Zen al quadrato di Davide Camarrone. Ambientato a Palermo, la trama del romanzo Zen al quadrato si sviluppa attorno al trasloco di una famiglia dal quartiere Castello San Pietro, sul mare, al famigerato quartiere Zen 2, dove abbandono e malaffare ne fanno un mondo avulso dalla città. La “migrazione” verrà raccontata da ogni singolo componente della famiglia costituita da: marito, moglie, un figlio adolescente e la madre del capofamiglia. Ognuno con il proprio linguaggio, ma soprattutto con un diverso spirito di osservazione, ci porterà tra il presente e il passato del loro vissuto.
Recensione: Devo ammettere che all'inizio mi sono chiesta perché mai una famiglia, in fondo, in condizioni economiche stabili (il marito operatore sanitario presso un ospedale, la moglie segretaria di scuola e la nonna pensionata) accetti di trasferirsi in un quartiere difficile come lo Zen 2 (per i non palermitani paragonabile allo Scampia dei napoletani, l'Esquilino dei romani, il San Vitale dei bolognesi...). Vero che il diritto alla casa popolare gli viene dallo sgombero imposto per l'alloggio dichiarato pericolante ma... non poteva esserci un'altra scelta? Poi ho capito: in realtà è una storia di degrado e punizione. C'è un segreto che mi ha portato a dare questa interpretazione, e che rende interessante i personaggi per la narrazione che ne fanno. Riporto la descrizione che fa Nicola, il capofamiglia, dei segreti in generale: "I segreti sono la verità che non si può dire. Ci sono segreti nella vita di Gesù e cose che non si potevano dire a San Giuseppe, e ci sono cose dell'amore carnale che la Santa Vergine non sapeva e cose che gli apostoli Pietro, Giuda, Paolo e Giovanni non potevano confessare a nessuno. I segreti sono la povertà e dire tutte cose è un lusso." Il romanzo inizia con il racconto del figlio, Filippo. Al primo anno di liceo artistico, cattura con gli occhi la nuova realtà e la traduce in disegni, riversandola su ogni tipo di carta, con ogni tipo di matita e colori. È un osservatore attento quanto fantasioso, alle prese con le prime esperienze sessuali. Davanti alla Vampa di San Giuseppe (rito palermitano che si rifà a un atto di purificazione e rinascita) racconterà del suo addio alla vecchia casa e della sua nuova realtà. A questo capitolo segue quello della moglie, Lucia, una donna che da inserviente è riuscita a “elevarsi” vincendo il concorso per la segreteria scolastica. È una fervente comunista che cercherà il suo spazio nella nuova comunità. Segue il capitolo più tormentato quello di Nicola che, contrariamente alla moglie, è un democristiano e frequenta la chiesa e i ladri con la stessa naturalezza. Questo il suo incipit: “Una casa si monta e si smonta come una macchina, uguale. Per farla funzionare, devi tenere sempre tutte cose in ordine: i sedili di pelle, gli sportelli foderati di rosso, gli specchietti cromati, i finestrini dai vetri lustri e i tappetini di gomma. La camera da letto è il motore che si accende e si spegne e la cucina è il carburatore che fa camminare tutte cose. I figli crescono e la macchina cammina, si sposta da una parte all'altra della città." In questo capitolo ho trovato particolarmente bella la descrizione che Nicola fa dei disegni di Filippo; in una sorta di girone dantesco vorticano tutti i personaggi del quartiere e non solo, ci sono perfino i gatti, i topi, i passeggeri dei bus... ; raffigurano il turbinio delle loro vite. Nicola e la moglie al centro di tutto con i loro corpi e intorno la girandola della vita. L'ultimo capitolo è affidato alla nonna, memoria storica della città e della famiglia. Per lei lasciare la vecchia casa è come spogliarla del suo vestito più caro, quello fatto di ricordi, in realtà la sua stessa pelle. La scrittura di Davide Camarrone è rapida ma non sbrigativa, piuttosto, profonda e di grande sensibilità. In questo suo ultimo libro ci offre uno spaccato della Palermo ingiuriata e sofferente, dei personaggi che caratterizzano il quartiere additato da tutti, ma che forse dovremmo guardare con occhi diversi. Per quanto la trama e il linguaggio siano prettamente identificativi della realtà palermitana (parecchie sono le voci dialettali delle quali si trova la legenda a fine testo), ciò non toglie che la storia sia applicabile alle altre città, come ai quartieri citati poco prima. In conclusione: un testo scorrevole, interessante per l'argomento, per la molteplicità delle voci e per il modo in cui l'autore affronta e gestisce il testo. Non ultimo ho apprezzato la scelta di iniziare la narrazione con il racconto del più giovane dei personaggi per concluderlo con quella della più anziana; tra il primo capitolo e l'ultimo intercorre tutta la vita di una famiglia e molto di più.
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