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Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Isabel Pistore
Titolo: Le ali dell'imperfezione
Genere Narrativa
Lettori 506 1
Le ali dell'imperfezione
I colori della vita.

«Oh, Sereno! Mi fa piacere rivederti. Ti ho chiamato per parlare a tu per tu di un progetto che mia nipote Aurora ha in animo di realizzare», esclama il mio caro amico Laurenzio davanti al bistrot di Corso Andrea Palladio del centro di Vicenza, sotto un cielo di nubi scure, cariche di pioggia.
Ho mantenuto la promessa fatta al telefono il pomeriggio precedente d'incontrarlo di persona, rubando del tempo a un altro impegno che ho rimandato.
Ci stringiamo la mano con vigore, guardandoci negli occhi, con il sorriso sulle labbra: «Senti, Sereno, non vorrei disturbarti, ma io non sono in grado, né lo sarò mai, di soddisfare le pretese della nipote, nonostante lei sia convinta del contrario. Non ho la cultura che hai tu, né...».
«Perché? Cosa pretende?», mi interrompe Sereno.
«Mia nipote si è messa a scrivere. È il suo primo romanzo, ma ha bisogno di confrontarsi con persone competenti come te», dice tutto d'un fiato, alzando gli occhi al cielo e giungendo le mani. «Innanzitutto spero non ti dispiaccia il bistrot che ho scelto per bere un goccio assieme. Non c'è l'aria irrespirabile dallo smog, essendo uno spazio pedonale», aggiungo.
«Un momento, un momento! Il desiderio di pubblicarlo o di correggerlo? Se si tratta di pubblicarlo, non sono la persona giusta, nel senso che io non sono l'editor di una casa editrice, né un agente letterario; se invece desideri che al romanzo gli dia un'occhiata per scoprire eventuali errori grammaticali o strutturali, be', non ci sono problemi».
«Per me, Sereno, te lo dico perché un'occhiata gliel'ho data: il romanzo contiene degli errori. Ti spiego... Aurora non è laureata, ha abbandonato gli studi; frequentava la facoltà di Lettere e filosofia e ha studiato al liceo scientifico. Ha sempre avuto l'istinto di scrivere brevi racconti che tiene ancora nel cassetto. Suo padre, cioè mio fratello Augusto, pretendeva, e pretende tuttora, che lavori nel suo studio di geometra. Sottolineo che di lavoro ne ha, non è l'ultimo dei geometri di Vicenza. Ma lei non ama la trigonometria, l'estimo e le visure catastali, e francamente non ama nemmeno studiare economia... Legge riviste di moda e romanzetti rosa, questo sì. Mi capisci?».
«Ti capisco. Però in italiano se la cavava, aveva immaginazione?».
«Era piuttosto brava a fantasticare, però in grammatica non eccelleva. Sereno, non so cosa dirti. Cerca tu di aiutarla, di consigliarla».
Un attimo di silenzio e Sereno riprende a dire, mormorando contrariato, senza nascondere la sua preoccupazione: «Va bene, mandamela! Lo faccio per la nostra lunga amicizia, ormai sacra. Ah, una cosa! Se la ragazza viene a casa mia, non so come la prenderà la mia compagna... purtroppo dubita della mia fedeltà».
«Be', Sereno, non è uno sgorbio. Anzi! Ha anche sfilato come indossatrice e ha partecipato a diversi concorsi di bellezza».
«Abita in città?».
«Sì, in viale della Pace, trecento metri dal centro storico di Vicenza, in un mini appartamento sopra lo studio di suo padre. Non ha un impiego, né l'ambizione di trovarlo.
Penso che si adatterà alla proposta del padre, detto fuori dai denti. Anche se spera, dice, di fare la commessa in qualche boutique. Il guaio è che ha superato i ventinove...».
«I ventinove? Male!».
«Male, sì. Difatti mio fratello è disperato, teme che si lasci abbindolare da gente cinica, senza scrupoli, con l'auto potente, e i cui guadagni non sono proprio puliti. Gente pericolosa, in poche parole, che magari fa uso di droghe. Sbirciando il romanzo, mi sono cascate le braccia».
«E di cosa parla, di gioventù sbandata, senza principi, senza valori?».
«Anche, Sereno. È un romanzo sentimentale, però parla pure di violenza sulle donne e ci sono delle sfumature un po' erotiche».
«Laurenzio, io scrivo per giornali seri e pubblico un libro ogni tanto, che affronta temi come l'illegalità, le ingiustizie sociali, le criminalità mafiose. Non mi attraggono i libri violenti o femministi, né il sesso e le sue perversioni. A dirla schietta.
I libri che pubblicano le case editrici per fare soldi neanche li filo. Mi indispongono. Per me, se l'amore manca di sentimento, di tenerezza, di empatia, è una schifosa violenza del maschio sulla femmina».
