Ne "Il fiore di Kobane", di Nalin Arslan, l'autrice è protagonista e voce narrante della propria vicenda di fanciulla curda nata a Kobane, città dai forti significati storico – politici: città di confine, terra di rifugiati armeni e curdi, di assedi e tentativi di invasione islamici. La guerra, la lotta incessante di resistenza al nemico, in un paesaggio arido e devastato, nel quale i fiori vanno custoditi, sono lo sfondo del suo racconto; la guerra è così totalizzante da togliere quasi la dimensione temporale: non c'è un anno, un periodo, è sempre guerra, lotta contro il nemico, tutti sono nemici e tutti gli abitanti del villaggio curdo in cui si svolge la vicenda sono pronti a combattere per difendersi e difenderlo. Per loro, questa ragazzina in procinto di compiere dodici anni è il simbolo della lotta. La sua crescita è la misura del tempo. Espatriata in Europa per mettersi in salvo, Nalin torna a Kobane alle soglie della pubertà a seguito della morte di sua madre, cecchino infallibile che pare abbia però commesso un errore fatale; nella sua terra, con i suoi compatrioti, affidata alle cure di una cugina e del capo villaggio che le fa da mentore, affronta il suo destino: rappresentare la lotta per liberarsi da un oppressore, imparare a uccidere, combattere per il proprio paese. Il processo di iniziazione ha ritmi lenti e procede per gradi, tappe attraverso le quali Nalin da un lato apprende, dall'altro trasmette ai coetanei suoi possibili lettori gli insegnamenti ricevuti e le certezze acquisite. All'interno della trama che si sviluppa in un continuo dialogo tra Nalin e gli altri attori della vicenda ci sono una storia d'amore adolescente, il ruolo di un cane (apprezzabile il cambiamento del punto di vista di Nalin in merito), la devastante conseguenza delle mine antiuomo incarnata in un ragazzino saggio e un filo rosso di suspense che si scioglie – ovviamente – alla fine, con il gesto di un personaggio poco tratteggiato ma centrale. Trovo sia una gradevole lettura per i coetanei di Naslin. Manca a mio gusto una più precisa contestualizzazione storica, forse giustificata dalla giovane età dell'autrice voce narrante.
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