saraca ha i toni dell'amaro sarcasmo, di chi ha vissuto in prima linea una pandemia, di cui a molti è sfuggita la gravità. Immergendoci nella pagine di un racconto serrato e avvincente, ci ritroviamo anche noi in questa anomala trincea, come protagonisti di un diario di guerra. Stavolta, però, la battaglia si combatte con l'intermezzo del bip delle casse di un supermercato. La protagonista narra la propria vicenda autobiografica e ci veicola in un mare di emozioni contrastanti, tra buffi personaggi che popolano quel mondo diventato d'improvviso alieno. Dunque i clienti bizzarri spuntano come funghi, e ci si ritrova ad arrabbiarsi col "bandito", a discutere con la "donna bionda", ad interfacciarsi costantemente con "il rimproverato", "il piccolo chimico", per una mascherina abbassata sotto il naso, per la distanza non mantenuta, per la spesa fatta tre volte al giorno. Per fortuna arriva puntuale "lo svizzero", a segnare la pausa pranzo. Non è solo ironia quella che permea il racconto di Monica Saraca, ma delusione profonda per la superficialità e la strafottenza con cui molti hanno ignorato che, mentre loro continuavano a cercare pretesti per eludere le regole imposte a tutela della collettività, una fascia della popolazione non ha potuto sottrarsi al proprio dovere: medici, infermieri, forze dell'ordine, ma anche cassiere e addetti alle filiere produttive dei beni di prima necessità, persone che hanno continuato a rischiare, per garantire una parvenza di normalità, in una situazione paradossale, e che forse avrebbero meritato un po' di rispetto in più. Ma se l'umorismo è il vero segreto della vita, l'abilità letteraria dell'autrice sta nel saper guardare la situazione col distacco che solo il saggio sa concedersi, immergersi nella musica che l'accompagna nei suoi solitari rientri in auto, e farci sorridere del paradosso in cui ci siamo ritrovati immersi fino al collo.
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