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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Mindaugas Deutheronomius
Titolo: La generazione del pesce crudo
Genere Giallo
Lettori 3306 45 60
La generazione del pesce crudo
Il calendario celebrava la ricorrenza di San Luigi e l'estate era finalmente arrivata! Un'atmosfera gioiosa pervadeva ogni angolo di Santa Pagaia Marina, ridente località rivierasca famosa per il suo litorale e per la sua ottima cucina, con i primi turisti, soprattutto stranieri, arrivati in città per rilassarsi sulle sue bianche spiagge ed apprezzare le molteplici iniziative organizzate per allietare il soggiorno di grandi e piccini. Erano le 18:30 ed i bagnanti ritornavano dai lidi, con genitori esasperati che faticavano a convincere i bimbi recalcitranti a rientrare per la cena. I giovani progettavano la serata con gli amici e le coppie passeggiavano per le vie del centro curiosando tra i negozi di prodotti locali e le eleganti boutique alla ricerca del souvenir più opportuno da acquistare per ricordare con piacere quella bellissima vacanza.
Ad un tavolino del bar prospiciente il teatro Odeon, tra passanti spensierati e questuanti indisponenti, quattro persone stavano conversando amabilmente davanti ad un aperitivo che la piacevole brezza serotina invitava a consumare all'aperto. Erano il Procuratore della Repubblica Massimo Dellapena, il suo braccio destro, Vicequestore Pippo Bonfiuto, ed il pari grado Per Spicace, di madre norvegese e padre calabrese, accompagnato dal suo fedele assistente Leone Saltalapappa.
- Certo che se non era per te, caro Per, non so se saremmo mai riusciti ad inchiodare l'assassino del giudice Livizi - esordì Massimo sgranocchiando una noce australiana di macadamia.
- Ti ringrazio per la considerazione, amico mio - rispose Spicace, - sei sempre gentilissimo, ma il merito non è stato soltanto mio - disse rivolgendo lo sguardo a Leone che, in attesa della cena, stava terminando il suo quinto piattino di patatine dopo averne già sbafati sei di noccioline. Per chi non lo sapesse, infatti, l'assistente del Vicequestore Spicace soffre di una strana sindrome di disfunzione del metabolismo che lo rende intrattabile se non mangia regolarmente, caratteristica questa spesso utilizzata dal suo capo per torchiare i sospettati. Quindi, essendo già praticamente ora di cena, per non diventare scortese, Leone stava ingollando tutto ciò che gli capitava a tiro in attesa del pasto principale.
- E poi - proseguì Per, - l'omicida non era di Santa Pagaia, quindi per voi sarebbe stato quasi impossibile risolvere l'enigma: per fortuna avevo appena preso servizio nella mia nuova città, Bovino, così Leone ed io abbiamo potuto aiutarvi, cosa che facemmo con estremo piacere - .
Mentre i quattro stavano ripercorrendo le fasi principali del “caso Livizi” (che il lettore, se lo desidera, potrà conoscere leggendo La Valigia del Peccato ndr) furono raggiunti da una persona estremamente cortese, al limite dell'affettazione, la quale, dopo infiniti convenevoli, annunciò che la cena organizzata per loro sarebbe stata servita alle 20:30 in punto sulla terrazza panoramica del suo albergo. La persona era Arcibaldo, proprietario e direttore del migliore hotel della città, il Villa Regia, presso il quale Massimo aveva personalmente invitato Per e Leone, oltre al suo collega Pippo, in segno di gratitudine per la collaborazione ricevuta, invito che i due avevano accettato di buon grado approfittando del week-end lungo che potevano trascorrere a Santa Pagaia grazie alla festa del Santo Patrono nella loro città lavorativa prevista per il lunedì successivo.
- Posso offrirle un aperitivo, caro Arcibaldo? - propose cordiale Massimo.
- Lo gradirei con infinito piacere, illustre Procuratore - rispose il titolare del Villa Regia con la sua tipica erre francese, “ma purtroppo debbo rientrare in albergo per controllare i preparativi della cena e l'organizzazione del consueto finale di serata in biblioteca affinché non accadano più spiacevoli inconvenienti. Pensate - disse poi rivolgendosi a tutti, - ieri sera il porto fu servito nei bicchieri da whisky anziché negli appositi vasetti col centellinatore... che imperdonabile errore!!... Anche se devo ammettere - continuò sfoderando un sorrisetto beffardo, - che ormai troppi clienti non sanno più nemmeno distinguere un porto da un whisky. Comunque fra poco potrete constatare di persona come sia caduta in basso la qualità dei nostri ospiti e non mi riferisco affatto alla loro disponibilità economica. Per l'aperitivo, con vero piacere sarà per la prossima volta - concluse e mentre stava prendendo elegantemente commiato dai quattro, Per, da buon poliziotto, gli chiese: - Mi scusi, Arcibaldo, si riferisce alle buone maniere oppure ad altro? - .
- Se fosse soltanto una questione di buone maniere, sarebbe veramente il meno... - rispose compìto l'albergatore. - La verità è che ormai i cinquestelle lusso devono tenere i prezzi alti non tanto per scremare la clientela, come avveniva una volta, quanto per poter continuare ad offrire i servizi adeguati alla categoria cui appartengono, nel tentativo di coprire i costi sempre maggiori generati delle mille imposizioni cui devono sottostare ogni giorno. Quindi, per come sovente oggi vengono costruite le fortune, siamo purtroppo costretti ad accettare, anche se a malincuore, persone che qualche lustro fa avrebbero potuto soltanto chiedere l'elemosina per le strade o nascondersi per evitare la galera e che comunque nessun albergo di prestigio avrebbe mai tollerato di ospitare. Oggi invece molti di questi villani maleducati sono diventati ricchi e famosi, ammirati dal popolo, e frequentano luoghi storici ed eleganti come il Villa Regia, che io amo chiamare la Reggia, non perché apprezzino la bellezza e la cultura dei suoi ambienti esclusivi ma soltanto per comunicare al mondo tramite i social-media che loro hanno fatto i soldi, perdonatemi la poca eleganza di questa meschina espressione, e che quindi possono permettersi di frequentare i contesti più raffinati, anche se evidentemente non li capiscono, manifestando così un penoso sentimento di frustrazione e rivalsa - sospirò quasi singhiozzando. Ed anticipando nuovi probabili commenti concluse dicendo: - Ma ripeto, vedrete voi stessi questa sera con i vostri occhi cosa intendo significare - e su quelle parole si incamminò con la fronte dignitosamente alta verso quella che lui si ostinava ancora a definire “la Reggia”, un po' per gratificare i suoi amati clienti storici ma anche molto per far capire ai nuovi arrivati in quale luogo si trovassero e di conseguenza come ci si dovessero comportare, mettendoli così volutamente a proprio agio.

La reggia

L'Excelsior Plaza Villa Regia, nome completo dell'albergo di Arcibaldo, è una struttura di 4 piani decisamente austera ed allo stesso tempo molto elegante che offre soltanto suite, la più piccola delle quali misura 60 metri quadri. Dall'esterno ricorda il castello di Highclere, in Oxfordshire, noto al grande pubblico per essere stato il set della famosa serie televisiva Downton Abbey. Il verde parco che lo circonda non è di 400 ettari – e come potrebbe esserlo, vista la carenza endemica di spazi nelle moderne cittadine? – tuttavia ha dimensioni di tutto rispetto e mantiene un fascino particolare legato alle innumerevoli specie botaniche rare ed esotiche che possono crescere e prosperare anche a Santa Pagaia Marina grazie al suo clima mite, tanto che la passeggiata guidata per conoscerle ed ammirarle nel dettaglio rappresenta uno dei principali motivi di attrazione dell'hotel. Un altro richiamo è costituito dalla sua posizione privilegiata sul mare, con pontile per l'attracco degli yacht privati e l'esclusiva spiaggia riservata agli ospiti dell'hotel. Questi vengono gratificati fin dal mattino con aromatiche salviette rinfrescanti di puro lino recanti il logo dell'albergo ricamato a mano con i colori sociali e, consultando una vasta carta disponibile su tablet personalizzato, possono ordinare a distanza in ogni momento cocktail e bevande che poi vengono prontamente servite sotto l'ombrellone da solerti camerieri riconoscibili dalle magliette anch'esse provviste del famoso logo. Ma la specialità della casa è rappresentata dal piccolo sorbetto di lime o di kumquat, in apposita croccante cialda preparata al momento, che davvero regala un piacere di raffinato refrigerio sotto il sole del Mediterraneo e che viene distribuito verso le 11:00 (il primo) e le 17:00 (il secondo) di ogni giorno, per la gioia del palato. Gli assistenti dei bagnanti aiutano i clienti ad aprire gli ombrelloni ed a sistemare i lettini, provvisti di soffici materassini coperti da teli mare in puro cotone egiziano, messi a disposizione dall'albergo per consentire la migliore comodità durante le sedute di elioterapia cui molti ospiti amano sottoporsi, mentre i più giovani si divertono nelle due piscine infinity con l'acqua di mare che si tuffa a stramazzo nell'orizzonte.
E se gli spazi esterni lasciano senza fiato, gli ambienti interni non sono da meno. La sontuosa hall, alla quale si accede tramite un'antica ma perfettamente conservata porta girevole in stile art nouveau, ospita al centro un grande tavolo tondo in legno laccato blu petrolio con superficie in marmo sulla quale è sistemata un'immensa composizione floreale, rinnovata quotidianamente. Il pavimento è composto da un magnifico mosaico istoriato in marmo bianco di Carrara e serpentino, con le sue tipiche screziature giallo-verdi, che raffigura una caratteristica rosa dei venti con la porta d'ingresso a rappresentare l'Ostro. A Levante si trova la reception, con il bancone in legno laccato nella stessa tonalità di blu, dietro il quale, sulla parete in stucco veneziano verde acqua, troneggia il ritratto del fondatore Eustazio, nonno di Arcibaldo, in piedi, fiero nel mostrare il suo collare di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia appena ricevuto in riconoscimento dei successi ottenuti, accanto a sua moglie Donna Giulia Sofia, attiva benefattrice e sua fedele compagna per tutta la vita, seduta per l'occasione su un'elegante poltrona di velluto rosso. Al lato destro del bancone si trovano i salottini VIP per il check-in personalizzato, forniti di tavolini, anch'essi in marmo bianco e serpentino con gambe in legno blu petrolio, sui quali viene servita agli ospiti una coppa di champagne in attesa della registrazione, prima di essere accompagnati alla suite loro assegnata. Susseguente ai salottini appare la conciergierie con i suoi due uffici: nel primo, prospiciente la hall, si possono trovare dépliant pubblicitari, prenotare escursioni e noleggiare auto mentre nel secondo, d'angolo e più appartato, si definiscono gite esclusive in motoscafo su uno dei 3 Aquarama con pilota messi a disposizione degli ospiti, si offrono informazioni personalizzate, si fissano tavoli nei migliori ristoranti della Riviera, dove gli ospiti del Villa Regia hanno sempre la priorità, si riservano green fees nel vicino Golf Club delle Frasche e si organizzano tour privati in limousine con autista verso qualsiasi destinazione il cliente desideri, compresi i transfert da e per l'aeroporto, i ristoranti ed il golf club. Sul lato sinistro, dopo la reception, un elegantissimo bar, animato nel pomeriggio da un trio d'archi e la sera da artisti di piano bar e cabaret sempre differenti, propone i suoi tavolini tondi da bistrò parigino con sedie rivestite in broccato di seta azzurra e blu, offrendo di giorno pasticceria fresca e di sera la migliore selezione possibile di alcolici e superalcolici, nonché di particolarissime tisane. I più golosi possono gustare torte, praline fondenti ed al latte ma soprattutto splendidi macaron dai colori invitanti e dagli aromi esclusivi per i quali la Reggia è famosa in tutta la Riviera, mentre gli amanti della notte hanno l'imbarazzo della scelta tra champagne, acquaviti e distillati di altissima qualità. A Ponente, di fronte alla reception, si apre un simpatico corridoio in mosaico variopinto con la volta blu tempestata di lucenti stelline dorate e le pareti illuminate da faretti led a colore ed intensità variabili, coordinati col soffitto e sincronizzati attraverso brani di musica new age per creare un'atmosfera magica di relax che avvolge tutto l'ambiente. Lungo la parte destra del corridoio, una cascatella d'acqua si raccoglie nell'apposita canaletta per poi essere rimandata in alto, moltiplicando l'effetto policromo ed accompagnando l'ospite ad una piazzetta interna, dotata di un negozio di abbigliamento ed articoli da spiaggia, a destra del quale si accede ad un'ampia e confortevolissima spa con jacuzzi, sauna, bagno turco, stanza del sale, crio-sauna e piscina riscaldata provvista di innumerevoli giochi d'acqua, mentre a sinistra inizia il percorso che porta al solarium e poi alla spiaggia ed alle piscine esterne. Ritornando nella hall, sul lato opposto alla porta di ingresso, in direzione Tramontana, oltre la composizione floreale, la hall si trasforma in un lungo àndito che a sinistra si affaccia su un meraviglioso giardino d'inverno mentre sulla destra accoglie comodi salottini intervallati dagli accessi ai quattro ascensori che conducono gli ospiti alle suites. Queste, arredate con stile esclusivo ed elegantissimo, hanno la porta rivestita da specchi antichi a tutta altezza, fissati con bordini di ottone, ed un campanello per evitare ai visitatori di bussare al momento di annunciarsi. Il passaggio proveniente dalla hall sfocia in una seconda ala della struttura, la quale ospita un elegante ristorante di cucina tipica mediterranea nonché ambienti riservati, adatti ad ogni funzione. Si può giocare tranquillamente a bridge nelle salette dedicate a questo ed ad altri giochi da tavolo ed organizzare anche importanti tornei in un'altra sala attigua, più grande, attrezzata allo scopo; si può celebrare l'arrivo del nuovo anno nella “ballroom” Belle Epoque, ricca di stucchi dorati, affreschi ed arazzi; ci si può collegare col mondo nell'ampio business center allestito per videoconferenze e fumare pregiatissimi sigari nell'apposita “cave à cigares” ad umidità e temperatura controllate, dove si può acquistare ed assaporare, oltre ai più comuni Davidoff e Montecristo, anche un Estoque, un Gurkha Black Dragon o persino un mitico Cohiba Behike, particolarmente gradito dai clienti storici dell'hotel. Un salone di coiffeur ed una gioielleria di altissimo livello completano l'offerta dei servizi mentre al ristorante Mediterraneo si possono gustare squisiti piatti del territorio preparati da una brigata di eccezionali professionisti capeggiata dallo chef tri-stellato Lucullo Ghiottoni il quale, insieme ai suoi collaboratori, supervisiona anche la carta del ristorante gastronomico Le Joyeux Gourmand, allestito sulla terrazza panoramica della torretta belvedere, cui si accede soltanto con prenotazione tramite un ascensore riservato. Dalla terrazza si domina tutta la baia ed i commensali possono godere la gioia esclusiva di cenare ammirando uno spettacolo mozzafiato.
