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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Autore: Marco Manfredi
Titolo: Non aspettatemi per cena
Genere Autobiografia
Lettori 3461 33 56
Non aspettatemi per cena
Quelli che non vogliono cambiare, lasciateli dormire.

Nel mentre, una novità per me importante era in arrivo , infatti un nostro avventore abituale mi soffiò all'orecchio di una brava maestra di yoga, che insegnava in una nuova palestra sulla spiaggia di Patong , che avevano da poco aperto. La cosa mi interessò subito molto, e la mattina dopo andai a vedere di cosa si trattasse. Era un ottimo corso di yoga , tutti i giorni feriali dalle 9 alle 10 e un break Sabato e Domenica, a volte poteva anche esserci il Sabato mattina , ma non sempre. C'erano delle belle docce e l'ambiente era ottimo, il padrone della palestra era un inglese muscoloso, che stava insieme ad una tipina thailandese carina e con le tette belle grosse, rifatte, anche lei in forma. Il tipo aveva la grana e si vedeva di brutto, avevano un bulldog e una Mercedes pazzesca , super griffata e super motorizzata e in Thailandia le auto tedesche costavano quasi tre volte il prezzo dell'Europa, viste le tasse d'importazione. Mi iscrissi al corso senza indugio, la maestra , una donna alta, thailandese, che si faceva chiamare Pearl, era molto bella e sfoggiava un carisma non consueto, prometteva bene, mi dissi. La mattina seguente ero molto curioso e fui premiato perchè le lezioni erano stupende, la maestra era una vera insegnante di yoga con un enorme bagaglio di esperienze apprese in India, dove aveva studiato la disciplina, e in Nuova Zelanda, persino in US e poi era tornata a casa sua. Appresi in seguito, che aveva perduto il marito , occidentale, in uno strano incidente di auto, una storia triste, da allora era rimasta da sola con il figlio che avevano avuto insieme, un bellissimo bambino, ed era ancora sola adesso.
Le lezioni erano bellissime e illuminanti ed anche dure, pesanti, mi servì molto quello yoga, quelle parole, che proferiva tutte le mattine la maestra, con quel suo giusto tono di voce, dolce, musicale e armonico, un pò in thai e un pò in inglese, era perfetto quel mix di lingue , rilassante e sensuale. Era una grande professionista nel suo lavoro e dimostrava una passione sconfinata per quello che stava insegnando. Si svegliava tutte le mattine alle 5,30 e svolgeva un momento di meditazione prima di prepararsi per la giornata, un'insegnante veramente praticante e molto ferrata sulla sua materia che la viveva a fondo e le dava la forza di vivere. Le lezioni erano anche un pò sensuali, lo erano sempre, perchè poi noi maschi eravamo sempre in pochi, spesso ero l'unico maschio in classe, mentre le femmine erano sempre in abbondanza e sotto quelle tutine ti immaginavi sempre tutto . Erano lezioni dove l'empatia e la simpatia per il vicino di tappetino erano palpabili, c'era un'ottima atmosfera , ed era il modo migliore per iniziare la giornata. A quel tempo, giungevo sul posto almeno un'ora e mezza , correvo in spiaggia e poi facevo yoga . Lo stanzone dove facevamo yoga era bello spazioso e si trovava proprio di fronte all'ingresso della palestra, dopo la cassa sulla destra e un bancone da bar , sulla sinistra, dove facevano colazione quelle dello staff e la maestra. Le thai hanno sempre qualcosa da mangiare con sè, non le vedi mai senza qualcosa in mano, il mangiare e lo sgranocchiare cibo, qui, sono un comune denominatore, se le vedi dialogare, all' 80% parlano di mangiare tra di loro. Al lato opposto dell'ingresso al nostro stanzone, che sarà stato circa 10 metri , c'era una vetrata, che si apriva completamente e che dava proprio sulla spiaggia e sul mare della baia di Patong Beach, era una bellissima vista e me la gustavo tutte le mattine. Da quella vetrata ho potuto osservare tutte le situazioni meteorologiche possibili per un'isola tropicale, dal cielo limpido e blu come fosse finto, il mare turchese e meraviglioso , a tempeste che facevano venire i brividi dall'impetuosità e dalla violenza dell'acqua, che scendeva copiosa e portava con sè anche un gran fragore, con il mare nero all'orizzonte, agitato, spaventoso, se immaginavi di essere là in mezzo, solo l'idea ti terrorizzava.
