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Quattro cani e un... chihuahua è il primo dei libri di Carmen Trigiante che ho letto e immersa nei cani fino al collo è la condizione che ho sempre sognato di vivere da bambina, quando, data la dimensione, sarei stata all'altezza del muso del cane e avrei quindi potuto stringermi al suo collo e tuffarmi nel suo pelo senza alcuna preoccupazione o ritrosia.
Sarei stata al colmo della felicità, al contrario della protagonista di questo romanzo breve che – avverte subito – si teneva bene alla larga da loro prima di esserne travolta e sommersa, fino al collo appunto, in un susseguirsi di situazioni divertenti, commoventi, rocambolesche, con un ritmo che in certi momenti mi ha dato l'impressione di trovarmi in un'opera di Feydeau. Le considerazioni e le riflessioni dell'io narrante, che si uniscono e si alternano ai colpi di teatro, accompagnano una profonda transizione, un capovolgimento di certezze e convinzioni.
Tutto passa da uno sguardo ricambiato, occhi negli occhi con quelli di un cane: che sia il tuo o un randagio incrociato per strada e poi accolto, lui sa, prima di te, anche quanto non sai, tu, adolescente un po' viziata o adulta in cerca del tuo posto nel mondo e della tua affermazione sociale. Arriva il momento in cui comprendi qual è il tuo posto, dove è giusto “abitare”, quale direzione seguire, anche grazie al diverso punto di vista che un cane è capace di mostrare.
Non bisogna però lasciarsi sfuggire tutti quegli attimi di “frattempo” che costituiscono la loro vita, breve ma densa e intensa, e possono migliorare la nostra, anche quando se ne vanno, nonostante il dolore.
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