L'hotel Villa Regia, con il suo fascino ed i suoi servizi di altissima qualità, ha contribuito a scrivere la storia di Santa Pagaia Marina e dell'intera Riviera, ospitando nel corso degli anni personalità famose più per il loro stile e per la loro eleganza che per il denaro, sapientemente utilizzato come strumento per accrescere la loro cultura e qualità della vita ma non considerato il fine ultimo, utile soltanto all'esercizio del potere. Queste persone avevano gusti tradizionali, provenivano essenzialmente da Paesi Occidentali e non erano interessate a nuove mode come il consumo del pesce crudo, oggi molto diffuso tra chi vuole a tutti i costi apparire alla moda. E dal momento che ormai la richiesta di degustare sushi e sashimi è diventata importante e che moltissimi clienti arrivano dall'Est, non soltanto Medio o Estremo ma anche e soprattutto europeo, ne consegue l'esigenza improcrastinabile per l'hotel di annoverare tra i ranghi un bravo ed autentico cuoco giapponese, specializzato nella cucina del suo Paese, nonché di avvalersi di personale che padroneggi il russo, poiché è noto che i clienti provenienti dalle aree in cui si parla quell'idioma, pur se economicamente solidi, sovente faticano a comprendere altre lingue e con esse esprimersi.
Per questo motivo Arcibaldo aveva già affidato al figlio Raniero il compito di colmare queste lacune, e questi se ne stava occupando con impegno ma fino ad allora senza troppa fortuna.

QUALIS PATER, TALIS FILIUS

Arcibaldo e Raniero sono diversissimi fisicamente ma condividono la stessa educazione, un'identica visione del mondo e la comune convinzione che il successo debba essere raggiunto con merito, serietà ed impegno. Prendendo in prestito termini ormai entrati nel gergo corrente, si potrebbe dire che sono due hardware molto differenti animati dallo stesso software.
Il padre, ormai sessantottenne, è un epigone dei favolosi anni settanta, caratteristica testimoniata dai capelli, ancora nerissimi, portati piuttosto lunghi sulle orecchie e sul collo, fin quasi alle spalle. Di altezza media e corporatura minuta, ha occhi grigi perennemente preoccupati e si muove in modo molto aggraziato, gesticolando con discrezione per dare enfasi alla propria conversazione tanto che, visto da dietro, potrebbe anche essere scambiato per una signora. D'estate predilige un abbigliamento più casual con giacche, pantaloni e camicie di lino francese dai colori pastello che danno risalto alla sua eterna abbronzatura, mentre d'inverno adora indossare blazer blu con bottoni d'oro e pantaloni bianchi, consoni al clima della città di mare in cui vive, camicie in cotone doppio ritorto, azzurre di giorno ed invariabilmente bianche la sera, con le maniche terminanti sempre in polsini doppi, che a seconda delle occasioni usa chiudere con gemelli sportivi oppure eleganti, sovente impreziositi da diamanti. Al collo preferisce portare ascot in seta, oppure, ed in questo è uguale a suo figlio Raniero, cravatte a tinte sobrie, esclusivamente sette pieghee rigorosamente dello stesso tessuto pregiato.
Il figlio, invece, ha un fisico atletico, risultato di anni di sport praticato fino alle soglie dell'agonismo ma anche eredità dei cromosomi vichinghi di sua madre Greta che, per amore di Arcibaldo e del bridge, aveva abbandonato ancor giovane la natia Svezia per convolare a nozze col suo amato e stabilirsi definitivamente a Santa Pagaia. Dalla mamma Raniero ha preso anche due bellissimi occhi azzurro cielo, che diventano blu oltremare quando si innervosisce a causa delle mille ingiustizie che a suo parere infestano il mondo. Con i suoi trentacinque anni compiuti, chi non lo conosce bene potrebbe definirlo uno yuppie della cosiddetta generazione Y, quella sempre triste perché vede la propria realtà essere costantemente inferiore alle aspettative attese, ma davvero non è così perché la frustrazione di Raniero non deriva, come avviene per i G.Y.P.S.Y., dal sentirsi ingiustamente sottovalutati malgrado la convinzione di essere superiori per natura, cosa che non li porta a sforzarsi per migliorare, bensì nasce proprio dal mancato riconoscimento da parte della società dell'impegno delle persone serie, perché ora l'opinione comune predilige alle gratificazioni per il duro lavoro l'esaltazione di quella incapacità, figlia della mediocrità, che permette a chiunque di sentirsi migliore degli altri e quindi in diritto di giudicare e di ottenere qualsiasi cosa desideri. Il suo disagio non discende quindi dal mancato raggiungimento dell'ambìto prato fiorito bensì dalla consapevolezza di affondare nelle sabbie mobili dell'era contemporanea, dalle quali ritiene ormai quasi impossibile uscire. Laureato in Marketing e Scienze della Comunicazione, parla fluentemente cinque lingue ma non il russo e pur essendo più giovane del padre di più di trent'anni, Raniero ha gusti decisamente più classici: capelli castani tagliati corti, abiti prevalentemente color antracite o blu navy in cachemire d'inverno e tasmania fresco lana d'estate, camice in cotone doppio ritorto a righe sottili blu oppure in tinta unita, ma a colori leggermente più vivaci di quelle del padre, e cravatte in seta sette pieghe abbinate. Poiché lavora praticamente sempre, pochi ricordano di averlo mai visto con un abbigliamento da tempo libero, tanto che una sua foto in camicia di lino turchese, pantaloni bianchi dello stesso tessuto ed espadrillas del colore della camicia è diventata un cimelio che gli amici conservano gelosamente come una reliquia perché ha la stessa probabilità di ripetersi come l'apparizione della Madonna a Lourdes.
Padre e figlio sono invece accomunati dall'amore per gli accessori di gusto, abbinando sovente cinture in cuoio pregiato o in coccodrillo del Nilo alle scarpe con doppia fibbia dello stesso colore.
Un'ultima differenza riguarda l'orologio: Arcibaldo ama cassa e bracciale in oro mentre Raniero preferisce al metallo prezioso la complicazione dei meccanismi.
Diversi, si è detto all'inizio, ma molto simili, perché ciascuno dei due, a modo suo, è una persona di stile, che manifesta eleganza nel portamento, che sa parlare sottovoce per non disturbare, che non ostenta la sua cultura per mettere gli altri in difficoltà e che non sfoggia la sua ultima cena stellata oppure la sua nuova fuoriserie sui social come se fossero la sua principale ragione di vita. Arcibaldo e suo figlio vantano invece quel fascino capace di emergere da un animo nobile e saggio per consentire loro di adattarsi a qualsiasi situazione con misura ed empatia. In una parola, il loro stile non è apparenza, come i più superficiali potrebbero supporre, bensì sostanza, quella stessa sostanza generata da una filosofia di vita profonda e meditata che supera le opinioni soggettive per esprimersi in un'eleganza oggettiva che non si limita all'involucro esterno.
Due persone a modo come ormai ne rimangono poche, che si amano e si rispettano alla follia, formando insieme a Greta una famiglia molto unita e solidale.

UNA SPIACEVOLE SORPRESA
Terminato l'aperitivo, Massimo, Pippo, Per e Leone si incamminarono verso il Villa Regia dove avrebbero consumato la cena al Joyeux Gourmand in compagnia di Arcibaldo, della moglie Greta e del figlio Raniero.
- Caro Massimo - ripeté ancora una volta Per, - Leone ed io ti ringraziamo tantissimo per questo invito ma non era assolutamente necessario. Abbiamo soltanto fatto il nostro dovere e per me personalmente la gratificazione più grande è stata quella di essere stato in grado di aiutare un vecchio amico - .
- Conoscendoti bene, ti credo - replicò il Procuratore, - ma io intendo davvero ringraziarti tangibilmente per quanto hai fatto per noi. E poi, trovandoti qui in vacanza, non puoi esimerti dal visitare il Villa Regia. Ci tengo proprio a fartelo conoscere e stai certo che se Arcibaldo non fosse stato un amico, non avrei mai potuto permettermi una cena in un posto simile, nemmeno per me da solo. Ma alla fine ci siamo messi d'accordo ed ora sono felice che voi siate qui - concluse.
Mentre stavano avvicinandosi all'hotel, un brusio concitato si faceva sempre più intenso man mano che procedevano, fino a diventare un vero e proprio frastuono in prossimità del piazzale di ingresso. Quello che sarebbe dovuto essere il posteggio per le fuoriserie dei clienti, si era trasformato in un foro boario colmo di giovani trasandati, sudati, sconvolti dall'eccitazione ed ululanti un nome che Massimo ed i suoi amici non riuscivano a comprendere ma che pareva portasse in estasi quella massa di scalmanati. L'ingresso all'albergo era bloccato da figuri nerboruti con una maglietta nera ed una fascia recante la scritta “servizio d'ordine” che circondava i loro muscolosi bicipiti completamente tatuati. Nessuno poteva accedere allo scalone di ingresso e nessuno, nemmeno Arcibaldo, poteva uscire dall'hotel in soccorso degli ospiti che desideravano entrare. Un vero disastro....
- Ma cos'è questa follia? - urlò Massimo mentre Pippo, con il distintivo di Vicequestore nella mano sinistra e la sua rivoltella d'ordinanza nella destra, si avvicinava risolutamente a quello che sembrava essere il capo del cosiddetto servizio d'ordine gridando: - Polizia... fate passare... polizia! - . L'energumeno, avendo compreso chi si trovava di fronte, sbraitò a sua volta alla folla: - Fate passare, fate passare! - spintonando via i ragazzini deliranti che ostruivano il passaggio e formando con i colleghi una specie di corridoio transennato attraverso il quale Massimo ed i suoi amici riuscirono a guadagnare faticosamente prima lo scalone di accesso all'albergo e poi la porta girevole, mettendosi in salvo all'interno della struttura dove un atterrito ed impotente Arcibaldo, insieme ad un furioso Raniero, stava aspettando loro e gli altri ospiti che rientravano o che semplicemente avevano prenotato una cena in albergo.
- Ma cosa sta succedendo? - chiese preoccupato Massimo ad un tremolante albergatore che continuava a ripetere: - Oh mio Dio, oh mio Dio... - mentre il Vicequestore Bonfiuto chiamava concitatamente il suo ufficio per sapere se quell'assembramento forsennato fosse stato comunicato e se qualcuno a sua insaputa l'avesse sciaguratamente autorizzato.