Andai a yoga senza mai saltare un giorno, per più di 5 anni , e una mattina di queste vidi una ragazza piccolina vicino a me . Incominciai ad osservarla sempre di più e incominciai ad esserne ossessionato, sì la parola giusta è questa . Aveva qualcosa che non mi spiegavo e che volevo capire , non riuscivo a toglierle lo sguardo di dosso o meglio, non riuscivo a far finta che non ci fosse, lo sguardo andava in automatico verso di lei, anche se non volevo, la testa si girava da sola. Passavano i giorni e montava sempre di più la mia passione, insieme alla mia fantasia, ma la cosa era complicata in quanto lei veniva in palestra con il suo boyfriend, un australiano ben piantato, un uomo un paio di anni più vecchio di me, un bell'uomo, faccia tipica da anglosassone, sul biondo, alto poco più di me, ed anche con molti più muscoli di me . Passavano i giorni ma non mi passava il pensiero di questa ragazza dello yoga, anzi mi stava aumentando, e poi incominciavamo a scambiarci delle parole e degli sguardi un pò maliziosi, e avevo capito che a volte lui andava via , per lavoro, e stava via anche un paio di mesi, lavorava in un posto imboscatissimo in Papua Nuova Guinea, per una corporation petrolifera. Nel mentre con Rung si era giunti alla fine, lei voleva a tutti i costi sposarmi e a me non andava e così finì la nostra avventura. Adesso c'era da conquistare Chira, non era una cosa per niente facile, ma ci volevo provare, dovevo andare a vedere cosa nascondeva questa ragazza che mi attirava così tanto. Ormai erano due mesi che le stavo dietro tra messaggi e telefonate, eravamo abbastanza in contatto, ricordo che Federico mi supportò molto nell'azione costante di corteggiamento, con consigli e strategie, c'era da ridere ed io ero agitatissimo da questo fermento da adolescente, che è poi l'innamoramento , quando arriva. E questo era bello potente, ardeva un bel fiammone, come diceva Fede, fu una battaglia, sofferta e sudata, andava fatta, non si poteva resistere. La sua spalla fu determinante ed anche motivo di grandi risate, anche se per me era questione di vita o di morte, infatti non potevo accettare una sconfitta, ci sarei rimasto molto male. Passavo da uno stato d'animo ottimista a quello opposto in un baleno, spesso pensavo che non ce l'avrei mai fatta ad averla tutta mia per un pò , anche solo per un giorno, spesso mi dicevo, sarebbe già andata bene. Alla fine fu talmente assediata, un assediamento costante e continuo, che cedette, ed incominciammo a vederci di nascosto , nei bar, ci prendevamo una cosa da bere, ce la raccontavamo, ci studiavamo, poi pian piano abbiamo cominciato ad uscire in auto, vedendoci prima al bar.
Lei aveva l'auto, un'Honda Civic nera, con il cambio automatico, guida a destra come tutte le auto in Thailandia, e la guidava anche bene, non me ne vogliano le donne, ma non sembrava una donna da come guidava.
Uscimmo una sera a cena e fu molto bello, feci proprio fatica a resisterle , anche lei fece fatica a respingermi, ma era tenace , non mollava la parte di quella brava che non l'avrebbe mai fatto a Phuket, dove viveva con lui . Alla fine riuscì a strappare qualcosa di molto valido, 3-4 giorni a Chiang Mai, a 1500 km da Phuket, io e lei e basta. Ricordo che la notte prima della partenza mi chiamò per dirmi che aveva un pò di febbre, e che forse non sarebbe potuta partire , ma io la tranquillizzai, dicendole che era solo un pò di agitazione e niente più.
Ed infatti al mattino era bella pimpante, sorridente e puntuale all'appuntamento del taxi, che ci avrebbe accompagnato in aeroporto.
