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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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31 GIallo Bonsai
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Il guado.
Il sole stava calando dietro le montagne, tingendo il cielo di un rosso infuocato che si rifletteva sulle turbolente acque del torrente Maira. Quell'inverno, la neve era caduta abbondante sul monte e con il disgelo primaverile, a oltre 2.000 metri di altitudine, il lago Niera si liberava delle acque glaciali della sua valle, lasciandole precipitare turbinosamente lungo la parete rocciosa e convogliandole nella cascata Stroppia. Le correnti erano insidiose, increspature nere che parevano serpeggiare, pronte a inghiottire chiunque osasse sfidarle. Un flusso torbido e ghiacciato scendeva velocissimo e impetuoso, saltellando e creando gorghi tra le rocce. Il frastuono della cascata si scatenava, ingigantito dalle formazioni delle pareti rocciose a strapiombo sulla sottostante valle. Sulle opposte rive, un uomo e una donna si scrutavano in silenzio, immobili. I loro sguardi erano carichi di tensione per un'antica storia di odio tra loro, muta testimone anch'essa, dal lontano passato. Lei era in piedi sulla sponda sinistra, i muscoli tesi e le mani tremanti. Il sudore le colava dalla fronte, mescolandosi alle lacrime che aveva cercato di trattenere tutto il giorno. La donna camminava da ore, come meta aveva la ricerca di un guado. L'istinto di lotta la guidava. Aveva cercato rifugio tra gli anfratti, dietro le rocce sporgenti, ma ogni volta che si fermava per riprendere fiato, sapeva che l'altro era sempre lì, sulla sponda opposta del torrente, a inseguirla con una determinazione che sembrava implacabile. Le acque precipitavano verso il basso, la cascata di Stroppia era una furia infernale, riempiva la valle col frastuono delle sue gelide acque. Si guardavano con ferocia, talvolta più vicini, talvolta meno perché le rocce ai lati delle turbinose acque erano scivolose e pericolose. Avevano entrambi abbandonato il sentiero, cercando le vie più brevi e l'occasione per attraversare la cascata. L'uomo, dall'altra parte, la osservava con uno sguardo glaciale e un sorriso crudele che sfiorava le sue labbra screpolate dal freddo e dagli schizzi che il vento sollevava dalla cascata. Non era mai stato uno a cui piacesse aspettare, e l'attesa di raggiungerla lo stava consumando dentro, alimentando il fuoco della sua rabbia. Ma le acque erano una gelida barriera tra loro. Non desiderava solo ucciderla; voleva farle provare la stessa paura, la stessa disperazione che lui aveva sentito per anni. Si sentiva ed era colpevole, non c'era alcun dubbio su questo, nella sua mente. Colpevole dei pugni, quelli presi e quelli dati, delle urla, delle notti trascorse nel terrore che la porta si aprisse e che lei entrasse nella stanza, furiosa. Colpevole di aver rovinato tutti attorno a loro, nell'eterna battaglia senza vincitori. La giornata era partita male e avevano trovato impraticabile il piccolo ponte di legno che attraversava il torrente, quasi sotto la cascata. Avvolto da cumuli di neve abbondante, frutto di una piccola slavina, lo spesso strato di ghiaccio infido e scivoloso che lo rivestiva impediva a entrambi di attraversarlo. Si erano guardati lentamente, da rive opposte, per molto tempo, sentendo solo l'urlo incessante delle acque accompagnato dal battito accelerato dei cuori. Poi, avevano iniziato a scendere, guidati dall'odio e dal desiderio di vendetta, cercando un guado, per raggiungersi e affrontarsi. Non avevano né zaini, né corde e avvicinarsi per bere l'acqua era troppo pericoloso, avevano dissetato la loro crescente sete solo con la neve. Continuarono per ore, cercando un punto migliore, più in basso, più adatto. Guardando i progressi dell'altro, cercando di fare di meglio. Stremati dalla fatica, avevano cercato rifugi tra gli anfratti, per riprendere fiato. E ogni volta che si erano fermati avevano constatato che l'altro era ancora lì, sempre lì sulla sponda opposta del torrente. Ogni passo era pericoloso, non avevano corde e imbraghi, dovevano scendere come meglio