Tornano ad ardere le favole, di Carmen Trigiante è il seguito di La prigione delle favole sole. Anche in questo romanzo, l'autrice agguanta il lettore e lo conduce sulla via dell'immaginazione intuitiva, attiva la ricerca intelligente della possibile evoluzione degli eventi, sollecita una partecipazione alla lettura che assume un ritmo incalzante.
Sullo sfondo di intrighi internazionali, ammantata dai misteri dell'esoterismo, la costruzione della trama (per chi ha letto il primo libro) aggiunge particolari alla descrizione dell'associazione a delinquere in cui il male si incarna, assumendo le forme dell'interesse cieco, del potere agito con sopruso e violenza, sulle donne in questo caso, ma – traslando – su chiunque lo intralci opponendosi.
Non è solo questione di donne, alla fine: è questione di persone, di malvagità, perversione, orrori, brutture, e soldi, avidità; l'invidia, la brama di potere e possesso, il gelo della malvagità si incarnano anche in personaggi femminili. Ed è acclarata la capacità dell'autrice di scandagliare tale universo.
Il “gioco delle coppie” assume risvolti tragici in questa vicenda, di cui scelgo di non raccontare; il maschile si mostra in aspetti imprevisti come accade nel quotidiano: quante volte ci si è chiesti “ma possibile?” di fronte a comportamenti che mai si sarebbero immaginati... E nel coinvolgimento della lettura, mi sono posta il dubbio di essere stata vittima, come la protagonista Maya, della presunta “strategia manipolatoria” di Andrea.
Selvaggia, bambina adorabile che ama i cani d'impulso, incarna i figli delle vittime di femminicidio e al tempo stesso l'idea del restituire alla vita, suscitando la medesima immediata simpatia dell'omonimo personaggio che l'ha preceduta. E Dottor Freud è il cane lupo in copertina, ma non solo: è presenza indispensabile, guida, discreta attenta e istintiva.
La scrittura di Carmen Trigiante è una calamita che usa, ancora, le parole come pennelli e le immagini come colori, avvolge tutto nell'odore salmastro del mare, essenza, profumo che da sempre mi attira e mi ingloba. È una scrittura che apre sipari, così lontana dalla mia eppure così immediata nell'emozionarmi.
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