- Succede, come disse orgoglioso l'inventore della carta igienica, che il mondo sta andando a rotoli. È in caduta libera e le persone per bene devono sopportarne le conseguenze - rispose un arrabbiatissimo Raniero, presentandosi. - Vede, esimio Procuratore - proseguì, - come senz'altro mio padre le avrà già detto, i costi per mandare avanti alberghi come questo sono ormai diventati insostenibili a causa di troppi fattori estranei alla loro mera gestione, i quali rendono questa attività sempre meno conveniente. Vincoli come gli adeguamenti a nuovi standard tecnici, non sempre necessari ma imposti dalle autorità sovente per finalità che nulla hanno a che vedere con quelle per cui vengono richiesti, gli elevatissimi costi del personale che di contro, al netto, guadagna pochissimo rispetto ai colleghi che lavorano all'estero, le tasse, le imposte, i contributi, le licenze, i permessi e qualsiasi altro ostacolo al libero mercato mente umana possa aver escogitato ed applicato, ci strozzano sempre di più e di conseguenza ci obbligano ad accettare qualsiasi cliente possa pagarsi il soggiorno. Per altro, quegli stessi ostacoli sovente impediscono alle persone per bene, capaci ed intraprendenti, meritevoli ed educate, di realizzare le proprie ambizioni, impedendo loro di poter guadagnare in proporzione alle proprie abilità. Ecco perché abbiamo dovuto, nella fattispecie, sottoscrivere un contratto di pernottamento con il noto trapper di nome Gangbanger che spopola tra i ragazzini e che ha scelto di soggiornare con tutto il suo staff nel nostro hotel durante la sua tournée estiva in Riviera. Scene come questa avvengono ogni giorno ma questo non è l'unico problema: quando la pop star è ubriaca o strafatta, come troppo spesso accade, allora disturba i clienti, spacca arredi e suppellettili, vomita nei corridoi, inonda di bottiglie vuote ogni angolo e noi non possiamo fare nulla perché le clausole contrattuali ci consentirebbero una rescissione senza conseguenze soltanto in caso di reati penali che prevedano condanne superiori ai dieci anni di reclusione, commessi con dolo e volontà di delinquere, fattori che le attenuanti previste per le azioni commesse sotto l'effetto di alcool o stupefacenti escludono, e dunque non sappiamo più come uscirne: se lo mandassimo via dovremmo pagare penali insostenibili che ci farebbero fallire immediatamente ma se al contrario non lo facessimo, falliremmo ugualmente perché perderemmo la nostra abituale clientela che già comincia a trasferirsi in un hotel qui vicino, meno lussuoso ma più tranquillo, desiderando soltanto consumare tranquillamente i suoi pasti e poter dormire di notte in pace, cosa che qui purtroppo non è più possibile fare. Disgraziatamente la nostra clientela tradizionale avanza negli anni e le nuove generazioni, educate ai sani principi dei loro progenitori, come le ho detto prima, sovente non riescono a permettersi soggiorni costosi perché oggi chi ha successo spesso non ha né stile né cultura e questa deprecabile situazione ne è la dimostrazione - sentenziò amaro Raniero con gli occhi più blu del mare della Fossa delle Marianne.
- Scusate la mia ignoranza - sussurrò timidamente Leone che, temendo il protrarsi della discussione ed il conseguente ritardo della cena, cominciava ad interessarsi a tutto quanto fosse più o meno commestibile nella hall, comprese le bacche della composizione floreale, - ma cos'è un trapper? - domandò.
- È un interprete della musica trap, sottogenere del cosiddetto southern rap che a sua volta è un sottogenere del rap e della musica hip hop - rispose Raniero che era diventato suo malgrado un esperto di quel frenetico rumore organizzato. E vedendo lo sguardo di Leone perso nel vuoto aggiunse che: - La musica trap si riconosce dal beat, dalle percussioni pesanti e dai bassi distorti, nonché dall'ampio uso di sintetizzatori - .
- Ah, ecco - bofonchiò Leone, - ora ho capito - mentì spudoratamente ma subito si illuminò quando Arcibaldo, uscito dalla trance ripetitiva di invocazione al cielo affinché arrestasse quello scempio, interruppe la conversazione per annunciare con la sua elegante inflessione: - Ed ora suggerirei di trasferirci tutti in terrazza per la cena prima che il sedicente musicista esca dalla sua tana e faccia disastri - propose. - Tra l'altro, dovete scusare mia moglie Greta che non se la sente di unirsi a noi per cena. Da qualche tempo soffre di una grave forma di depressione dovuta a questa insostenibile circostanza e non lascia più la sua camera se non per delle brevi passeggiate all'alba quando la città dorme ancora: spero proprio che riesca a superare questo stato di ansia permanente per riacquistare la sua gioia di vivere altrimenti temo che questa fetida palude di ignoranza e conformismo la inghiottirà per sempre - concluse amaro, mentre Raniero faceva strada verso la terrazza.

CATTIVE SENSAZIONI
- Senti, Per - sbottò improvvisamente Massimo che soffriva per sentirsi impotente in quel contesto che definire imbarazzante era un penoso eufemismo, - dobbiamo fare qualcosa per aiutare Arcibaldo e la sua famiglia ad uscire da questa trappola mortale in cui sono finiti. Hai ancora dei contatti con quel tuo amico all'Interpol? - chiese all'amico che rispose: - L'ultima volta che lo sentii fu in occasione del caso Scaltri Maneggioni, quello legato al magistrato Livìzi, quando mi diede un grosso aiuto. Mi ero ripromesso di non disturbarlo più ma questa sera, non appena Leone ed io rientreremo al nostro albergo, gli manderò un messaggio con la richiesta di verificare se questo Gangbanger non abbia delle pendenze aperte con la giustizia americana o di qualsiasi altro Paese, in modo da avere una buona ragione per poterlo arrestare e quindi liberare l'albergo dalla sua ingombrante presenza senza penali - .
La mitica terrazza panoramica del Villa Regia è famosa in tutta la Riviera tant'è che viene costantemente promossa dalle principali pubblicazioni turistiche e quando Per e Leone, che ancora non la conoscevano, uscirono dall'ascensore dedicato, capirono il perché. In totale c'erano cinque tavoli apparecchiati con tovaglie di fiandra azzurro pallido, un nugolo di bicchieri in puro cristallo di Boemia e sottopiatti d'argento con accanto, su entrambi i lati, una serie interminabile di posate che soltanto chi padroneggia bene il galateo sa gestire con competenza, abbinando quella giusta alla relativa portata. Del resto, il menù degustazione dello chef Ghiottoni comprendeva nove diverse proposte che spaziavano dagli antipasti ai primi piatti, dai secondi di pesce e di carne ai formaggi, freschi e stagionati, per terminare con un'ampia scelta di frutta locale ed esotica, senza trascurare i dessert preparati sul momento dal maestro. Simpatiche composizioni floreali davano un elegante tocco di colore accompagnandosi ad una romantica candela rossa che insieme alle luci soffuse sapientemente dislocate contribuiva ad illuminare il desco, creando una magica atmosfera. Il tavolo preparato per i sei commensali costeggiava il parapetto ed offriva una splendida vista su tutta la baia illuminata dall'arancia del sole che tramontava dietro gli yachts.
La presenza di Gangbanger in albergo, insieme all'impossibilità di poter raggiungere l'edificio a causa della delirante orda barbarica che lo circondava, aveva scoraggiato molti clienti dal cenare al Villa Regia per cui, oltre a quello riservato da Arcibaldo per Massimo ed i suoi amici, erano occupati soltanto altri due tavoli, agli angoli opposti della terrazza. Uno ospitava una strana coppia abbigliata in modo decisamente discutibile mentre all'altro si era accomodato un individuo corpulento, malvestito e dall'aria imbronciata.
Procedendo al proprio tavolo, Arcibaldo, da perfetto padrone di casa, salutò cortesemente quelle persone, le quali ricambiarono il suo saluto con un antipatico grugnito mentre continuavano imperterrite a conversare tra di loro sguaiatamente – la coppia – ed a litigare col menù che, pur essendo tradotto in cinque lingue, evidentemente non capiva – il single. Ad un certo punto, quest'ultimo si alzò con la carta in mano ed andò al tavolo della coppia, probabilmente a farsi spiegare qualcosa, tant'è che poco dopo tornò al suo posto scuotendo la testa, non prima di aver pronunciato uno spasìba a voce abbastanza alta da farsi sentire da Arcibaldo e dai suoi amici.
- Simpatici, vero? - domandò Per mentre Leone fremeva in attesa di poter ordinare. - Guardi Dottor Spicace - rispose un avvilito Arcibaldo, - ormai non mi stupisco più di nulla. Queste persone sono meno rumorose di Gangbanger ma di certo non meno fastidiose. Hanno prenotato come si usa fare adesso tramite motori di ricerca, garantendo, con carta di credito, un soggiorno di quattro mesi ed ora è già tre settimane che sono qui. La cosa curiosa è che i due soggetti della coppia hanno riservato ciascuno per proprio conto, anche se sembra evidente che si conoscessero bene già prima di arrivare qui e che abbiano pure familiarità con il cliente russo là in fondo, anche se loro, al contrario di lui, fanno di tutto per nasconderlo. Ciò mi porta a pensare che tutti e tre stiano tramando qualcosa di poco chiaroai nostri danni, non soltanto perché casualmente hanno prenotato un soggiorno della stessa durata ma anche perché ogniqualvolta li incontro mi rivolgono sguardi minacciosi, come se la mia presenza dia loro fastidio, quando addirittura non si mettono a ridere beffardamente. Niente più di una spiacevole sensazione - proseguì Arcibaldo, - tuttavia sufficiente per indurmi a consultare un amico notaio, il quale mi ha consigliato di stipulare un'assicurazione per proteggere la mia famiglia e l'albergo non soltanto da possibili danni materiali ma anche da un eventuale fallimento conseguente ad atti dolosi da parte di terzi. Il notaio mi ha spiegato che si tratta di una specie di assicurazione sulla vita delle persone applicata alle imprese che ci potrebbe risarcire più rapidamente nel caso si verificassero quelle nefaste eventualità, assicurandoci anche i fondi per la continuazione dell'attività in attesa della rivalsa sui responsabili del danno. Certo, è un costo in più, ma sono felice di sostenerlo perché ho proprio dei brutti presentimenti - concluse preoccupato.
Parole non potevano essere più golose per le orecchie di tre poliziotti e di un Procuratore della Repubblica che lanciandosi uno sguardo di intesa reciproco, sembrarono dirsi senza parlare: “Qui dobbiamo indagare a fondo”.
- Dai, papà, parliamo di argomenti più allegri e non intristiamo i nostri ospiti - suggerì Raniero richiamando l'attenzione del maître mentre Leone stava corteggiando i fiori al centro del tavolo, vedendoli già come una gustosa insalata mista di campo.
- Buonasera, signori - salutò lui educatamente, - consiglierei il delizioso menù degustazione per esplorare appieno il percorso culinario del nostro chef tri-stellato Lucullo Ghiottoni, e mi permetterei di suggerire l'abbinamento dei piatti ai vini proposti dal nostro sommeiller, campione del mondo 2020, per la vostra massima soddisfazione. Se qualcuno avesse qualche intolleranza oppure non gradisse alcuni specifici condimenti, vi prego di comunicarmelo ora in modo da informare la cucina e poter quindi soddisfare ogni vostra esigenza, dal momento che ciascun piatto è preparato al momento prima di essere servito - domandò solerte. Raniero, che aveva preso in mano la conversazione, opportunamente informato in precedenza da Per, disse: - Allora ci porti cinque menù degustazione ed una selezione di abbondanti piatti di carne per il signore - indicando con lo sguardo Leone che, grato, lo ricambiò, temendo già di doversi far bastare le piccole porzioni tipiche di un ricercato itinerario gastronomico.
- Benissimo - confermò il maître che, mentre ritirava i menù in pergamena antica e la carta dei vini, più corposa di un volume d'enciclopedia, continuò chiedendo: - Nel frattempo qualcuno desidera un aperitivo? Possiamo preparare degli ottimi Kyr Royal - .
- No, grazie - rispose Raniero dopo aver cortesemente interpellato i commensali. - Proceda pure col servizio - lo esortò mentre Leone tratteneva a stento i suoi famelici istinti, sentendo ormai prossima la meta.

UN TRAGICO RICORDO
Poco dopo arrivò per tutti un delizioso amuse bouche, accompagnato da un piccolo calice di aromatico Gewürztraminer alsaziano, fresco al punto gusto, portata che Leone trangugiò in un sol boccone, piattino compreso.
- Ecco un modesto assaggio di quello che sarà il vostro menù degustazione - annunciò orgoglioso il maître mentre, indietreggiando con un inchino cerimonioso, si accomiatava per andare a raccogliere i desiderata degli ospiti agli altri due tavoli.
- Certo che Aristide è proprio un ottimo collaboratore - commentò Arcibaldo, - è con noi da più di trent'anni e non ci ha mai dato occasione per una lamentela. È professionale, efficiente ed educato ma è soprattutto una bravissima persona, ingiustamente martoriata dalla vita che l'ha provato con indicibili sofferenze, senza che lui ci abbia mai fatto pesare nulla, nemmeno quando è rimasto vedovo - concluse quasi con le lacrime agli occhi.