riuscivano. Aggrappati con le mani, strisciando col corpo sulle placche, cercando appigli che li reggessero, cercavano a denti stretti di raggiungere la valle. Non si fermavano mai, neanche con le ginocchia ferite e le mani sanguinanti, decisi ad andare fino in fondo. L'attenzione così completa ad ogni scelta di appiglio per sopravvivere, a ogni movimento nel vuoto, li aveva ridotti in una condizione psicofisica simile allo stato ipnotico di trance. Da quei momenti di assoluta concentrazione, la donna ogni tanto tornava in sé di soprassalto, si immaginava di vederlo attraversare il torrente Maira e avvicinarsi a lei con passo silenzioso ma deciso. Dall'altro lato della cascata, lui rischiava di cadere pensando a lei, distratto dalle voci dei fantasmi del passato, che si fondevano con quelle delle acque minacciose. La lunga discesa lungo le rive del torrente era estenuante, come una marcia verso l'inevitabile. Lui aveva già superato la prima parte della cascata, quella più verticale. Ma si sentiva come se stesse correndo in cerchio, come se ogni passo lo riportasse sempre allo stesso punto, un ciclo senza fine di paura e disperazione. Lei, invece, malgrado le rocce rese scivolose dalla fredda umidità, sull'altra sponda avanzava con la tenace sicurezza di chi ha un unico scopo. Ogni volta che il torrente si restringeva, ogni volta che sembrava possibile attraversarlo, qualcosa dentro di lei la tratteneva. Il Maira, o la Maira, con la sua corrente impetuosa, era diventato una metafora delle loro vite. Lui, travolto dagli eventi, cercava disperatamente un modo per salvarsi, per sfuggire alla furia che lo inseguiva. Lei, trascinata dall'odio, era come un pesce che nuota controcorrente, sempre più vicino alla riva ma anche sempre più stanco. Entrambi sapevano che il confronto con la furia del torrente rappresentava la lotta contro i demoni del passato: una battaglia che non potevano vincere, che, però, non potevano neanche abbandonare. Dovevano proseguire, senza fermarsi mai. La corrente era veloce e insidiosa, pronta a inghiottire chiunque osasse sfidarla.
Finalmente, dopo ore, arrivarono a un guado. Le acque qui erano meno profonde, più calme, come se, stremate dalla loro ostinazione, avessero deciso di concedere a entrambi una tregua. Lui si fermò, con il respiro affannoso osservò la riva opposta. Poteva vederla chiaramente dall'altra parte, immobile, con lo stesso sguardo, fisso su di lui. Il viso teso, la determinazione bruciava nei loro occhi. Entrambi sapevano che quello era il momento della verità. Attraversare significava mettere fine a tutto, ma a quale prezzo? L'uomo si sentiva gravare sulle spalle il peso delle scelte sbagliate del passato. Se fosse riuscito a scappare, avrebbe forse potuto iniziare una nuova vita, tuttavia il ricordo di ciò che aveva fatto lo avrebbe perseguitato per sempre. No, pensava, era meglio affrontarla, cercare di spiegarle perché era successo, chiedere perdono. Oppure, magari lottare fino all'ultimo respiro. La donna, dall'altra parte, rifletteva sulla sua sete di vendetta. Aveva aspettato tanto per quel momento, ma ora che era così vicino, un dubbio si insinuava nella sua mente. Ucciderlo avrebbe davvero placato il suo enorme dolore? O avrebbe solo aggiunto un altro fardello al peso che già portava? E se invece di attraversare le acque, di inseguire la sua vendetta, avesse scelto di voltarsi e andare via, lasciando che il torrente portasse con sé tutti i brutti ricordi? Il guado era lì, a pochi passi, però, nessuno dei due si muoveva. Il sole stava tramontando, e le ombre si allungavano, fondendo le loro figure con quelle dei massi rocciosi che li circondavano. Si guardarono negli occhi, cercando una risposta, davanti a una scelta che spettava solo a loro. Avrebbero potuto attraversare il guado e affrontare il destino che li attendeva dall'altra parte, o avrebbero potuto restare lì, ognuno sulla propria sponda, prigionieri del passato, ma ancora vivi. Il torrente continuava a scorrere nella Val Maira, indifferente, mentre il mondo intorno si immergeva nell'oscurità della notte. |
Tea Vergani Alberto Stecca
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