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                    |  Writer Officina Blog   |  
                     
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    |   Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori 
      emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, 
      ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo 
      articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da 
      seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo 
      già formattato che per la copertina. |  
    |   Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto 
      di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da 
      un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, 
      dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere 
      derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie 
      capacità senza la necessità di un partner, identificato nella 
      figura di un Editore. |  
    |   Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, 
      arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel 
      DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti 
      di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli 
      della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle 
      favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |  |  |  | 
    
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                                      |  Affacci su una vita   |  
                                    
                                      |    ODE ALLA NOTTE 
 Mesto,
 dinanzi a te o notte,
 che sei tu maestra
 di una vita, già spesa.
 Mi lascio ingannare dai tuoi silenzi,
 mi lascio trainare dalla tua oscura aura.
 Tento di comprendere i tuoi misteri più profondi.
 Ma ahimè,
 colmo di mera ignoranza
 della forza ne sono ormai sprovvisto.
 La mia mente
 già satura di ovvietà,
 chiede un'ancora
 per riemergere al tuo cospetto.
 
 
 
 FERITE D'INVERNO
 
 Immobile,
 inerme,
 vacuo.
 Sotto di un cedro,
 raccolgo amari ricordi.
 Ricolmo di invidia,
 ne osservo le foglie
 già cadute,
 in un inverno di incerta fattezza.
 Osservo il vuoto
 nei suoi robusti rami.
 Segnati dal gelo.
 Questo arbusto colmo
 di paure antiche,
 spoglio della sua integrità,
 nudo nella propria dignità.
 Accarezzo la corteccia,
 interrogo me stesso,
 specchiandomi
 nei suoi nodi legnosi.
 Al cielo mi rimando,
 seppur arida
 questa terra polverosa,
 confido in una primavera fiorente.
 Di quest'assenza
 lasciarla andar si può solerte.
 E di questi ricordi amari,
 far svanire nel gelo possente.
 
 
 ODE ALLA VITA
 
 Cedo il mio passo
 ad un cantilenare di pioggia scrosciante.
 Sul mio viso
 come schegge di vetro taglienti.
 A lacerare il mio passato.
 Di fronte a questa pioggia,
 annego in miei incubi più reconditi.
 Troppo male è stato versato.
 Ne sfioro il velo con un palmo
 l'informità.
 Mi ritrovo impietrito.
 Mi pervade un gelo perenne.
 Al cielo mi rivolgo,
 che anima è mai questa.
 Priva di un'occasione ad aleggiare.
 Di robuste catene è provvista.
 Di distruggerle,
 è difficile dimostrare.
 Presto anima pia
 il riscatto è ormai alle porte.
 Dimostra i tuoi valori,
 a questa terra che ti imprigiona
 senza rimorsi.
 Sii fiera di te stessa,
 dar battaglia è la via maestra.
 Su questo tuo velo riprendi candore
 oramai spento,
 da tutto questo fetore.
 Un'ode alla vita.
 
 
 UN FIGLIO
 
 Con occhio funereo
 ad osservar senza vergogna,
 la vita atroce
 di un perduto figlio.
 Che sia il vento ad ingannarti.
 Che sia la brezza,
 ad ombreggiar la tua vista.
 Un oltraggio alla mia essenza.
 Lascio in pace la tua assenza,
 già essa intrisa di un'infinita
 e immane decadenza.
 La mia vita mi assiste.
 Senza indugio,
 lascia che il vento
 porti via quest'osservanza.
 Cedo al raziocinio.
 Abbandono la realtà.
 
 
 SUPPLICA ALL'ESISTENZA
 
 Un richiamo, a te, celata amica.
 il tuo sguardo
 dal silenzio ottenebrato.
 Non son degno!
 Poiché il tuo è alla Terra designato.
 Son qui a meritar disgusto.
 Sia io maledetto!
 Un mal costume ho scelto
 ad alterar la mia presenza,
 specchiata nel tuo sguardo
 che ahimè,
 denota solo assenza.
 In ginocchio al tuo cospetto.
 Ragionevole tu sia,
 coprendoti di clemenza.
 Non mi odiare per ciò che sono.
 Non odiare la scellerata non curanza.
 Ma al contrario,
 prova ad amare ogni parvenza.
 Che sia in luce od oscurata,
 incapace di venir trovata.
 Una supplica, a te, esistenza.
 Ma temo.
 Sol la paura troverebbe giovamento
 e l'infamia dell'inganno
 alla luce della mia anima,
 vien fuori senza sgomento.
 
 
 
 SON GOCCIA
 
 
 Son goccia a rigare gli sguardi.
 Son goccia a solcare le membra.
 Son goccia ad inondare ridenti malanni.
 Son goccia a solcare il velo del tempo,
 con rimirare sincero.
 Che sia goccia o no
 non sia io a tenerne conto.
 Di quegli occhi districati.
 Vuoti nella loro pienezza,
 avvolti dal caldo abbraccio di una brezza.
 Un immancabile richiamo,
 rigenera la mia interezza.
 In un agguato di ricordi a proclamare
 la mia saggezza.
 