- Ci dica di più - lo spronò Massimo, ed Arcibaldo proseguì il racconto.
- Sua moglie, Artemisia, era un'ottima infermiera che interpretava la sua professione come una missione e che, dopo massacranti turni di lavoro in ospedale, trascorreva le notti al capezzale di persone malate per accudirle e farle sentire meno sole - commentò. - Una sciagurata notte di diciassette anni fa, Artemisia si trovava in via dei Crisantemi al nr. 17, a casa della signora Agata, malata terminale non autosufficiente, per alleviare le sue sofferenze ed aiutarla in caso di bisogno, quando la palazzina improvvisamente crollò seppellendo tutte le persone presenti in quel momento, compresa la povera Artemisia. La causa del crollo fu individuata nella scarsissima qualità dei materiali impiegati e nei madornali difetti progettuali e di costruzione originati dalla volontà dell'impresa di eseguire i lavori al risparmio per lucrare più denaro possibile, senza considerare il rischio cui sottoponeva ogni giorno gli abitanti di quello stabile. Finché la tragedia annunciata si compì, trascinando molte famiglie nel dolore e nel lutto - concluse Arcibaldo profondamente turbato.
- E naturalmente i responsabili di quel disastro furono individuati e puniti in maniera esemplare - replicò Massimo, al quale uno sconsolato Arcibaldo rispose: - Ma neanche per sogno! Le indagini furono compiute con colpevole approssimazione, fatto questo purtroppo molto frequente prima che arrivaste voi due, Dottor Bonfiuto e Dottor Dellapena... - lamentò Arcibaldo rivolgendosi ai due convitati, - ...e portarono all'individuazione di un responsabile che secondo molte persone bene informate in realtà non era responsabile per nulla, ma tornava utile alla polizia, che doveva individuare rapidamente un colpevole, ed alla magistratura, che premeva per una condanna esemplare prima che emergessero ulteriori interrogativi. E come spesso accade in questi casi, dopo pochi mesi la tragedia fu dimenticata, uccidendo quelle disgraziate vittime per la seconda volta - .
- Ma non è possibile! - sbottò Massimo furioso sbattendo il tovagliolo sul tavolo. - So che il mio predecessore non godeva di una buona reputazione e che per questo fu trasferito ad altro incarico, ma non credevo che fosse capace di tanto. Dunque Aristide ora è completamente solo - domandò, al che Arcibaldo rispose: - Fortunatamente no. Ha una figlia che si è diplomata alla scuola alberghiera della sua città, Dottor Spicace, e che ora collabora con noi... - .
- ...Come mia assistente - intervenne Raniero, che aveva seguito con interesse la conversazione. - La notte in cui sua mamma morì, Chiara era a casa sua a studiare con un'amica mentre il padre era in servizio qui da noi. Le due ragazze appresero la notizia dall'edizione notturna del telegiornale regionale e subito lo avvisarono, correndo immediatamente in via dei Crisantemi perché in quella palazzina maledetta abitava anche la famiglia di Lisa, l'amica di Chiara. Non vi dico il dramma quando giunsero sul posto e presero coscienza della situazione parlando con i primi soccorritori... - concluse un rammaricatissimo Raniero.
- Tuttavia ci saranno pur stati dei sospetti - insistette Massimo che non riusciva a darsi pace. - Santa Pagaia non è grande e, come si dice, la gente mormora... - insinuò, ottenendo da Arcibaldo per tutta risposta un'occhiataccia rivolta al tavolo dove cenava la coppia.
- Vede quell'individuo tozzo e volgare, sulla sessantina, col petto villoso in bella mostra, carico di anelli e collane neanche fosse il Buddha d'oro, seduto al tavolo con quella donna conciata come una prostituta? - chiese all'improvviso al Procuratore. - Ebbene, quello è Cesare Frodi, un palazzinaro senza scrupoli, sospettato di diverse sventure simili a quella avvenuta in via dei Crisantemi ma mai condannato, si vocifera in virtù delle molte amicizie che vanta negli ambienti che contano, tanto che fu sempre scagionato. È da moltissimi anni che frequenta Santa Pagaia, fin da quando era un giovanissimo apprendista muratore che per parecchi anni durante la pausa-panino si sedeva con un suo amico, dopo qualche anno improvvisamente sparito, di fronte al nostro albergo sognando un giorno di poterci entrare come cliente. A quell'epoca era una pura utopia ma poi Cesare fece fortuna, si dice soprattutto all'estero, ed ora è uno di quegli ospiti di cui non andiamo per nulla fieri ma che dobbiamo purtroppo sopportare per tenere in vita il nostro bell'albergo - ammise sinceramente dispiaciuto. - Il vero scandalo però è... - continuò abbassando la voce per non farsi sentire al di là del proprio tavolo, - ...che tutti sapevano come Cesare fosse pesantemente coinvolto nella Edil-S.P.M., quella piccola società che edificò la palazzina di via dei Crisantemi 17 e che negli ultimi anni della sua attività fu ribattezzata dalla gente del posto Sperému (speriamo, ndr) per la pessima reputazione delle sue più recenti costruzioni, ma nessuno osò mai dire nulla. I prezzi che quell'impresa offriva tuttavia erano talmente competitivi che indussero molte persone ad investire i risparmi di una vita in quella che desideravano diventasse la loro seconda casa oppure la dimora dei loro sogni e che con la “Sperému” finalmente si sarebbero potuti permettere. Poi l'edificio crollò, provocando la tragedia che abbiamo ricordato prima, ma Cesare non fu mai accusato del disastro poiché, come dissi poc'anzi, riuscì abilmente ad incolpare di tutto il titolare dell'impresa, un certo Tore D'Azzardo, ridotto ormai, a detta di chi lo conosceva bene, soltanto a un fantoccio senza poteri decisionali in mano a delinquenti senza scrupoli, e che finì per diventare il capro espiatorio in quanto rappresentante legale dell'azienda. Pochi giorni dopo la condanna si suicidò in carcere, mentre... - disse a voce più alta fissando Cesare con aria di rimprovero, - ...lui ora è qui a godersi la vita, senza perdere l'occasione, pur inconsapevolmente, di ricordarci le sue origini - concluse ascoltando il cafone che ordinava per sé e per la sua ospite un “plateau royal” ricco di ostriche, crostacei, molluschi, caviale e quant'altro di prelibato e costoso il mare possa produrre, con un tono di voce che si sarebbe sentito persino in un'affollata discoteca con la musica a tutto volume. Ovviamente, insieme ad una bottiglia gelata di Dom Perignon, marca che lui, ignorandone sia l'origine che la storia, chiamava, da buon fanatico di calcio, “quella dello scudetto.”

UNA CENA DAVVERO INTERESSANTE
Dopo alcuni minuti Aristide tornò da Arcibaldo e dai suoi invitati per annunciare l'arrivo della prima portata: delizie dell'orto in salsa aromatica con olio degli ulivi dell'entroterra e perline di aceto balsamico, accompagnate da un profumato Vermentino delle colline di Ponente. E per Leone, che è astemio, un carpaccio di vitello, che non ebbe il tempo di toccare il tavolo, con pura acqua di fonte a 16,5°C.
- Deliziose queste trombette - constatò Per assaggiandole, - ed i loro fiori poi, sono sublimi - .
- Provengono dal nostro orto - rispose Raniero, - come pure i fiorellini che decorano il piatto. Quando possiamo produrre in proprio le materie prime, lo facciamo volentieri, per garantire qualità e freschezza ai nostri cibi. Sarà un piacere per me mostrarvelo se ne avrete la curiosità - concluse iniziando la degustazione.
- Dunque la figlia di Aristide collabora con lei - disse Massimo a Raniero. - Con quali mansioni, precisamente? - chiese curioso.
- Mi prenota voli ed alberghi per i viaggi di lavoro, mi aiuta ad organizzare la partecipazione a fiere ed eventi promozionali che pubblicizzino l'albergo sia in Italia che all'estero e tiene i contatti con i promotori delle manifestazioni che ospitiamo qui in sede e che ormai rappresentano una grossa fetta del nostro fatturato - rispose esaustivamente Raniero. - È spesso distratta perché dedica più attenzione agli uomini, specie se belli e prestanti, piuttosto che al suo lavoro e non posso dire che sia efficiente come Aristide ma mio padre, al momento in cui Chiara perse la madre, promise di aiutarla, se soltanto si fosse diplomata all'istituto alberghiero o in una qualsiasi altra disciplina utile per l'hotel, cosa che lei fece trasferendosi proprio nella città dove è stato recentemente assegnato lei, Dottor Spicace, e dove ci sono le migliori scuole. Senza questa promessa, fatta soprattutto per rispetto ad Aristide, non so se l'avremmo tenuta con noi, ma tant'è - disse con uno sguardo sconsolato che Arcibaldo approvò totalmente. - Ora mi sta organizzando il prossimo viaggio di lavoro e speriamo che non si verifichino più gli inconvenienti dell'ultima volta, quando dovetti trovarmi un albergo sul posto alle quattro del mattino, dopo un lungo viaggio in economy, perché lei si sbagliò a prenotare la classe del volo e non si accorse che l'hotel che desideravo era già completo - concluse.
Avevano appena terminato di assaporare la prima portata quando un sollecito Aristide, come sempre contornato da cinque camerieri, servì la seconda: sformatino di cardi gobbi con castelmagno e foglie di tartufo bianco, esaltato da un magnifico chardonnay delle colline bresciane, sapido ed armonico. E per Leone, una tagliata di angus beef al sangue da leccarsi i baffi, oltre ovviamente al naso, perennemente fresco e umido.
- Di Cesare ci ha già detto parecchio e le prometto che, anche se ormai è trascorso molto tempo, indagheremo a fondo perché per l'omicidio non c'è prescrizione - esordì Massimo apprezzando i profumi che il piatto esalava. - Ma di quella donna che lo accompagna al tavolo, invece, che cosa ci può dire? - chiese curioso, subodorando situazioni scabrose da accertare anche su di lei.
- Purtroppo ben poco - rispose Raniero. - So che si chiama Venera Cialagonorreanu, vedova Pulastròn, che ha passaporto italiano, anche se il suo nome da nubile denota origini balcaniche, e che ha all'incirca la stessa età di Cesare, anche se lei vorrebbe che il suo trucco vistoso, i pesanti ritocchi estetici e l'abbigliamento che sfoggia, per la verità più patetico che provocante, la facessero sembrare più giovane. All'accettazione ha dichiarato di essere una consulente commerciale e sembra poter disporre di grosse quantità di denaro che ama usare per pagare sempre in contanti, pur se alcune volte ciò non è consentito dalle leggi vigenti, come noi le ricordiamo spesso. Ma lei non ci sente e fa finta di non capire, pur padroneggiando perfettamente la nostra lingua. Che sia un retaggio delle sue vere origini? - ipotizzò.
Il dubbio aleggiava ancora nell'aria quando Aristide, con il suo stuolo di collaboratori, arrivò per gratificare i commensali con uno squisito risotto mantecato allo champagne e tartufo bianco d'Alba con foglie d'oro, accostato ad un pregevole Chablis dal ricco ed intenso bouquet. Per Leone, viande hachée alle erbe di savana preparata personalmente dallo chef e servita in una ciotola d'argento.
- A mio avviso quella donna nasconde qualcosa di poco chiaro - lamentò Arcibaldo, - ma non desidero approfondire per non offendere chi in questo momento ci torna utile, dovendola magari allontanare dall'hotel - concluse con voce timida.
A quel punto, Pippo, che fino ad allora era rimasto in silenzio, si scusò e si alzò per andare alla toilette, compiendo uno strano percorso. Passando alle spalle di Cesare, lo udì chiaramente dire a Venera: - ...questa mattina ho parlato con l'agente del trappista. È tutto a posto e... - al che lei lo incenerì con lo sguardo intimandogli: - Shh!!! Ti sta passando dietro... - . Allora Cesare, voltandosi repentinamente, si interruppe, mentre il Vicequestore raggiungeva la sua destinazione non senza ripensare a quanto aveva sentito.
Tornato al tavolo, Pippo Bonfiuto trovò il suo tovagliolo sostituito da uno nuovo, intonso e ben piegato, mentre Aristide magnificava delle golosissime trofie alla genovese con pesto di basilico e pinoli impreziosite da un velo d'olio di olive taggiasche dell'entroterra, abbinato ad un delizioso Sauvignon del Collio dal tipico sapore erbaceo e vegetale con sentori di peperone verde, ortica, foglia di pomodoro e persino di erba falciata di fresco. Per Leone c'era invece una paillard scottata da un chilo e mezzo che lui divorò in un amen con i suoi 30 fortissimi denti.