Chira è una ragazza molto interessante, ed aveva un viso per me stupendo, perfetto, e degli occhi talmente premurosi che non ho saputo resistere, ha rappresentato una parentesi bellissima nella mia vita, di emozioni, di amore impetuoso e di esperienze indimenticabili. Abbiamo vissuto giornate e mesi meravigliosi e certamente anche lei non può dimenticare tutto questo. A Chiang Mai fu incredibile, dopo la notte del fattaccio, interminabile notte di tradimenti e pentimenti, la mattina presto successe l'impossibile. Litigammo per una vecchia storia e lei prese la porta ed uscì dalla bella camera quattro stelle extra che avevo prenotato. Dopo poco presi anche io la porta e l'andai a cercare. Ma dov'era andata? Dove poteva essere andata mi chiedevo. Era ancora tutto chiuso, erano le 7,20 del mattino e c'era pochissima gente, ma uscì lo stesso, come se sapessi già dove trovarla, arrivai alla fine della strada interna dell'hotel, al primo bivio, c'era d'andare a destra o sinistra , svoltai deciso a sinistra e camminai sicuro di dove stavo andando, anche se non lo sapevo, non sapevo proprio dove potesse essersi cacciata, ed ero anche un pò preoccupato per l'accaduto, non avevamo mai avuto diverbi prima ed avevamo appena iniziato...cazzo mi dicevo. Dopo circa 3 minuti di cammino vidi una luce fioca in un negozio in lontananza, sulla destra di una piazza completamente vuota. La attraversai, come attratto da una forza invisibile e arrivai di fronte ad un negozio apparentemente chiuso, ma spinsi la porta e si aprì. Era un ambiente molto spoglio, azzurro sbiadito, e sulla destra c'era uno specchio lungo tutta la parete, con delle sedie da parrucchiere, sulla prima c'era seduta lei, con le gambe piegate sulla seduta della sedia , pronta a farsi lavare i capelli e stupita di come avevo fatto a trovarla. Si commosse, mi commossi anche io, perchè la cosa aveva dell'incredibile, l'avevo trovata nel nulla, eravamo già uniti un bel pò. Eravamo innamorati, un bel pò.
Le giornate trascorsero tra effusioni e templi e visite della città, dei suoi caffè un pò francesi e dalla bella atmosfera, dei suoi shops lungo il fiume, che li infili uno dopo l'altro , in una corsa tra un design e l'altro, a chi ha fatto il negozio più originale e figo. Mi piace sempre visitare questi nuovi ambienti, con questi giovani che provano a creare qualcosa di valido, adoro fare i complimenti e due parole con i proprietari, visitare i luoghi storici, passeggiare perdendoci.
E poi la grande devozione, era tutto un accendere ceri e comprare fiori ed incensi e sbatacchiare le ceste di bacchette cinesi per vedere cosa avrebbe detto il destino, scritto su qualche foglietto, nell'urna del numero corrispondente e poi c'era da liberare gli uccellini dalla gabbia, pagando una sciocchezza li potevi liberare e li vedevi volare via, ma dopo capii che tornavano sempre dal carceriere che così li poteva rivendere più volte. Le vie del Signore sono infinite e te ne accorgi quando vedi come l'umanità riesce a vivere.
Chiang Mai è un pò la Parigi della Thailandia, e le ragazze locali la vedono sempre come una meta imprescindibile, se hanno un voto da fare o qualcosa da festeggiare, o da chiedere al Buddha di appartenenza, Chiang Mai è sempre presente , ha in sè il fascino dell'oriente spirituale, con le sfumature estetiche europee, un mix perfetto che ne fanno assolutamente una meta romantica e molto richiesta, anche dal turismo interno.