 
 PENITENZE
 
 Con acuta osservanza,
 a rimirar quel plumbeo cielo.
 Assorbo ogni anelo
 di mancate essenze.
 Porgo indistinto
 un celato sguardo penitente,
 ostentato da malsane e buie
 decadenze.
 Mi riservo un dovere opprimente,
 poiché lacero e bieco
 di spinose sentenze.
 Con penuria in agguato,
 mi rimando alla saggezza,
 ammirato da un destino.
 
 
 FUMO
 
 Sciolte son perse
 le mie parole,
 ove,
 giacciono in un grigiore,
 di un corposo fumo
 che circonda il mio essere,
 racchiuso in un eterno nulla
 presente in ogni dove.
 
 
 UNA FINE, UNA RINASCITA
 
 Cava il mio sguardo,
 perduto nei tuoi occhi vuoti.
 Giungere,
 oltre il confine più remoto
 la mia meta.
 Dolce e triste sorte
 o tu,
 che sei sacra, profana le mie vesti.
 A te,
 rimando le mie gesta.
 La tua anima imponente
 mi indichi la via.
 Consacra il mio destino.
 Non più in grado di porne rimedio alcuno.
 Rendi sordo,
 ciò che non si può ammutolire.
 Ostacola la mia fine.
 Poiché arranco per restare.
 Possa invece carpire
 Il coraggio di divenire.
 
 
 META'
 
 Pendii scoscesi,
 un'amara risalita.
 Una vita senza uscita.
 L'io imprigionato.
 Mura robuste,
 i miei sensi
 da intorpidir l'ascesa.
 Il mio volto da una maschera spezzato.
 Salvami mia dolce metà.
 O tu,
 che di oscurità nelle tue vesti sei pura.
 Il tuo abitar in me mi rende forte
 ma,
 avverto le mie ossa di peso.
 Tue, le mie spoglie.
 
 
 SENSAZIONI
 
 In me,
 un'esplosione
 di lacera impotenza.
 Sinistri battiti dal mio cuor
 sento echeggiare con resilienza.
 Un pullulare di ombre
 mi bramano a gran voce.
 Poter o buon cielo
 toccar la tua luce.
 Miseri rumori,
 al mio udire son la mia croce.
 Il rintocco della fine
 la mia anima a predominare,
 serena di lasciarsi andar
 senza condannare.
 
 
 UNA VITA
 
 Osservo una vita,
 attraverso una serratura arrugginita.
 La ruggine,
 sul metallo rivestita,
 rende la veduta più chiara.
 Un'anima persa
 mi balza allo sguardo.
 Mi è inevitabile,
 scrutar la sua palese sofferenza.
 Ma alla coscienza mi rimando.
 Si può lasciare tanto dolore al vento.
 Aiuti da lontano, evitati sempre.
 Mi vien da pensare,
 siano le armi deposte già da tempo.
 Troppo dolore da riuscire a condannare.
 Qui riposano,
 le vestige di un'anima distrutta.
 Non esiste ago
 in grado di ricucire quell'essenza.
 Poiché non esiste cruna
 a custodire un filo,
 degno di un lavoro ben fatto.
 Il silenzio, l'unica salvezza
 in questa sofferenza.
 
 
 ODE ALLA LUNA
 
 Dal profondo delle mie carni.
 Nel mio essere
 ne avverto il tuo richiamo.
 Da distanze inarrivabili,
 colme
 di lontani sapori smunti.
 Al tuo cospetto mi ritrovo.
 A te,
 o possente luce
 che la notte ti dà adito di elargire,
 La mia anima attratta
 dalla tua aura.
 Il mio corpo desideroso di arrivare,
 anche se solo con un tocco,
 sfuggente.
 A te luna mi affido.
 
 
 RENDERE L'ANIMA
 
 La mia anima inerme tace,
 ma un sussulto mi pervade.
 Tutt'attorno mi è sconosciuto.
 Ad un tratto la mia identità vacilla.
 Avverto un peso d'improvviso inesistente.
 La mia anima dubbiosa si distacca.
 Guardando dall'alto con infida superbia,
 un'ultima lacrima rigarmi il viso.
 
 
 
 REDENZIONE
 
 Affidare al tempo
 il nostro triste fato.
 Donare al grembo eterno,
 le nostre anime
 povere di redenzione
 e in pieno,
 affidarci all'infinita
 eterea oscurità.
 Nel suo abbraccio di dannazione,
 in attesa
 di un perdono vano.
 Che giustifichi ogni lacrima versata,
 su questa terra.
 Il dolore è ineguagliabile.
 Cessa ogni respiro.
 
 
 
 PERSI
 
 Volgere lo sguardo in alto.
 Criticare,
 una prematura dipartita.
 Essere consapevoli
 di tutto ciò che è intorno,
 sia reale illusione.
 Ma lo stesso
 riuscire a coglierne un germe,
 dal profondo animo
 che lentamente appassisce.
 Accecati,
 da un dolore silenzioso
 che ci ha resi ciò che siamo.
 Persi.
 
 
 
 
 Piccola nota. Per ogni composizione è presente nel libro un'immagine dedicata. Dando al testo e al lettore una osservazione più chiara e d'impatto visivo, arrivando direttamente al cuore. Il tutto scelto dall'autore.
 
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