- Andando in bagno ho inavvertitamente ascoltato quanto diceva Cesare, subito zittito da Venera, ma non ho capito a quale frate trappista si riferisse - disse agli amici, informandoli di quanto aveva udito.
- Probabilmente intendeva dire il trapper - precisò Raniero con un sorriso di compatimento, per poi proseguire: - Ma è così ignorante che sicuramente non conosce la differenza tra le due figure. Comunque, non lo posso dire per certo ma sospetto che i due si conoscano bene, o quanto meno che qualcuno di importante nell'entourage di Gangbanger abbia dei rapporti stretti con quel palazzinaro che in passato fu anche accusato di traffico di stupefacenti. Ovviamente senza mai essere stato incriminato, ma la gente, come dice lei Procuratore, mormora, ed i dubbi restano. Di certo, né Cesare né Venera sono mai stati disturbati dal trapper che invece si è permesso di molestare e perfino aggredire altri clienti. Il tutto sempre coperto dal suo staff - concluse.
- Mamma mia, che personaggi! - intervenne Per Spicace. - Come fa certa gente non soltanto a restare a piede libero ma anche a fare fortuna? - chiese più a se stesso che agli altri.
- Dice così perché non vi ho ancora parlato di quella persona in jeans sdruciti e maglietta scolorita che siede da sola a quel tavolo - insinuò Arcibaldo rivolgendo uno sguardo di commiserazione a colui che, malgrado tutte le spiegazioni già ricevute, continuava a non capire cosa ordinare, rigirando la carta in tutte le direzioni senza riuscire a comprendere quale fosse quella giusta.
- Ce ne parli, allora - lo sollecitò Massimo, sempre più curioso.
- Con piacere! - rispose Arcibaldo. - Quell'individuo si chiama Boris Ninzòsky e la sua ignoranza e pari soltanto alla sua supponenza ed alla sua sciatteria - sentenziò. - Non ricordo se vi ho già detto che sono stato campione italiano di bridge e che ho fatto del Villa Regia la sede locale della Federazione Italiana di questo nobile ed aristocratico gioco di carte, trasformatosi ormai in uno sport mentalmente piuttosto impegnativo. Attualmente ospito la nazionale italiana che si sta allenando per i prossimi campionati assoluti ed una delle migliori quattro giocatrici, Lucrezia, mi ha narrato alcuni aneddoti indicibili su Boris, che arrivò persino ad allontanarla dal ruolo di primo violino dell'Orchestra Filarmonica di Mosca, posizione che lei era riuscita faticosamente a raggiungere grazie all'abnegazione ed al suo duro lavoro, soltanto perché non avallò diverse sue affermazioni palesemente errate su alcune opere d'arte che lui, davanti agli amici, si vantava di conoscere perfettamente mentre in realtà le confondeva con altre, apparentemente simili ma in realtà molto differenti, in un guazzabuglio incredibile di equivoci. Ma sarà lei stessa a raccontarvi questa storia, se avrete la bontà e la pazienza di ascoltarla - propose.
- Certamente... - rispose Massimo, - ...anche perché sospetto che ci sia qualcosa di poco chiaro anche in quello strano individuo e chiunque possa darmi maggiori informazioni su di lui è il benvenuto - concluse asciugandosi educatamente gli angoli della bocca ed appoggiando il tovagliolo alla destra del suo piatto ormai vuoto.
- Ed ora, un bel branzino di lenza al forno con olive taggiasche e pomodorini di pachino Igp - annunciò festoso Aristide inserendosi educatamente in una conversazione ormai terminata, - ...da gustare con questo calice di bianco delle Cinque Terre dalla buona consistenza e dai tipici riflessi color oro-verde sul classico giallo paglierino di base. E per lei, caro Leone, propongo invece un rarissimo giovane facocero, ormai introvabile - che il commensale divorò tutto intero con le lacrime agli occhi dalla commozione per la squisitezza riservatagli.
- Ah, il bridge! - sospirò Massimo con aria sognante. - Non ho mai avuto la fortuna di frequentare persone che lo praticassero ma mi ha sempre affascinato per quanto ho sentito dire e cioè perché richiede intelligenza pronta e vivace, grande memoria, una buona perspicacia nel valutare rapidamente diverse alternative ed una forte capacità di analisi per intuire e quindi anticipare le mosse degli avversari, tutte doti che non dovrebbero mancare a noi inquirenti, non è vero? - disse sorridendo agli amici prima di terminare il suo calice di vino.
- Se lo desidera, sarò felice di insegnarle personalmente i primi rudimenti di questa nobile arte nonché di acconsentire a che lei possa assistere agli allenamenti delle nostre quattro campionesse affinché comprenda appieno le soddisfazioni che il bridge può regalare a chi lo sa giocare bene - si offrì premuroso Arcibaldo e mentre Massimo esprimeva tutto il suo entusiasmo per quella invitante proposta, si palesò nuovamente Aristide lusingando i commensali con dei prestigiosi gamberoni del golfo grigliati a dovere, innaffiati da un ottimo pigato dalla fragranza fruttata e floreale. Per Leone, che a differenza degli altri convitati, ormai sazi, cominciava soltanto allora a rifocillarsi, arrivò invece una provocante costata “allée et retour” da cinque chili e mezzo senza contorno che, tanto era succulenta, fu oggetto di un'intensa annusata prima di essere affrontata e distrutta in tempo reale, come i maccheroni di Sordiana memoria.
- Tra l'altro, posso assicurarle che le nostre bridgiste, Marta, Ginevra, Lucrezia e Carlotta, sono tutte molto simpatiche e comunicative: sono certo che saranno felici di scambiare qualche parola con una persona che ama il bridge come loro... - proseguì Arcibaldo, - ...per cui, se lei fosse disponibile già domani alle 15:30, io mi adopererò affinché possa partecipare alla seduta con il loro consenso. Sa, Dottor Dellapena, le finali degli assoluti sono previste fra poche settimane e le mie campionesse cominciano ad essere piuttosto nervosette, anche se godono di grande esperienza - concluse serio.
- Per me sarebbe una gioia ed un onore poter assistere ad un loro incontro e prometto che non disturberò in alcun modo la loro concentrazione, ben comprendendo l'importanza della posta in gioco - accettò Massimo entusiasta mentre Per, più interessato alle storie dei presenti al Villa Regia che al bridge, riportò la conversazione su Boris.
- Per favore, mi dica qualcos'altro su quell'ospite russo - chiese curioso ad Arcibaldo indicando con un cenno del mento il single seduto al tavolo d'angolo. - Anch'io ho il sospetto che nasconda qualcosa di poco chiaro - ammise il Vicequestore in vacanza.
- Per la verità non so molto di lui - confessò l'anfitrione, - e l'ostacolo linguistico non aiuta - lamentò. - Ha passaporto russo con visto turistico, ama giocare a golf anche se non ha handicap, e adora il pesce crudo giapponese, piatto che purtroppo non possiamo servire, sia per la mancanza di cuochi specializzati che per la legislazione vigente in Italia, la quale vieta di cucinare il fugu. Tuttavia mi insospettisce il fatto che abbia prenotato un soggiorno della stessa esatta durata di quello di Cesare e Venera e che si rapporti con quelle due persone che invece sembrano negare di conoscerlo, quando si vede benissimo che esiste un'intesa da vecchi compari di merende - concluse un po' pettegolo.
- La nostra esclusiva selezione di formaggi pregiati da gustare con composta di mele cotogne, fichi e miele - riferì orgoglioso Aristide accompagnato dai suoi cinque assistenti, ciascuno con in mano un piatto dallo specialissimo design contenente cinque piccole porzioni di caciocavallo podolico, bagòss, bitto storico, castelmagno e blu di Morozzo intervallate da capienti conche contenenti le confetture. - L'accostamento consigliato è con questo ottimo malvasia delle Lipari dal colore ambrato e dal profumo aromatico, fine e complesso, con note di albicocca, pesca e sentori di macchia mediterranea. Una vera delizia! - spiegò mentre a Leone veniva servito un secchiello da 20 litri di latte fresco di zebra.
- Quattro mesi è un soggiorno lungo per un turista, non crede? - obiettò Per, in estasi per quelle delizie casearie.
- Sono pienamente d'accordo con lei, Dottor Spicace, ed anche per questo quell'uomo non mi convince - ribadì Arcibaldo. - Il fatto poi che corteggi in modo palese e villano le nostre clienti più carine, come se la sua apparentemente immensa disponibilità finanziaria gli desse il diritto di soddisfare ogni suo capriccio, mi disgusta. Tuttavia, anche questo è un cliente che non possiamo perdere senza il rischio di dover chiudere definitivamente l'albergo - lamentò, manifestando tutta la sua profonda frustrazione.
- Ed ecco il trionfo del dessert! - proclamò enfatico Aristide spingendo un carrello sul quale facevano bella mostra di sé almeno una ventina di dolci, sia al cucchiaio che da forchetta, mentre un cameriere spostava le opportune posate davanti ai commensali spiegando loro con maestria cosa fossero quelle strane creature cui tutti, tranne ovviamente Arcibaldo e Raniero, fino ad allora non avevano saputo dare un'attribuzione. - Oltre ai prodotti della nostra pasticceria, consiglio l'ananas al forno con Cointreau, cannella e vaniglia del Madagascar, il nostro babà con mascarpone, per il quale potete scegliere il tipo di rhum con cui innaffiarlo tra le sette pregiatissime etichette qui disponibili, ed il classico soufflé al Grand Marnier, liquore che proponiamo anche per le nostre squisitissime crêpes preparate al momento. In base alla vostra scelta, il sommelier vi consiglierà per accompagnamento un raffinato sauternes Chateau d'Yquem, piuttosto che uno zibibbo o un fresco Moscato d'Asti, per chi preferisse qualcosa di meno alcolico - concluse, lasciando tutti a bocca aperta. - Invece ecco un bellissimo filetto blue-rare per lei - disse rivolto a Leone che si trattenne a fatica dal leccare il cameriere in segno di riconoscenza.
Mentre i sei commensali gustavano golosamente i dessert prescelti, Cesare e Venera, che avevano terminato il loro ricco plateau royal, si alzarono e, senza salutare, abbandonarono la terrazza. Boris, che intanto si era deciso, stava trangugiando i suoi soliti 200 grammi di Beluga con vodka gelata ed il cielo era passato dal colore del crepuscolo al blu notte, illuminato dalla luna piena che si specchiava nel mare, giocando con le luci della baia mosse dalla risacca.
- Che cena fantastica! Grazie amico mio, per questo invito e per avermi fatto apprezzare un posto che altrimenti avrei difficilmente potuto conoscere - confessò Per mentre Leone, anche per sgranchirsi un attimo, era andato a strusciarsi su Massimo in segno di gratitudine.
- Non devi ringraziarmi. Era il minimo che potessi fare per sdebitarmi con un amico - rispose Dellapena, quando Raniero lo interruppe con finta severità.
- Non crederete mica di aver finito, vero? Ora c'è la frutta! - .
- Oh mio Dio, mi volete vedere morto - bofonchiò Per mentre Aristide e la sua brigata posavano sul tavolo sontuosi vassoi d'argento colmi di insalata di frutta locale ed esotica, matura al punto giusto e tagliata a grossi pezzi per consentire di apprezzarne appieno la fragranza.
- Ecco qui, per il gran finale, del mango indiano, della papaya messicana, ananas paraguayano, frutti della passione brasiliani, piccole banane caraibiche, noci di cocco ivoriane con accanto una ciotolina del loro squisito latte, insieme alle albicocche ed alle ciliege del nostro frutteto - annunciò fiero Aristide indicando puntualmente ogni delizia esposta mentre la descriveva, porgendo poi a Leone qualche osso di caribù per mondarsi i denti.
Dopo la frutta fu servito il caffè, 100% arabica ecuadoriana, con la piccola pasticceria della casa, e quando i sei giunsero all'ascensore per scendere nella hall, come dal nulla comparve Lucullo Ghiottoni che, ringraziando per la preferenza accordata al suo ristorante, omaggiò Massimo, Pippo, Per e Leone ciascuno con un menù degustazione firmato da lui e con una confezione personalizzata “Villa Regia” di macaron multicolori da gustare il giorno dopo a ricordo della piacevole serata.
Arrivati nella hall, Arcibaldo e Raniero chiesero agli ospiti se gradissero un sigaro, ma poiché nessuno di loro fumava, li accompagnarono all'american bar ed offrirono loro un tulipano di Bas Armagnac originario della Guascogna, invecchiato 10 anni in botti rigorosamente di quercia. Soltanto un locale davvero raffinato sa offrire un bas Armagnac nel tulipano anziché nel ballon e questo è uno dei particolari per cui la clientela tradizionale ama frequentare il Villa Regia.
Poi si salutarono amabilmente, ripromettendosi di ripetere presto quella meravigliosa serata. Pippo tornò a casa mentre Massimo accompagnò Per e Leone al loro albergo.