Chira era una ragazza bassa di statura, molto bassa, al limite, ed aveva una sorella gemella, due gocce d'acqua, erano sbalorditivamente uguali e spesso le potevi veramente confondere. Mi era capitato spesso di confonderle. Ero riuscito ad entrarle nel cuore, eravamo molto affiatati ed ero molto felice. Stavo per fare la conoscenza di una famiglia numerosissima e molto unita. Chira e sua sorella erano entrambe laureate ed appartenevano ad un ceppo ricco e benestante del paese. Il papà era un uomo influente, ed era andato ad un soffio da diventare sindaco di questa provincia a nord di Bangkok, una delle più importanti e produttive del paese, parliamo di Khon Kaen, una cittadina universitaria, gremita di giovani, piacevole e molto viva. Sua mamma era una maestra delle superiori, di una vicina scuola pubblica, ed era ad un passo dalla pensione, ed aveva un'infinità di amiche e conoscenti e la loro casa era sempre piena di gente, tra parenti e amici c'era sempre qualcuno da salutare. Le famiglie thailandesi sono incentrate sulle figure femminili, sono molto matriarcali, sua nonna rappresentava una specie di santona , riverita come una regina, molto anziana, ma ancora sveglia e saggia, era riuscita con il tempo a mettere su un piccolo impero, fatto di terreni produttivi, palazzi in città e abitazioni in affitto. Avevano più di un palazzo in centro città e raccoglievano affitti importanti tutti i mesi , tra negozi al piano terreno e appartamenti dati in locazione agli studenti. Khon Kaen è una provincia con una sede universitaria importante, un polo universitario che attira tutti gli anni un gran numero di studenti , che ovviamente avevano bisogno di alloggio. Lei e sua sorella gestivano uno di questi palazzi, che la nonna le aveva donato, con 30 camere in affitto agli studenti con tanto di reception e servizi, come la pulizia e la lavanderia a gettoni. Al piano terra gestivano anche un piccolo baretto, più che altro veniva gestito da sua sorella, che abitava fissa a Khon Kaen, mentre Chira abitava stabilmente a Phuket, e si recava al suo paese natale saltuariamente. La mamma era una bella donna ed anche simpatica e disponibile e molto attiva, quasi troppo. Era sempre al centro di feste e organizzazioni di eventi, tutti la volevano e la chiamavano, era in gamba ed aveva un gran cuore. Mi voleva già bene e mi adorava, lo dimostrava con grossi e larghi sorrisi quando incrociava il mio sguardo. La famiglia aveva appoggiato la decisione di Chira di lasciare il ragazzo austrialiano per prendersi questo italiano e speravano che tutto andasse per il meglio. La nonna ci aveva già promesso terreni e palazzi, nel caso ci fossimo sposati...tornava sempre questo aspetto, non c'era nulla da fare, era destino e lo avrei ritrovato sempre sul mio cammino.
Sua sorella era sposata con un thailandese dalle origini cinesi, un ragazzo cordiale, che faceva l'ingegnere per una grossa società di fornitura elettrica e portava a casa parecchi soldini tutti i mesi, per essere un thailandese aveva uno stipendio di tutto rispetto, parliamo di più di 3000 euro al mese , che in Thailandia non sono pochi. Vivevano nell'agiatezza e avevano due bellissimi bambini, un maschio e una femmina che sembrava una bambola, tanto era bella e dolce. Li portavano in giro con una Mitsubishi Payero bianca, enorme, con tutti i confort e gli optionals, ed era rilassante da guidare per quelle strade dritte e infinite.
Una volta andammo con loro nella seconda casa che possedevano, nella vicina Korat, la più grande provincia thailandese , che si trova, tra la loro provincia e Bangkok più a sud. Avevano una bellissima villa a due piani, in un altro di quei villaggi chiusi, che andavano tanto di moda da quelle parti, con tante camere e un bel giardino, arrivammo lì nella notte, dopo un lungo viaggio nel traffico dell'esodo del weekend, e trascorremmo due bellissime giornate. Visitammo i dintorni ed un grosso zoo con gli animali in semilibertà, visitammo un tempio non ancora ultimato ma che prometteva bene e poi un parco a tema improntato sul tema Italia. Infatti, non lontano da quella loro seconda casa, avevano tirato su un mega centro commerciale all'aperto, intitolato alla Toscana, con riproduzioni di un tipico paese toscano , con le case di mattoni e quei colori pastello che si vedono sulle colline senesi. Scattammo tante di quelle foto che i telefoni si scaricarono.