«Condivido, Sereno. Condivido. Abbiamo le stesse idee. Non siamo cambiati dai tempi del liceo».
«Laurenzio, scusami ancora: vorrei sapere perché si è intestardita ad aggiungere la parte erotica esplicita?».
«Il romanzo dice di averlo scritto per passione».
«In tutta franchezza spero che tua nipote venga assunta al più presto da qualche boutique. Con i libri non si campa, anzi si soffre la fame, tranne nel caso che la scrittrice non sia...».
«No, fermati! Mia nipote esige la pubblicazione. Per farla breve, senza farti perdere tanto tempo, e arrivare in ritardo dal dentista, come mi dicevi, te la senti di valutare quel suo benedetto romanzo? Se non ti creo problemi, le dico di venire da te».
«No! Preferirei che la ragazza mi mandasse il testo tramite e-mail. L'ha già visto qualcun altro?».
«L'hanno letto due o tre agenti letterari di Padova. Sono sincero. E sono stati proprio loro a metterle nella zucca di renderlo erotico, ben descritto, usando tanta fantasia. Una editor voleva addirittura che lo rendesse autobiografico, ma lei, per fortuna, la testa ce l'ha sulle spalle».
«Ah! E quindi l'ha scaricata?».
«L'hanno scaricata l'agente e l'editor, senza neanche incontrarla. Sapessi com'è rimasta delusa! Si è messa a piangere».
Sospira con arrendevolezza, tossicchia, e infine parla: «Va bene, Laurenzio. Va bene. Il piacere te lo faccio, cioè lo faccio alla ragazza, ma non so se sia saggio farla venire da me: la mia compagna non è ancora ripartita per le Marche, dove vivono i suoi. Dille però che con la scrittura non si campa. Semmai i soldi bisogna spenderli per farsi pubblicare, tranne nel caso il manoscritto non finisca nelle mani della persona giusta, a prescindere dalla qualità della scrittura e della trama. A chi ha culo, Laurenzio, intendo un bel culo, gli si aprono anche le porte del Paradiso».
Il mio amico ride, contento, e io gli sorrido senza riuscire a trattenere il pizzicore in gola. Una tosse nervosa, stizzita, carica d'imbarazzo.
«A volte il culo è tutto», continua Laurenzio, «e mia nipote ce l'ha. Tuttavia non sempre è sufficiente».
Sospira di nuovo.
«Va bene, amico. Lascia che ci pensi un po', poi deciderò dove io e tua nipote potremo incontrarci. Tranquillo, mi farò sentire io. Se ha un po' di talento, l'aiuterò senz'altro. Intesi?».
«Perfetto, sei un amico autentico, uno dei pochissimi che mi sono rimasti».
«Non dirlo a me! Senti, mi puoi salutare...».
«Chi, mia nipote?».
«Macché, tua moglie! Si è laureata in scienze politiche con me, nello stesso giorno, ricordi? A proposito di tua nipote, scusami, il suo nome qual è?
Me lo sono già scordato. Sto diventando vecchio».
«Au-ro-ra», scandisco.
«Bel nome! Veramente bello. Ispira luce e splendore, come il chiarore antelucano e purpureo al sorger del sole».
«Eh sì, e non pecca di fantasia!».
All'incontro con Sereno, dopo alcuni giorni, Aurora non arriva puntuale e l'uomo comincia a preoccuparsi. Appena il campanello del portoncino suona, alle cinque di sera, il cagnetto scappa fuori, abbaiando come un forsennato. Sereno lo segue. Aurora è un poco spaventata nonostante sia al volante di una citycar. Il cielo promette pioggia. Delle goccioline iniziano a scendere lievemente.
«Lo tenga a bada, signor Sereno! Non vorrei che mi aggredisse. Sono già stata aggredita da un rottweiler».
Afferra il cagnetto e lo stringe fra le braccia.
«Aurora, ero in pensiero», le dice, aprendo lo sportello come un cavaliere «È la prima volta che vengo a Brugine, non conosco le strade. Mi sono affidata al navigatore, che mi ha tradita. Sono finita in un viottolo che moriva in una distesa di soia. Mi perdoni se non l'ho avvisata del ritardo, ero fuori di me, non connettevo».
Aurora è graziosa, eccome! Se solo non fosse sulla soglia dei sessant'anni, Sereno le farebbe la corte sicuro.
«Hai mai fatto la fotomodella? Il fisico ce l'hai».
«No, mi manca proprio il fisico. Sono piccolina, e non ho le gambe lunghe. Se le avessi, mi si aprirebbero le porte dello spettacolo. Avrei anche vinto qualche selezione di Miss Italia».
Isabel Pistore
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