L'AMICIZIA VERA
- Pensa, Per, anche solo per un attimo, se a causa di una qualsiasi ragione Arcibaldo e la sua famiglia non potessero più gestire il Villa Regia e l'albergo venisse rilevato da una nuova persona ricca ma zotica, ad esempio una di quelle che abbiamo visto questa sera - constatò preoccupato Massimo. - Sarebbe un vero disastro! - proseguì. - Un patrimonio di storia e di cultura andrebbe irrimediabilmente perduto ed un'era gloriosa si concluderebbe miseramente - rifletté amareggiato.
- Sono d'accordo con te, caro amico, però ti ricordo che, a parte la tragedia di via dei Crisantemi 17, non abbiamo alcuna ipotesi di reato da configurare nei confronti di quelle persone, che per il momento sono soltanto motivo di cattive sensazioni da parte di Arcibaldo - rispose Per.
- E mie, caro Vicequestore... - ribatté Massimo, - ...e in fondo, sono convinto anche tue - concluse un po' seccato, temendo un disinteresse da parte dell'amico.
- Certo, hai ragione, e scusami se mi sono espresso male - chiarì Per. - Volevo soltanto dire che al momento ci mancano elementi oggettivi per aprire un caso ma sono persuaso che se sapremo cercare bene, qualcosa troveremo. Per questo desidero farti una proposta - suggerì.
- Forza, sono tutto orecchi - rispose il Procuratore.
- In fin dei conti, se Leone ed io siamo qui a trascorrere dei bei momenti al mare - disse guardando il suo assistente, che ricambiò lo sguardo di amicizia, - è soltanto grazie a te, Massimo, e poi - continuò rivolgendosi al Procuratore, - la cena di prima è stata indimenticabile, per cui ti propongo che fintanto che staremo qui, e cioè fino a martedì prossimo 25 giugno, quando dovremo riprendere servizio a Bovino, Leone ed io collaboreremo con te e Pippo per chiarire questa situazione e per aiutare Arcibaldo e la sua famiglia a liberarsi da questi clienti di dubbia moralità. Sei d'accordo, ispettore? - disse guardando di nuovo il suo assistente.
- Certo, capo, volentieri - replicò Saltalapappa che quella sera aveva decisamente smentito il suo cognome.
- Allora Massimo, mi basta soltanto un tuo sì per partire con le ricerche - concluse Per più risoluto che mai.
- No, no, Per, non posso accettare... - contestò Massimo, - ...anche se ti confesso che il vostro supporto mi darebbe un immenso piacere. Ma non sarebbe giusto, voi siete qui in vacanza ed io... - .
Non riuscì a finire la frase che Per sentenziò: - Allora è deciso: io e Leone ci occuperemo di Gangbanger e di Boris, sperando di approfittare dei miei contatti con l'Interpol, mentre tu e Pippo vi dedicherete a Cesare e Venera. Per favore, cerca solo di spiegare al tuo Vicequestore che noi non desideriamo assolutamente interferire nella vostra giurisdizione, né che ci riteniamo più in gamba o esperti di voi, ma che vogliamo soltanto aiutarvi perché i personaggi da indagare sono molti ed apparentemente hanno buone coperture, per cui temo che il lavoro sarà lungo e complicato. Quindi, in più persone lo si affronta, maggiori saranno le probabilità di risolvere il caso positivamente ed in tempi ragionevoli - chiarì, prevenendo possibili malumori da parte del collega locale.
- Di questo non preoccuparti - lo rassicurò Massimo. - Ci penso io. Pippo è una persona intelligente e capirà sicuramente. E poi, un po' di sana emulazione tra colleghi, che sono anche degli amici, non può che far bene a tutti, non credi? - concluse. - Quindi come proponi di organizzare le ricerche? - chiese interessato.
- Ecco la mia idea - replicò Per. - Appena arrivo in albergo, chiamo il mio amico all'Interpol, non soltanto per verificare la storia di Gangbanger, ma anche per indagare su quel Boris, che non mi piace per nulla, pur se su di lui non ho dati da fornire per un controllo. Tu, che hai giurisdizione ufficiale qui a Santa Pagaia, potresti parlare domani con Raniero o Arcibaldo per avere le copie dei documenti dei quattro personaggi su cui desideriamo indagare, passandomi poi quelle del trapper e del russo complete delle loro fotografie, in modo da poter fornire qualche elemento in più al mio contatto internazionale e... - non finì la frase che Leone, con aria candida, lo interruppe dicendo: - Guardi capo che le foto le ho già io, comunque se preferisce avere quelle dei passaporti... - .
- Ma cosa dici, Leone? - chiese stupito Per.
- Niente, ho approfittato del fatto che mangio molto rapidamente (cari lettori, perdonate l'eufemismo: l'intero facocero se lo era divorato in 4 minuti e trentasette secondi) per scattare di nascosto qualche foto col mio telefonino nuovo, che funziona bene anche senza flash. Ecco, mi dica se possono andare - disse orgoglioso di sé mostrando a Per gli scatti rubati.
- Ma sono perfette - ammise il Vicequestore, sempre più meravigliato. Guarda Massimo - disse mostrando le immagini all'amico. - Appena rientriamo in albergo ti mando per WhatsApp quelle di Cesare e Venera mentre tengo quella di Boris per l'Interpol. Però non capisco una cosa: come hai fatto, Leone, a fotografare Boris che ci ha voltato le spalle per tutta a sera? - chiese curioso.
- Una l'ho fatta quando si era alzato per farsi spiegare il menu dagli altri due e l'altra quando l'ho salutato uscendo, spaventandolo a morte - disse ghignando malignamente sull'immagine di un Boris terrorizzato, come se avesse visto da vicino un... Leone!
- Caro il mio ispettore, sei fantastico! Cosa farei senza di te! - asserì Per, lodando apertamente il suo assistente davanti al Procuratore. E rivolgendosi a quest'ultimo proseguì dicendo: - Comunque, mentre tu cercherai di avere le copie dei passaporti, io tenterò di raccogliere qualche informazione in più sui due soggetti da Raniero o Arcibaldo, accettando il loro invito a visitare l'orto - al che Massimo rispose: - Ed io manderò Pippo ad interrogare Aristide e sua figlia Chiara per ricostruire in dettaglio quanto avvenne diciassette anni fa in via dei Crisantemi 17: se desidera davvero approfondire la questione, sarà contento che qualcuno dedichi ancora attenzione a quel fatto dopo tanto tempo. Resta da decidere chi sentirà la giocatrice di bridge Lucrezia in merito agli aneddoti su Boris: io sarò al Villa Regia alle 15:30 per assistere alla seduta però Boris, per quanto ci siamo detti, lo seguirai tu, per cui forse è meglio che sia tu a parlare con Lucrezia, che ne dici? - domandò Massimo.
- Dico che verrò con te, col permesso di Arcibaldo, così da poterti anche confortare dopo che ti sarai decisamente annoiato a vedere per delle ore quelle quattro signore mettere a caso delle carte sul tavolo, concentrate per un gioco come nemmeno Einstein lo fu per scoprire la teoria della relatività - disse ridendo, senza riuscire a smontare l'entusiasmo dell'amico che replicò dicendo: - So che non ami giocare a carte, e forse sarà anche vero quello che dici, ma il bridge mi ha sempre intrigato e mi raccomando... - continuò a bassa voce con fare circospetto, anche se in strada non c'era nessuno, - ...non esternare queste tue opinioni ad Arcibaldo altrimenti ci facciamo un nemico giurato per la vita! - concluse divertito con l'indice teso sopra le labbra chiuse, invitandolo al silenzio.
Ormai si era fatta l'una di notte ed i tre amici avevano raggiunto l'albergo di Per e Leone.
- Siamo arrivati, Massimo - constatò Per. - Ti ringrazio ancora per la bellissima serata e ti auguro buona notte e buon lavoro - disse accomiatandosi.
- Buona notte e buon lavoro anche a voi, cari amici miei. Sono certo che insieme faremo faville - disse radioso il Procuratore mentre voltandosi di 180 gradi si allontanava salutandoli con un cenno della mano, contento di aver trovato il supporto sperato e necessario per aiutare un amico in difficoltà.
Per salì in camera, buttò la giacca di lino sul letto e mentre si liberava a fatica della cravatta, ebbe un'illuminazione: aprì il lap-top che aveva lasciato sulla scrivania, lo accese, inserì la password per il wi-fi ricevuta al momento del check-in e si collegò ad internet. Entrò nel motore di ricerca e digitò “Gangbanger”. Dopo alcuni istanti si aprì una schermata piena di informazioni e soprattutto di fotografie. Per ne scelse una che ritraeva al meglio il volto del trapper e la salvò, trasferendola sullo smartphone. “Meglio della foto su un passaporto” pensò.
Poi, frugò in tasca dei pantaloni per prendere il telefonino. Trovatolo, compose un numero molto lungo che iniziava con +1-939... ed attese qualche secondo prima di udire i tipici segnali di aggancio della linea. Al quarto squillo, una voce conosciuta rispose: - !Hola? - .
- Ciao José, come stai? Ti disturbo? - domandò Per.
- Affatto - rispose l'interlocutore in un perfetto italiano, reso ancora più gradevole dal suo simpatico accento spagnolo. - E tu? Era poi arrivata bene in Italia la tua sospettata? - chiese realmente curioso.
José Gonzalez è un agente Interpol di Puerto Rico che opera negli Stati Uniti ed in tutta l'area caraibica, grazie alla sua madrelingua spagnola, ed aveva coadiuvato Per Spicace a risolvere il caso Scaltri Maneggioni (leggere La valigia del peccatondr). Il Vicequestore di Bovino non avrebbe mai più pensato di doversi nuovamente rivolgere a lui per chiedere aiuto ma... mai dire mai!
- Sì grazie, qui tutto bene - disse Per, - e scusa se ti infastidisco ancora con i miei problemi, quando tu chissà quali grane grosse devi risolvere - si scusò preventivamente conoscendo bene il carattere di José, che nulla avrebbe fatto se si fosse sentito obbligato mentre tutto avrebbe dato se avesse inteso farlo di sua spontanea volontà.
- Sei fortunato, caro amico mio - replicò José. - Al momento sono in ferie e mi sto annoiando a morte. Cosa posso fare per te? - domandò sincero.
- Stiamo avendo a che fare con persone non italiane che stanno creando situazioni ambigue tali da poter anche configurare importanti reati, ma sulle quali al momentonon abbiamo informazioni - replicò, ingigantendo un po' la questione nella speranza di stimolare maggiormente l'interesse del suo interlocutore. - Non ho ancora i loro documenti, che spero di poter recuperare domani - proseguì, - ma posso intanto inviarti le loro fotografie via WhatsApp e ti sarei infinitamente grato se tu potessi guardarle e dirmi cosa sai di costoro. Ora chiudo la comunicazione, ti mando le foto e tra cinque minuti ti richiamo per avere un tuo primo commento - concluse Per, dopo aver ricevuto l'assenso dal collega.
Recuperò quindi le immagini dall'archivio del suo smartphone, aggiunse le didascalie con i nomi che conosceva e premette la freccetta in basso a destra per inviarle a José, che appena le ricevette non attese oltre e richiamò subito Per.
- Ma davvero hai a che fare con questa gentaglia? - gli domandò stupito e preoccupato. - Gangbanger è un trapper che negli USA non ha più molto seguito - spiegò. - Qualche anno fa assurse agli onori della cronaca più per i suoi eccessi con alcool e droga che per il rumore organizzato di cui va fiero e che qualche critico prezzolato si ostina ancora a definire musica. Fu anche accusato di aver stuprato una minorenne sotto gli effetti di un mix di sostanze stupefacenti ma tutto rientrò perché la ragazza si rifiutò di sporgere denuncia, probabilmente minacciata dall'entourage dell'artista. L'altro invece si chiama Boris Ninzòsky ed è sospettato di essere una spia del FSB, dopo essere stato da giovane anche nel KGB, in cui suo padre ricoprì ruoli importanti. Su di lui circolano notizie terrificanti, peraltro mai provate, che lo accostano allo sfruttamento organizzato della prostituzione ed al commercio internazionale di armi e droga, che sembra essere ora la sua principale fonte di guadagno, anche se lui ufficialmente sostiene di commerciare in materiali per l'edilizia e di investire nell'arte, ritenendosi un vero esperto. Fai moltaattenzione, amico mio, perché sono due personaggi molto pericolosi e senza scrupoli. Dammi un paio di giorni e ti dirò di più - .
- Grazie, José, sei davvero un amico - replicò Per, - e ti sarò grato per tutto ciò che potrai comunicarmi su quei due. Però adesso qui è l'una e mezza di notte e non vedo l'ora di appoggiare la testa sul cuscino - concluse stanco, salutando con riconoscenza il collega dell'Interpol e preparandosi per la notte.