I bambini di sua sorella erano allevati proprio come ti aspetti da una copia moderna asiatica, con buona disponibilità economica, avevano di tutto e di più ed erano anche parecchio viziati, e gli davano spesso delle schifezze da mangiare. Io ero critico con Chira nei loro confronti, soprattutto per l'alimentazione che ricevevano, ero già vegano e vedere mangiare tutte quelle schifezze mi innervosiva, e poi tendevano molto a dare tutto ciò che chiedevano, alimentando un pessimo circolo vizioso , anche quello mi dava fastidio, ma potevo capirlo di più. Questo loro modo di allevare la prole , tra casino e urla e giochi di ogni tipo e giocattoli sparsi per ogni dove, aveva fatto sì che io e Chira li chiamassimo “China family” , la cosa fece ridere pure loro.
Chira era rapita dal fascino italiano e dalla nostra inarrivabile arte ed era innamorata anche dell'Egitto e delle sue piramidi e delle tradizioni millenarie che rendevano unico anche questo paese. Era appassionata di storia , ne era attratta, ed era quindi anche interessante scambiare parole su aspetti storici dei nostri paesi e la cosa la incuriosiva, era affascinata dalla cultura romana e dall'architettura che si può trovare in Italia.
Una ragazza molto intelligente, acculturata e piena di interessi e curiosità storiche e filosofiche, con lei era un piacere anche solo parlare, perchè aveva anche una gran padronanza dell'inglese e non usava le solite parole, ma erano discorsi un pò più profondi e stimolanti.
Da bambina le era caduta dell'acqua bollente addosso e si era bruciata un pò la coscia sinistra, una spanna sopra il ginocchio, e il braccio sinistro di striscio. Per questo motivo, raramente portava le gonne corte, ma le proposi di farsi un tatuaggio così avrebbe scavalcato quel suo blocco psicologico. La cosa lì per lì non le sembrava una buona idea, ma di lì a poco ci ripensò e mi mostrò, sul telefono, il tipo di disegno che si sarebbe fatta fare, era un insieme di rose, era un bellissimo tatuaggio, e così quel disegno sul telefono divenne indelebile sulla sua coscia sinistra. Era soddisfatta , poteva finalmente vestire senza preoccuparsi troppo.
Era abituata ad avere tutto, ma le sue origini erano comunque semplici e non aveva strane idee in testa, tutt'altro, era molto pratica e sapeva fare di tutto e teneva la casa come un bijoux, nonostante a casa sua avessero la governante dalle 6 alle 22 , che cucinava e puliva e guardava i pargoli della sorella . Insomma, mi trovavo in questa situazione e mi ci trovavo benissimo, la nostra intesa era oltre ogni aspettativa e l'unica cosa che forse non mi trovava d'accordo al 100% era il suo stile, molto particolare e parecchio diverso dal mio.
Ma erano dettagli che non scalfivano la nostra passione e mi sa che questa volta era la volta che mi sposavo veramente di nuovo, stavolta ero inconsciamente pronto, ne valeva la pena, eravamo una bella coppia e ci divertivamo un sacco, anche solo a passeggiare sulla spiaggia o ad andare in giro con la sua auto su e giù per l'isola.
E poi l'intesa sessuale, quella era da urlo, un sogno, una cosa così è difficile da trovare mi ripetevo, tornavo a casa dall'hotel e mi saltava letteralmente addosso come se non mi vedesse da giorni, era una cosa incredibile e tutto questo era solo per me. Mi trattava con grande amore , mi preparava squisiti piatti e tutto ciò che poteva farmi stare bene. Una donna da sposare insomma, c'era poco da fare, ma aveva un difetto, uno, ma grande come una casa, era troppo gelosa, troppo. Nessuno è perfetto, e anche lei quindi non lo era, ma quando sei in estasi certi aspetti li lasci da parte e cerchi di non darci troppo peso, ti focalizzi sugli aspetti positivi. Trascorremmo un grande ultimo dell'anno, vicino a casa sua, a khon Kaen con sua sorella e amici intimi molto affiatati , che conobbi con gran piacere. Una di queste amiche era ritenuta come di famiglia, erano cresciute insieme, erano come sorelle, era una bella donna un pò più vecchia di lei , avrà avuto una quarantina di anni (Chira a quel tempo aveva 32 anni), ed era sposata con un bell'uomo olandese , vicino ai sessant'anni, sveglio e dai modi piacevoli e pronto alla battuta, con cui mi trovai subito in sintonia , ci trovammo in sintonia anche sulle birre da bere quella sera , che furono molte, ma leggere come l'acqua, infatti quella sera era tutta a Leo Beer , una birra laotiana discreta, troppo leggera per i miei gusti. L'anno nuovo cominciò nel migliore dei modi, tra abbracci, baci e carezze e grandi promesse, molto grandi. In quei giorni tralasciai un pò il lavoro in hotel, ma c'era Franco che poteva riparare questa mia mancanza, ma la cosa alla fine lo infastidì, questa mia assenza lo fece un pò arrabbiare, ma lui era sempre un pò arrabbiato e non ci detti troppo peso.
