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Abigail di Federico Maderno è stato creato pensando ad una lettura per adolescenti?
Sì, ma non solo, secondo me; di sicuro questo romanzo ha lo spirito e il piglio di quelli che prendevo in prestito alla biblioteca del liceo e divoravo nel giro di pochi giorni.
Per quanto riguarda la trama, posso anticipare che la vicenda si svolge a Londra nel 1868, il narratore e protagonista degli eventi è un medico cinquantenne, di quelli che tanto vorrei esistessero ancora, che curano davvero e non riempiono solo ricettari.
Null'altro si può rivelare se non i temi trattati dall'autore, come a scuola, ai miei tempi, l'insegnante di italiano richiedeva di individuare dopo una lettura.
C'è l'amicizia nata negli anni dei giochi infantili che si rinsalda nel momento del bisogno; la dedizione che trova riscontro in una riconoscenza a sua volta determinante; l'amore tutto ottocentesco per una fanciulla in pericolo; la fine meritata del corrotto e dei malvagi di turno – e almeno con l'immaginazione è bello pensare che può accadere.
Tutto è magistralmente collocato, nel tempo storico scelto, con descrizioni certosine: precise e accurate al dettaglio. Atmosfera, clima sociale, problemi e tematiche del secondo Ottocento nella capitale dell'Impero britannico che – non si può dimenticare – è stato costruito navigando, sono vividi e durante la narrazione si riflettono nei numerosi personaggi. Questi, prevalentemente maschili, ma che ruotano attorno alla figura femminile sintetizzata nel titolo, sono caratterizzazioni ognuna da cameo.
Il giallo iniziale si stempera nell'avventura e nella discrezione del narratore, che conclude con un epilogo in perfetta linea con il personaggio.
Che bel libro! Non a caso vincitore di numerosi premi.
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