Leone, nel frattempo, aveva già raggiunto la sua cameretta dove, dopo un paio di stanchi giri su se stesso, si era acciambellato sazio e felice.

UN PATTO DI FERRO
La mattina dopo, alle 8:00 in punto, Massimo era già in ufficio e ben sapendo che anche il Vicequestore Bonfiuto aveva la buona abitudine di lavorare il sabato, lo chiamò subito al telefono.
- Ciao Pippo, come stai? Passata bene la nottata? - chiese, parafrasando una celebre frase napoletana.
- Benissimo, grazie! - rispose Bonfiuto, - e ti confesso che, vista l'abbondanza della cena di ieri sera, mi aspettavo qualche contrattempo digestivo che invece per fortuna non è sopraggiunto, merito evidentemente della qualità eccelsa dei cibi e del modo in cui sono stati preparati - .
- Sono d'accordo con te - confermò il Procuratore. - Hai potuto verificare se l'assembramento di quella folla delirante che abbiamo visto ieri sera era stato autorizzato? - .
- Ho già chiesto ai miei collaboratori e nessuno ne sapeva niente - rispose il Vicequestore. - Il punto è che se la folla si raduna in uno spazio privato, come il posteggio di un hotel, non possiamo intervenire in assenza di una segnalazione della proprietà per cui la soluzione sarebbe che Arcibaldo ci facesse pervenire una denuncia, che so, per molestie, e noi potremmo intervenire con lo sgombero. Oppure, potremmo mettere qualche agente ai confini della proprietà privata nel caso che qualche scalmanato si dimenasse sul suolo pubblico fornendoci la scusa per agire, ma come sai non ho molti uomini e ci sono situazioni forse più importanti da affrontare, ora che la stagione turistica è iniziata, con tutta la simpatia che possiamo nutrire per Arcibaldo ed il suo hotel - concluse.
- Va bene, vedremo - replicò il Procuratore, che cambiando discorso proseguì dicendo: - Ieri sera, dopo che ci hai lasciato, ho accompagnato in albergo Per e Leone ed insieme abbiamo fatto delle considerazioni che desidero condividere con te: puoi raggiungermi, per favore? - .
- Vengo subito - rispose il Vicequestore, - perché anch'io ho qualcosa per te. Ti avrei chiamato più tardi ma hai fatto bene ad anticiparmi - .
Dopo meno di dieci minuti, grazie alla vicinanza degli edifici ed al traffico inesistente del sabato mattina, Massimo udì bussare alla porta.
- Prego, Pippo, entra pure e accomodati - disse cortese il Procuratore mentre, conoscendo le abitudini del suo collaboratore, ordinava all'usciere che l'aveva introdotto, due caffè senza zucchero e due croissant all'albicocca.
- Mentre aspettiamo la colazione, ti aggiorno su quanto mi ha proposto il Dottor Spicace, che è rimasto come me molto impressionato da quanto appreso ieri sera e, malgrado sia qui in vacanza, si è offerto di aiutarci ad investigare sul trapper e sulle tre persone che abbiamo visto cenare sulla terrazza, ritenendo che ci siano motivi sufficienti per aprire un'indagine o quanto meno per effettuare un approfondimento su alcune questioni che meritano attenzione. Ci tengo a dire, però - precisò prevenendo eventuali obiezioni che effettivamente erano già sulla punta della lingua del suo collaboratore, - che l'offerta di Per è assolutamente spontanea e che lui stesso mi ha detto di non desiderare per nulla interferire nella nostra giurisdizione, quindi di informarti preventivamente della sua iniziativa perché, se tu non fossi d'accordo, lui si ritirerebbe in buon ordine. Certo è che indagare su quattro persone, di cui almeno due straniere, per un fatto accaduto diciassette anni fa, richiederebbe molto lavoro per i nostri uffici, che tra l'altro non hanno contatti con l'Interpol, cosa che lui invece ha - concluse un Massimo Dellapena in versione Jack Malone, attendendo la risposta di Pippo che non tardò ad arrivare.
- Apprezzo la disponibilità di Per - disse, - e ti prego di ringraziarlo da parte mia per la sua delicatezza. Personalmente sono convinto che ce la potremmo cavare benissimo anche da soli, ed a questo proposito ti dirò poi di cosa già dispongo per iniziare le indagini che, condivido, debbano essere assolutamente portate avanti. Tuttavia, ammetto che i nostri contatti internazionali, soprattutto con Stati Uniti e Russia, sono inesistenti e che il supporto di due esperti poliziotti come il Dottor Spicace e l'ispettore Saltalapappa, anche se soltanto temporaneo, ci potrebbe fare molto comodo. Dunque, comunica pure loro che sono d'accordo con la proposta, però a tre condizioni - precisò Pippo, - e cioè che dei due italiani ce ne occuperemo noi, che saremo sempre noi a condurre gli interrogatori qui a Santa Pagaia, eventualmente alla loro presenza per quelli che riguarderanno eventuali collegamenti con i due stranieri, e che verremo regolarmente aggiornati sulle loro attività relative a questi ultimi, comprese le informazioni che riceveranno dall'Interpol. Sei d'accordo? - chiese Pippo al Procuratore che rispose: - Sono esattamente le premesse che ha posto il mio amico Spicace per avviare la nostra collaborazione. Lui e Leone si occuperanno di Gangbanger e di Boris, informandoci regolarmente degli sviluppi delle loro esplorazioni, mentre noi indagheremo su Cesare e Venera, interagiremo con il Villa Regia e condurremo le interviste qui a Santa Pagaia. Sono lieto che tu condivida il mio pensiero così possiamo cominciare ad agire fin da subito, andando a chiedere prima di tutto copia dei documenti delle quattro persone ad Arcibaldo, per avere le loro fotografie da usare nel prosieguo dell'inchiesta, e... - .
- Questo non serve - lo interruppe Pippo, - almeno per quanto riguarda le fotografie di Cesare, Venera e Boris. Ieri sera, infatti, non andai alla toilette per una necessità fisiologica, bensì per avere modo di scattare un paio di fotografie a quei personaggi col mio nuovo smartphone che riprende bene anche senza flash - disse orgoglioso. - Ed ecco il risultato - concluse, mostrando fiero i bellissimi scatti che ritraevano bene in volto sia Cesare, che Venera, che Boris.
- Certo che sono proprio fortunato ad avere amici e collaboratori abili come voi - constatò Massimo ad alta voce, guardando quelle fotografie e confrontandole con gli scatti rubati da Leone appena ricevuti via WhatsApp con grande meraviglia di Pippo.
- Però chiedi comunque le copie dei documenti al Villa Regia perché in generale potrebbero contenere delle informazioni preziose per le nostre ricerche, ma prima vai in Comune e parla con l'ufficio tecnico, per sapere qualcosa in più sulla tragedia di via dei Crisantemi: sabato mattina qualcuno dovrebbe esserci. Poi, col permesso di Arcibaldo, interroga Aristide e la figlia Chiara sulla tragedia di diciassette anni fa, ma mi raccomando, separatamente, in modo da raccogliere elementi che possano riguardare Cesare, perché non vedo l'ora di inchiodare quel brutto ceffo alle sue responsabilità e ridare prestigio a questa Procura. Io, oggi pomeriggio, con la scusa del bridge, parlerò con Lucrezia di Boris e con me ci sarà il Dottor Spicace, ma soltanto perché la questione riguarda una delle persone di sua competenza - lo rassicurò.
- Mi muovo subito - rispose Pippo posando la tazzina del caffè sul piattino dove aveva già accartocciato il tovagliolino di carta della brioche, - così, con l'occasione, chiederò anche ad Arcibaldo se e come vuole procedere rispetto alla folla che blocca l'ingresso del suo hotel. Quindi, se non c'è altro, adesso mi metto al lavoro e... grazie per la colazione - disse alzandosi per prendere congedo dal Procuratore, salutandolo con un cenno della mano.
- Sì, per ora è tutto - replicò Massimo. - Vai pure e teniamoci in contatto. Sono certo che tutti insieme otterremo dei grandi risultati - auspicò, mentre richiamava l'usciere affinché recuperasse le tazzine, vuote come la bacheca delle informazioni di cui al momento disponeva.
Poi, istintivamente, aprì il suo lap-top per cominciare le ricerche ma dovette arrendersi subito per la mancanza degli elementi di base.

FACILE VITTORIA PER DUE A ZERO
Al telefono non rispondeva nessuno per cui Pippo si presentò personalmente in Municipio, chiedendo in portineria se ci fosse qualcuno nell'ufficio tecnico. Il custode con aria stanca rispose che c'era soltanto l'ingegnere capo.
Il Vicequestore Bonfiuto conosceva bene Carlo Condòlo che era stato promosso a quella posizione una ventina di anni prima per meriti che ai più erano sfuggiti e che ormai si stava lentamente trascinando all'agognata pensione con gran sollievo di tutti. Carlo, prima della nomina, era il geometra del Comune di Santa Pagaia Marina e non sempre aveva dimostrato di saper valutare le situazioni con obiettività, competenza e professionalità. In più, aveva un difetto, ed anche piuttosto grosso: era un tossico-dipendente di cocaina il cui abuso o astinenza lo rendeva intrattabile, atteggiamento che quindi assumeva praticamente sempre. Quel brutto vizio dapprima gli fece dilapidare il suo già modesto patrimonio famigliare e, visto che lo stipendio di geometra non gli bastava più a sostenere le spese, incominciò ad indebitarsi con chiunque gli potesse prestare un po' di soldi per comprare la roba. La sua carriera sembrava ormai definitivamente compromessa quando, all'improvviso e senza alcuna apparente ragione, l'ingegnere capo del Comune di Santa Pagaia dette le dimissioni abbandonando in fretta la città e poiché Carlo, col suo diploma di geometra ed il suo inquadramento nella categoria C, era il più alto in grado all'interno dell'amministrazione tecnica, fu inopinatamente promosso al ruolo di ingegnere capo, con il diritto di essere chiamato così per non far sfigurare Santa Pagaia nelle relazioni con gli altri Comuni, che un ingegnere ce l'avevano per davvero. Inoltre, fu gratificato con un forte aumento di stipendio e, ovviamente, con le innumerevoli annesse indennità. In buona sostanza, pur non essendo affatto laureato, Condòlo godette della promozione in virtù dell'applicazione di una speciale legge che, pur di non assumere nuovi elementi per motivi di bilancio, consente anche a figure intermedie come Carlo di ricoprire posizioni apicali, pur se a tempo determinato. L'affermazione del celeberrimo Cetto Laqualunque che, se eletto, avrebbe nominato ingegnere capo suo cognato che aveva la quinta elementare, non fu dunque una battuta di spirito bensì un'inconsapevole profezia. E dopo vent'anni, l'ingegner Condòlo era ancora lì, pettinato come uno che ha messo le dita nella presa elettrica, temuto e mal sopportato da tutti per la sua arroganza e la sua insolenza tipiche delle persone grette ed ignoranti che occupano posti di potere, tanto che un numero sempre maggiore di cittadini, ritenendo che le sue decisioni fossero spesso motivate da un tornaconto personale, incominciò a storpiare beffardamente il suo nome cambiandone la consonante iniziale per trasformarlo, abbinato al cognome, in Farlo Condòlo. L'unico lato positivo per Pippo, che come tanti aveva grosse difficoltà a relazionarsi con quell'individuo, stava nel fatto che l'ingegner Condòlo era già in servizio al momento della disgrazia e quindi era sicuramente al corrente di tutti i particolari di quel tragico evento.
- Le ho già detto che l'ingegner Condòlo non vuole essere disturbato, comunque, se insiste, non posso certo impedire alla polizia di entrare in Comune - bofonchiò il custode con aria rassegnata, mentre tornava alle sue parole crociate.
Pippo quindi salì velocemente le scale ed arrivato davanti all'uscio dell'ufficio di Condòlo, bussò educatamente chiedendo: - È permesso? - .
Per tutta risposta si sentì inveire contro un furioso: - Ma chi cazzo è...? Come devo dirlo che oggi non voglio rotture di coglioni?! - .
Alla garbata reazione del geometra/ingegnere, Pippo rispose facendo ricorso a tutta la sua calma e diplomazia, sfoderando un cortese: - Sono il Vicequestore Bonfiuto ed anch'io il sabato non vorrei dover lavorare ma adesso ho davvero bisogno di scambiare qualche parola con lei, se non le dispiace. Posso? - .
- Ma porca putt... proprio oggi? - replicò maleducatamente Condòlo. Poi, gradevole come un crampo allo stomaco, continuò dicendo: - Va bene, se proprio deve, entri pure - mentre richiudeva rapidamente il suo lap-top interrompendo sul più bello il film porno che stava guardando.
