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Maternità impropria di Carmen Trigiante è un saggio, una breve storia della genitorialità che indaga ambiti diversi per una ricostruzione poliedrica. Basterebbe per consigliarne la lettura. Ma c'è dell'altro.
Quando la chioma bianca e il diritto a un'esenzione ti collocano, volente o nolente, tra gli anziani, dà sollievo pensare che – forse non tantissime – ma ci sono ancora giovani voci incisive in grado di richiamare alla retta via, o a quella che tu consideri tale.
Ti sono stati insegnati valori, dati esempi, mostrati comportamenti al confine con il sacrificio della vita in nome di un dovere morale e li cerchi ancora, nonostante tutto, intorno a te. Ne trovi sempre meno, in un presente in cui la scienza con le sue conquiste “a passi da gigante” sommerge invece, e discrimina, in cui il - fasullo - è categoria dominante, anzi LA categoria. E un po' invidi (per il tempo che ha davanti), un po' concordi, un po' ti rinfranchi di fronte a questo libro che denuncia la fallacia del senso comune, la prevaricazione della morale bigotta e paolina, il conformismo tanto inutilmente contrastato negli anni '70 da essere sopravvissuto in altre forme altrettanto conformanti.
La denuncia è supportata da un excursus storico (fonti e citazioni comprese) dai primordi della società ai giorni nostri, con una precisa disamina della legge sulla procreazione assistita.
E ripercorri anni vissuti: 1974 e 1978, referendum su divorzio e aborto; rivivi momenti che se per te, all'epoca giovane seppur non spregiudicata, non ponevano troppi interrogativi, per altri invece sollevavano dubbi che i principi fondanti della laicità giungevano a dirimere.
Quando leggi a pag. 44: - Non credo esista concetto più infido, vergognoso e depravato di chi concepisce la maternità come un dare avere, in una logica di scambio propria dei più avidi patti commerciali - , trovi spunti per l'analisi di una frase: - Sei il bastone della mia vecchiaia - .
La famiglia esiste ove un atto d'amore la unisce: sono d'accordo.
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