Non compresi mai quel suo modo di vivere l'esperienza di Phuket e a volte non ne facevo un segreto, ma così facendo procuravo in lui un fastidio che si poteva ben leggergli in faccia. Quindi non insistevo molto su quest'argomento, che però era importante per me, e non riuscivo a darmi pace. Se fosse toccato a me stare a Phuket, perchè lui si trovava in un'avventura irrinunciabile, l'avrei fatto senza adirarmi . Andavo a Yoga tutti i giorni e non ebbi mai il piacere di vederlo una volta in quell'aula, non venne mai a provare, nemmeno una mattina, nonostante vedesse i miei progressi e gli spiegassi che era molto interessante e gli dicessi che era anche pieno di patata di qualità, che non guasta mai, e sarebbe servito molto anche a lui, anzi , a lui avrebbe fatto molto bene, ma lui è sempre stato una persona prudente e molto abitudinaria e ha delle convinzioni che lo tengono , peccato per lui, molto lontano da novità e cose che esulano dal suo giro di pensieri. In più è troppo negativo, e la cosa aumentò di anno in anno, nonostante il tipo di vita che potevamo disegnarci su misura. Sta di fatto che, come accennavo prima, non ho mai avuto il piacere di vederlo sul tappetino, e nemmeno di vederlo correre con me in spiaggia , insomma era pigro mi dicevo, ma fin troppo, una pigrizia quasi patologica, almeno per me lo era, eccome.
Se qualcuno mi presenta una bella situazione con possibilità di crescita e di imparare qualcosa , io vado almeno a vederla una volta, questa situazione, non la escludo senza valutarla, e senza andare a vedere di cosa si tratta, lui invece non ne voleva sentire parlare , nè di yoga, nè di esercizio fisico in generale, nè di correre, e così non si unì mai a me in nulla di tutto questo. E poi non era di compagnia nemmeno per le uscite, non gli piaceva uscire, e se fosse uscito , sarebbe dovuto tornare prestissimo, perchè la sua ragazza lo chiamava di continuo, intimandogli di tornare a casa che era tardi, era una cosa comica e l'accettava senza scomporsi. Tra l'altro non so di cosa dovesse preoccuparsi la sua ragazza, era l'uomo più fedele del mondo, nemmeno in un posto del genere si lasciava andare a scappatelle , nemmeno quando andava via per qualche giorno, nemmeno se gliela mettevi di fronte, e feci anche questo, ma senza successo. Per me era una cosa che aveva dell'incredibile, entrare nel negozio di caramelle più fornito, e non assaggiarne nessuna, era una perdita di tempo. Eppure ognuno di noi è fatto a modo suo, ed io fui sempre molto contento di non assomigliare a lui, in questo comportamento, non mi piaceva quel non assaggiare tutto ciò che il luogo aveva da offrire e non cercare di prenderla con più filosofia, leggerezza ed ironia. Ma tant'è , l'avevo conosciuto che era abbastanza schivo e chiuso e così rimase anche laggiù, dopo un fuoco di paglia iniziale, che sembrava positivo, ritornò nel suo abituale incedere.
Una sera vidi un minibus nero fiammante fermarsi di fronte all'hotel, ne scese la mamma di Chira e poi altri familiari, ci fecero una sorpresa, vennero a trovarci dal paese fino a Phuket, erano una decina di persone, con alla guida uno dei suoi zii , che avevo già conosciuto bene molte volte. Era uno che se la spassava bene , era stato medico ed adesso era in pensione e si divertiva a girare i campi da golf del mondo, come passatempo, mentre la figlia studiava in un college americano, era partita da poco. Aveva tra l'altro una moglie molto bella e super vanitosa.