- Purtroppo devo proprio - confermò il Vicequestore varcando la soglia, - ma cercherò di non rubarle troppo tempo. Si ricorda della tragedia avvenuta diciassette anni fa in via dei Crisantemi? - chiese entrando subito in argomento.
Il volto di Condòlo sbiancò mentre, torturando un innocente foglio di carta, rispondeva: - A quale cazzo di tragedia si riferisce? - senza rendersi conto di aver così segnato il primo autogoal.
- Perché, ce n'è stata più di una? - domandò curioso Bonfiuto. - A me per ora interessa quella del civico 17, comunque indagheremo anche su eventuali altre - assicurò il Vicequestore, che proseguì dicendo: - Se ben ricordo, all'epoca lei aveva già la responsabilità di questo ufficio per cui sono certo che potrà aiutarmi a ricostruire la situazione - .
Il foglio di carta era ormai diventato un mucchietto di coriandoli quando Condòlo rispose: - Ma che gliene frega a lei! Porca putt..., tanto più che ormai è tutto caduto in prescrizione - .
- Vede, caro geometra - continuò Bonfiuto appellandosi al vero titolo di studio del suo interlocutore, ben sapendo di mandarlo così su tutte le furie, - eventuali negligenze tecniche o amministrative potrebbero anche, come dice lei, essere cadute in prescrizione, ma non l'omicidio. E poiché quella notte morirono diverse persone, se emergesse che anche soltanto una di quelle negligenze contribuì al decesso di una sola vittima, ecco che l'ipotesi di reato passerebbe immediatamente da disastro ad omicidio colposo, con le conseguenze che le lascio immaginare, per chi sarà giudicato responsabile di quella catastrofe - .
Alle parole di Bonfiuto, Condòlo iniziò a deglutire nervosamente mentre, più bianco del foglio di carta che aveva sminuzzato, prese a tormentare un fermacarte in alabastro proferendo a fatica le seguenti parole: - È quel cazzo di nuovo Procuratore che la manda, vero? Quello ha deciso di rovinarmi la vita e lei si presta al suo sporco gioco, ma ve la farò pagare cara - sbraitò guardandosi nervosamente intorno con le pupille dilatate dalla cocaina, quasi a verificare di non avere testimoni per le gravi affermazioni appena pronunciate.
- Guardi, caro Condòlo, che lei non è così importante come si crede di essere e nessuno ce l'ha aprioristicamente con lei, a meno che non si metta deliberatamente ad ostacolare la giustizia. È vero, il Procuratore Dellapena, che evidentemente, al contrario di lei, ha preso a cuore la sofferenza dei parenti delle vittime della tragedia, desidera fare chiarezza su quell'evento, mai definitivamente acclarato, ed io lo aiuterò volentieri a scoprire la verità. Per cui, se sarà così amabile da fornirmi le informazioni che sto per chiederle, mi toglierò di torno in pochi minuti, altrimenti - minacciò, - verrò con un mandato di perquisizione, che il dottor Dellapena sarà felice di firmare appena glielo chiederò, e le metterò sottosopra l'ufficio per settimane. Cosa preferisce? - chiese con finta curiosità e forzata cortesia.
- Che cazzo vuole sapere - bofonchiò Condòlo, ormai rassegnato e viola di rabbia.
- Innanzitutto vorrei capire se la Edil-S.P.M. aveva le carte in regola per poter costruire, se erano stati fatti accertamenti preventivi sulla solidità del terreno oggetto del lotto di costruzione e se erano stati presentati tutti i documenti necessari ad ottenere la concessione edilizia, se era stato realizzato il collaudo, chi l'aveva certificato, con quali risultati... tutto, insomma - domandò determinato.
- Le posso confermare che era tutto a posto - rispose un Condòlo sempre più nervoso. - La Edil-S.P.M. era una società regolarmente iscritta all'albo delle imprese, con un suo rappresentante legale ufficiale di cui ora mi sfugge il nome - mentì. - Il terreno era stato giudicato adeguato all'edificazione di palazzi fino a cinque piani e tutta la documentazione era in ordine, dal progetto al collaudo. Le basta? - confermò isterico.
- Non proprio - disse Pippo. - Posso vedere la pratica? - chiese gentile.
- Purtroppo no - rispose Condòlo con un ghigno beffardo. - Un disgraziato incendio parecchi anni fa mandò a fuoco il nostro archivio dei primi anni 2000 e quindi tutti quei documenti ora non esistono più - disse, falsamente dispiaciuto.
- Ma lei sicuramente ricorda chi erano gli azionisti della Edil-S.P.M., chi decideva gli acquisti, qual era la situazione finanziaria della società, chi era il responsabile legale e quello operativo, quali altri stabili aveva costruito, con quali progetti e capitolati e... - insinuò Pippo, al che Condòlo rispose infuriato: - Ma porca di quella fottutissima maledetta putt..., come faccio a saperlo? Non sono mica la Guardia di Finanza o il Registro delle Imprese! - sbottò sull'orlo di un probabile infarto. - Io ricordo soltanto che la Edil-S.P.M. fu riconosciuta responsabile del disastro, che il rappresentante legale di quella società fu regolarmente processato e condannato e che per il rimorso si uccise in carcere qualche giorno dopo. Di più non so e non me ne frega un cazzo. E se adesso vuole togliersi dai coglioni, avrei altro da fare - disse alzandosi in piedi di scatto per rendere più efficace il suo invito, al quale Pippo rispose ghignando: - Vado, vado, però lei si tiri su la cerniera dei pantaloni. Non vorrei che chi entrasse nel suo ufficio dopo di me fraintendesse - e mentre usciva, istintivamente si chinò per evitare il fermacarte di alabastro che gli sibilò vicino all'orecchio destro, a riprova del secondo autogoal appena segnato dall'ingegnere capo.
Rimasto solo, Condòlo si tirò su la cerniera dei pantaloni, prese in mano il telefono e concitatamente digitò un numero.
- Chi è? - rispose una voce maleducata.
- Sono io, scusa se ti disturbo ma ho appena ricevuto la visita di quel leccaculo del Procuratore. Quel bastardo vuole riaprire le indagini sul crollo delle palazzine: io l'ho mandato a cagare senza dirgli nulla ma se le mie sensazioni sono giuste, quelli non mollano. Che facciamo? - chiese disperato.
- Passiamo subito alla fase due - rispose la voce maleducata che, senza aggiungere altro, chiuse la comunicazione.

OCCORRE ASSOLUTAMENTE FARE CHIAREZZA
Terminato l'incontro-scontro con Condòlo, Pippo si recò al Villa Regia e si diresse alla conciergerie chiedendo di Arcibaldo. Dopo pochi minuti, il titolare dell'hotel apparve nella hall con la sua tipica andatura aggraziata. Gesticolando come al solito, salutò cordialmente il Vicequestore e, mentre lo accompagnava al bar à viennoiserie per offrirgli un caffè, gli chiese: - Come posso aiutarla? - .
- Buongiorno a lei - rispose cortese Bonfiuto. - Innanzitutto, grazie ancora per la splendida serata di ieri che non soltanto ci ha fatto conoscere il suo magnifico hotel, ma ci ha anche purtroppo confermato come il mondo colto ed elegante che questa struttura ospitava ed ancorarappresenta, sia ormai in via di estinzione. Tutti noi abbiamo preso a cuore la sua sorte e desideriamo con tutte le nostre forze aiutare lei e la sua famiglia a mantenere questo albergo nella condizione che merita, allontanando quelle figure moleste che non sono all'altezza della storia e della classe del Villa Regia. Per questo motivo vorremmo sapere di più sul trapper e su quelle tre persone che ieri sera cenavano in terrazza, per verificare se abbiano commesso reati per i quali ancora possano, o meglio debbano, essere perseguiti - concluse risoluto.
- Io vi ringrazio di tutto cuore, anche da parte di mio figlio Raniero, che domani partirà per l'Estremo Oriente alla ricerca di un cuoco esperto in pesce crudo, e di mia moglie Greta, che come voi desidererebbe venisse resa giustizia al nostro hotel ed alla nostra famiglia - replicò gentile Arcibaldo, - ma vi pregherei caldamente di soprassedere perché se perdessimo questi nuovi clienti, sarebbe la fine del Villa Regia - lamentò preoccupato.
- Non voglio essere pessimista, caro Arcibaldo, ma temo che saranno proprio questi, come li chiama lei, nuovi clienti a far fallire il suo albergo perché prima o poi allontaneranno la vostra clientela tradizionale che è quella che vi ha sostenuto nel tempo ed ancora potrebbe farlo, se non dovesse condividere tempi e spazi con persone che nulla hanno a che vedere con la loro tradizione - ammonì Bonfiuto. - Ad esempio, posso chiederle se i nostri quattro moschettieri hanno già pagato il loro soggiorno? - chiese puntuale.
- Veramente no - ammise Arcibaldo, - ma con Gangbanger abbiamo un signor contratto a prova di bomba e dagli altri tre abbiamo ricevuto delle prenotazioni garantite da carte di credito sui motori di ricerca che... - .
- ...che voi avete già scontato con le banche per avere liquidità sufficiente a tirare avanti fino a fine stagione, non è vero? - suppose arguto Bonfiuto che, dopo la conferma ricevuta da Arcibaldo, proseguì dicendo: - Ripeto, spero vivamente di sbagliarmi, ma provi per un solo attimo ad immaginare se, per un qualsiasi cavillo legale,gli avvocati di Gangbanger trovassero il modo di non onorare il contratto e se le carte di credito usate un mese fa per garantire la prenotazione degli altri tre clienti, si appoggiassero su conti privi di risorse al momento del saldo: cosa succederebbe? Non si è chiesto perché quella gente vuole pagare sempre in contanti? La ragione, a mio avviso, è che i soldi li ha ma non li vuole spendere in favore del Villa Regia, e ciò mi porta a sospettare qualche inganno - .
- Non ci avevo proprio pensato - disse terrorizzato il povero Arcibaldo. - E allora, cosa si può fare? - .
- Con molta delicatezza, e senza interferire in alcun modo col soggiorno dei suoi ospiti, il Procuratore Dellapena, io ed i nostri amici Per Spicace e Leone Saltalapappa indagheremo discretamente su quei quattro personaggi al fine di impedire loro di recare danno al Villa Regia ed ai suoi clienti abituali e, se mai risulterà necessario, cercheremo le prove necessarie per confutare qualsiasi azione contro di voi ed il vostro albergo - propose il Vicequestore ad un imbarazzatissimo Arcibaldo, che si disse in linea di principio d'accordo con quella strategia, riservandosi però di consultarsi con suo figlio e con sua moglie prima di prendere una decisione definitiva.
- Comprendo benissimo le sue preoccupazioni e se fossi al posto suo mi sentirei allo stesso modo - confessò Bonfiuto, - per cui le prometto che non ci muoveremo prima di un vostro assenso. Però, per non perdere tempo prezioso, le chiederei subito una copia dei documenti di quelle quattro persone ed il permesso di parlare con Aristide e con sua figlia della tragedia di via dei Crisantemi. Riteniamo infatti che ci siano elementi sufficienti per riaprire il caso e valutare le effettive responsabilità di Cesare. Ma come le ho già detto, non faremo nulla senza un vostro preventivo consenso - lo rassicurò il Vicequestore, tranquillizzando così il povero Arcibaldo che, a quel punto, con fare circospetto, si alzò per introdursi furtivo nell'ufficio dietro il bancone della reception ed uscire dopo pochi minuti con una grande busta in mano. - Ecco quanto mi ha chiesto. Questa sera parlerò con la mia famiglia, e al più tardi domani mattina, comunque prima della partenza di Raniero, le darò la nostra risposta definitiva. Nel frattempo, se desidera interrogare Aristide e sua figlia Chiara, ha il mio permesso, a condizione che lo faccia con estrema riservatezza e non qui in albergo - disse, essendosi forse già pentito di quella sua pronta disponibilità.
- Grazie, Arcibaldo, lo apprezziamo molto - replicò Bonfiuto prendendo la busta e stringendogli calorosamente la mano. - E proprio per non dare nell'occhio le chiedo l'indirizzo privato di Aristide e di sua figlia Chiara, in modo da intervistarli al riparo da occhi indiscreti - .
Ottenuto quanto richiesto, Pippo salutò cortesemente l'albergatore e mentre stava abbandonando svelto l'hotel, si girò improvvisamente per domandargli: - Ah, dimenticavo. E per quegli scalmanati che ogni giorno bloccano l'ingresso del suo hotel ed allontanano i clienti per bene, che cosa intende fare? Dal momento che l'assembramento avviene nel posteggio privato del suo albergo, non possiamo intervenire se lei non sporge denuncia - .
- Le darò una risposta anche su questo argomento, che ritengo strettamente conseguente alla nostra decisione di investigare o meno su quei nostri quattro ospiti - rispose Arcibaldo, ricambiando il saluto del Vicequestore.
continua.....
Mindaugas Deutheronomius
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