Ci raccontò che gli venne in mente questo viaggio con un pò di familiari, ma non avevano un mezzo idoneo, quindi ne andò a comprare uno nuovo, che tanto sarebbe servito per altre gite, e si misero in viaggio , un bel viaggio, da Khon Kaen a Phuket, sono circa 1300 km. Sta di fatto che andammo a cena tutti insieme e ci pagarono anche la cena, erano sempre molto gentili e disponibili. Si sarebbero fermati un paio di giorni a Phuket e poi andavano ancora un pezzo più a sud.
Sarebbero poi sarebbero tornati a casa, facendo altre interessanti tappe turistiche, tanto non avevano fretta , erano quasi già tutti in pensione. Prenotarono in
un ‘altra struttura, noi eravamo praticamente sempre pieni, non avremmo avuto tutte quelle camere per ospitarli.

In quegli anni ero veramente in gran forma, svolgevo sempre attività fisica e mi divertivo durante la giornata tra il lavoro, le persone che incontravo, la mia ragazza e le chiacchierate con Federico, immancabili e necessarie, tutti i giorni. Il nostro era un appuntamento fisso, cadesse il mondo, Federico ed io alle 17,00 prendevamo la via del mare, uscivamo dalla porta dell'hotel e ci incamminavamo per la passeggiata più bella della giornata, della storia, nulla poteva distoglierci dall'appuntamento con il tramonto in diretta dalla spiaggia, nulla poteva mettersi tra noi e le parole, che uscivano senza fine, insieme alla brezza meravigliosa che c'era a quell'ora, camminando sul bagniasciuga. Si usciva e si passava di fronte a tutti i negozietti e gli hotels e counter turistici della via, poi si giungeva al mercato Banzan, sulla sinistra, e poi si attraversava il Jungceylon , tra negozi, gelaterie e commesse in uniforme, la passeggiata era anche una buona occasione per vedere un pò di mondo, un pò di frullo, il variegato mondo che, prima di questo blocco sanitario vergognoso, viaggiava e si muoveva alla grande. Cinesi, americani, europei, giapponesi, australiani, russi, brasiliani, italiani, Phuket era piena di tutti , nessuno escluso, c'erano persino tanti israeliani. Era uno dei momenti migliori della giornata, quello in cui si camminava rilassati , attraversati dalla brezza serale, dall'aria che andava rinfrescandosi un pò, e si scambiavano le impressioni della giornata e alcune domande per me fondamentali.
E lui era un libro aperto, mi forniva spiegazioni su tutto ciò che chiedevo, non erano domande molto semplici e questioni tanto leggere, ci mettevamo sempre a parlare di aspetti religiosi, spirituali, politici. Se quelle stesse domande le avessi rivolte a un milione di altre persone, nessuno mi avrebbe saputo rispondere meglio. Per me fu come avere un aiuto costante al mio fianco per molti anni, era un piacere poter ascoltare i suoi commenti, e le sue spiegazioni dettagliate. Non capirò mai come si possa essere così precisi e profondi, e ricordare ogni piccolo dettaglio storico o parola, in maniera così esauriente. Non avrò mai abbastanza fiato per spiegare il livello di conoscenza a cui potevo assistere, ed attingere, ogni santo giorno. Mi spalancò anche le porte della conoscenza delle religioni, le grandi religioni mondiali, le loro differenze, le vedute e i testi, l'importanza degli ebrei in tutto questo, chi sono e perchè sono così diversi da tutti gli altri. Era uno spasso, ogni dubbio lo potevo convertire in conoscenza, mi fece capire l'importanza della gratitudine e mi aiutò anche molto a capire di più me stesso, ed il mondo che ci circonda, con lui si poteva approfondire ogni questione e si poteva stare a parlare per ore. Potevo conoscere la Bibbia nel dettaglio, le differenze tra i quattro Vangeli ufficiali e i tredici apocrifi, poter analizzare i testi nelle loro metafore e comprendere letture che prima mi sembravano incomprensibili. Mi illustrò nella maniera migliore possibile cosa signichi la parola Verità, e perchè è la cosa che fa più paura e scalpore ancora adesso, e come mai Cristo è morto per indicarcela. Mi ha dato gli strumenti per comprendere a fondo cosa sia veramente l'io e cosa invece sono Io, cosa è che ci fa dannare per poco o niente in cambio, e come cercare di apprezzare ciò che arriva, ciò che ci meritiamo. E poi tutta la parte esoterica della storia, l'importanza della magia, lo stravolgimento dei testi sacri, la cultura del rovesciamento della realtà per approfittare dei meno attenti, le debolezze dell'uomo che vengono sfruttate dal Potere, che vive e sguazza sull'incosapevolezza delle persone.
La nostra passeggiata serale era un pò il riepilogo e la chiusura della giornata, era un tirare le somme di quello che era successo a noi, agli altri, al mondo , e di cosa succederà di lì a pochi anni.
Uno degli argomenti che più mi appassionava, oltre a Cristo, era la Luna, e tutte le metafore e gli aspetti nascosti che rappresenta questo nostro satellite naturale. Vedremo che anche dalla Luna si arriva a Cristo, si arriva sempre a Cristo.
La Luna è la metafora della donna, e l'allunaggio , falso come una patacca, non fu nient'altro che la metafora della conquista della donna. In quegli anni infatti venivano concessi dei diritti alle donne che sarebbero poi stati la rovina della società e non certamente un aiuto concreto. Adesso che anche le donne possono votare, come vedete non ci fanno più votare, una presa per il culo estesa anche al mondo femminile, nulla di più.
Sulla Luna e sui suoi significati nascosti parlammo per giorni, mesi, era veramente interessante ascoltare così tante notizie e riflessioni. Vedete che ho usato la parola riflessione, che si usa molto per intendere che stiamo pensando, stiamo appunto riflettendo. Chi è che riflette la luce del Sole? Non è forse la Luna?
-Federico, senti un pò, chiedo a te, almeno sai aiutarmi davvero, come mai si parla spesso di riflessione nel contesto del pensare? Perchè si dice, devo riflettere? Riflettere cosa?
-Eh caro Marco, questa è una bella domanda e ti rispondo così: che NOME ha il sole interiore? Qual'è il NOME di quel fuoco interiore che ci illumina tutti?
Qual'è il NOME della Luce del mondo, che si riflette sulla mente, come il Sole riflette la sua luce sulla Luna? Perché quando pensiamo riflettiamo? Cosa riflettiamo, quale luce stiamo mandando alla nostra mente?
Diogene era illuminato dalla fioca luce della ragione.
Può una lanterna illuminare la Luna? Può la Luna appropriarsi della luce del Sole, oppure può solo accettarla e viversela? Può la mente appropriarsi di quel fuoco che non si consuma, di quella Luce, che ci illumina come il Sole fa con la Luna? Mosè incontra un roveto ardente, dove il fuoco non consuma, lo Spirito è associato al fuoco, Gesù Cristo battezza in fuoco e Spirito, il sole-Spirito interiore, illumina la nostra Luna-mente, che vive di luce riflessa, e non di luce propria. Più Luce arriva alla nostra luna-mente, più la nostra luna-mente è costretta ad arrendersi alla Luce del Sole-Spirito. La luce di Lucifero è la luce fredda dell'intelletto, quella luce talmente grande ed inarrivabile per l'uomo comune, che la mente dell'uomo, sovrastata da tanta sapienza, scambia per il Sole. La Luce del mondo è invece il caldo Sole interiore che con Amore illumina la luna-mente e alla quale la mente è costretta ad arrendersi. Nessuna mente umana, per quanto sia illuminata da potenti luci di sapere e conoscenza, può resistere alla Luce del mondo, che sovrasta ogni altra luce esistente. Cercate il fuoco, cercate la LUCE vera, quella che illumina ogni uomo, e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta. La mente non si vuole arrendere, la mente vuole il controllo, la mente non vuole perdere, la mente vuole prendere, vuole appropriarsi, vuole possedere qualcosa che splende gratuitamente su tutti gli uomini solo per Amore, senza chiedere nulla in cambio. La mente non può concepire che quando ci si arrende a ciò che è, non si è sconfitti, ma vincitori.
Marco Manfredi
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